Omega Centauri: l’ammasso globulare più luminoso finora conosciuto

Omega Centauri

Milioni di piccole stelle scintillano come la luce rifratta da un diamante. Può essere riassunta così, a fior di metafora, una delle ultime immagini inviate dal telescopio spaziale Spitzer della NASA.

La galassia in miniatura catturata dal satellite si chiama Omega Centauri e dista dalla Terra circa 16.000 anni luce (1,5×107 km). È l’ammasso globulare maggiormente luminoso fino ad ora conosciuto in orbita all’esterno della nostra galassia, la Via Lattea.

Grazie ai dati rilevati da Spitzer nell’infrarosso, combinati con le immagini ricavate dallo spettro del visibile, è possibile osservare l’ambiente estremamente carico di polvere stellare “impacchettato” dalla stessa forza di gravità sviluppata dalle stelle, da cui deriva appunto il nome “ammasso globulare”. Le nuove immagini permetteranno agli astrofisici di capire con maggior precisione il meccanismo che sottende alla formazione della polvere. Leggi tutto “Omega Centauri: l’ammasso globulare più luminoso finora conosciuto”

La rana del Borneo senza polmoni

Barbourula kalimantanensis

Quella raffigurata in questa immagine è una rana con una particolare peculiarità.

Scoperto da un gruppo di ricercatori nella regione del Borneo (Indonesia), questo curioso anfibio è completamente privo di polmoni.
Conosciuta come “Rana del Borneo dalla testa piatta” (Barbourula kalimantanensis), fu scoperta per la prima volta negli anni Settanta del Novecento, ma coloro che la scoprirono e catalogarono non avrebbero mai immaginato potesse essere priva di polmoni.

Grazie a una autopsia svolta sul posto, un gruppo di ricercatori ha scoperto il curioso segreto di questo simpatico animale, la cui storia sarà raccontata sul prossimo numero della rivista scientifica Current Biology. La rana respira assorbendo l’aria dall’ambiente che la circonda attraverso i pori della sua pelle. L’assenza di polmoni potrebbe essere giustificata dalla necessità di compiere immersioni nelle veloci acque dei torrenti e rigagnoli in cui la rana generalmente vive. Mancando una sacca d’aria, l’animale ha un maggiore peso specifico e riesce a rimanere ancorato nel letto dei corsi d’acqua.

Oltre alla Rana del Borneo, nel corso degli anni sono stati identificati altri anfibi privi di polmoni, come una particolare specie di salamandre. Questa mutazione evolutiva è comunque estremamente inconsueta e costituisce una vera e propria rarità, nonché un piccolo enigma che evoluzionisti e biologi cercano da tempo di risolvere completamente.

Scoperti alcuni segreti della matematica degli Aztechi

Gli Aztechi estesero il loro controllo su buona parte del Messico centrale alcuni secoli prima dell’arrivo degli spagnoli, avvenuto intorno al 1519. Ottimo conoscitore delle scienze matematiche, il popolo azteco ha prodotto la più grande quantità di scritti sulla matematica tra tutte le società precolombiane.

Due manoscritti, in particolare, hanno incuriosito per molto tempo gli studiosi. Essi contengono la minuziosa suddivisione di alcune aree terriere nella Valle del Messico attuata dagli antichi aztechi per il loro particolare sistema di tassazione. Analizzando il Codice Vergara, uno dei manoscritti, due ricercatrici sono riuscite nella difficile impresa di decodificare il metodo utilizzato dai notai della popolazione precolombiana per misurare la superficie dei campi.

Per giungere all’importante scoperta, le due studiose – una matematica e una geografa – sono partite da ciò che già si conosceva sulla matematica degli Aztechi. Questa antica popolazione utilizzava un sistema vigesimale, ovvero a base 20. Nell’aritmetica azteca, un punto equivaleva a 1, un trattino a 5 e così via con numerosi altri simboli utilizzati per rappresentare interi e multipli.
Il Codice Vergara, risalente al 1540, contiene alcuni disegni e numerose misure schematiche per ogni singolo campo. Grazie ad alcuni studi precedenti sul documento, era stato possibile rilevare come gli Aztechi padroneggiassero perfettamente il concetto di moltiplicazione e divisione, così come alcuni principi elementari di geometria. Leggi tutto “Scoperti alcuni segreti della matematica degli Aztechi”

Un microscopico anello di diamante per i PC quantistici

Quello raffigurato in questa immagine è l’anello di diamanti più piccolo mai realizzato dall’uomo.

La minuscola struttura non servirà certo per chiedere la mano di una soave fanciulla, ma per studiare con maggior precisione alcuni aspetti della fisica quantistica.
Un gruppo di ricercatori australiani ha utilizzato un laser per creare l’artefatto scavandolo da una gemma molto più grande. L’anello ha un diametro pari a 5 milionesimi di metro e uno spessore che si aggira intorno ai 300 miliardesimi di metro. Grazie a questo minuscolo gioiello, i ricercatori avranno la possibilità di catturare e studiare singolarmente i fotoni, ovvero ogni singolo quanto (una quantità discreta ed indivisibile di una certa grandezza.) del campo elettromagnetico.

L’oggetto ricavato da un diamante artificiale sarà utilizzato per implementare alcune tecnologie legate ai computer quantistici, calcolatori estremamente potenti e migliaia di volte più veloci degli attuali microprocessori, destinati a sostituire in futuro i nostri elaboratori. Insomma, un microscopico gioiello per i futuri gioielli della tecnica…

Leggero come la plastica, resistente come l’acciaio

Imitando la struttura molecolare di alcune conchiglie, un gruppo di ricercatori della University of Michigan (U-M) ha creato un nuovo tipo di plastica resistente quanto l’acciaio, ma molto più leggera e, naturalmente, trasparente.
NanotubiIl materiale plastico da poco ideato è costituito da una fitta serie di sottilissimi strati simili alla creta e un particolare polimero (un insieme di tante piccole molecole) che si comporta come la comune colla bianca. La nuova “plastica d’acciaio”, chiamata così dal suo ideatore Nicholas Kotov, è ancora un prototipo, ma potrebbe essere presto utilizzata per costruire veicoli blindati più leggeri e resistenti, oggetti biomedicali, componenti per l’ingegneria civile e aeronautica.

Lo studio alla base dell’interessante scoperta è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science. Con la sua ricerca, il team della U-M è riuscito a superare uno dei più grandi limiti delle nanocostruzioni. Nonostante i singoli elementi, come nanotubi, nanostrati, etc, siano particolarmente resistenti, sembrava quasi impossibile costruire oggetti composti ugualmente robusti. In pratica, i ricercatori non riuscivano a trasferire la medesima resistenza dei nanocomponenti presi singolarmente a strutture maggiormente complesse. Almeno fino a ora. Leggi tutto “Leggero come la plastica, resistente come l’acciaio”

Il buco nero più leggero finora scoperto

Un gruppo di astronomi ha da poco scoperto quello che appare come il buco nero più piccolo mai identificato dall’uomo nel Cosmo. La nuova tecnica che ha consentito l’insolita scoperta potrebbe aiutare i ricercatori ad affinare le loro conoscenze sui processi che portano alla formazione di questi oggetti spaziali estremamente massivi.

Mutuando un famoso detto, si potrebbe dire che il destino di una stella risiede nella sua massa. Le nane rosse, stelle grandi meno di un terzo del nostro Sole, apparentemente non sembrano destinate a morire. Le stelle supergiganti, invece, vivono generalmente alcuni milioni di anni prima di esplodere trasformandosi in supernove, per poi collassare in buchi neri. Tale processo avviene, secondo le teorie più accreditate, quando la massa della stella è pari, o superiore, a tre volte quella solare, altrimenti il corpo celeste si trasforma in una stella di neutroni.
Da tempo gli astrofisici cercano di capire con precisione quali siano le modalità e la soglia esatta in grado di portare una supernova a trasformarsi in un buco nero o in una stella di neutroni.

Poiché questi corpi celesti non possono essere osservati direttamente, gli astronomi analizzano gli effetti collaterali sulle stelle e sui campi gravitazionali prossimi al luogo in cui si trovano i buchi neri. Questo metodo di osservazione si rivela generalmente efficace, ma non consente di osservare buchi neri con caratteristiche vicine alla fatidica soglia pari a tre volte la massa del Sole. Non a caso, il buco nero più “leggero” identificato prima della recente scoperta aveva una massa pari a 6,3 volte quella solare. Leggi tutto “Il buco nero più leggero finora scoperto”