Quattro ali indipendenti, ecco il segreto delle libellule

La libellula è una vera e propria acrobata dell’aria. Questo particolare insetto è, infatti, in grado di volare a velocità estremamente variabili, muovendosi in avanti e all’indietro con un perfetto controllo del proprio assetto di volo. Ma da dove trae le energie per compiere tali evoluzioni una libellula?

Secondo una innovativa ricerca, pubblicata recentemente sulla rivista scientifica Journal of the Royal Society Interface, la risposta risiederebbe nella capacità delle libellule di muovere in maniera completamente indipendente le loro quattro ali.
Molti insetti possono fare affidamento su un solo paio di ali, altre specie – come le farfalle e le api – sono dotate di due paia di ali, che però muovono in maniera totalmente sincronizzata come se fossero dotate di due sole ali. Le libellule, invece, costituiscono un caso a parte. La loro esclusiva muscolatura consente a questi insetti di muovere ognuna delle quattro ali in maniera indipendente. Attraverso un modello ricostruito al computer, i ricercatori hanno dimostrato come questo particolare movimento apporti numerosi benefici, in cambio però di un alto costo: le libellule non sono in grado di sollevarsi più di tanto dal terreno.

Per sperimentare i modelli elaborati al computer anche al di qua dello schermo, il ricercatore James Usherwood (Royal Veterinary College, Londra) ha elaborato con il collega Fritz-Olaf Lehmann (Università di Ulm, Germania) un modello robotizzato di libellula. Il piccolo automa è stato poi immerso in un particolare olio minerale, così da tracciare il movimento della libellula-robot intorno alle quattro ali. Alcuni particolari sensori alla base del dispositivo hanno registrato le differenti forze esercitate dalle ali, così da permettere ai ricercatori di calcolare l’efficienza aerodinamica del robot. Leggi tutto “Quattro ali indipendenti, ecco il segreto delle libellule”

48 anni fa il primo laser

credit: http://www.troise.net/Il laser (acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, ovvero amplificazione di luce per emissione stimolata della radiazione) fu costruito per la prima volta nel 1960 dall’americano Theodore H. Maiman. Per festeggiare la ricorrenza, il motore di ricerca Google ha dedicato la giornata di oggi all’inventore del primo laser. Ma come funziona in parole semplici questa tecnologia?

Uno dei primissimi modelli costruiti fu il laser a stato solido a rubino, un particolare dispositivo che si avvaleva di un cristallo di rubino (o di una bacchetta di rubino sintetico) contente lo 0,5 per mille di cromo, i cui atomi venivano stimolati per emettere la luce laser.

Banalizzando un poco, possiamo dire che il principio di funzionamento di un laser è basato su una lampada elettronica a spirale, avvolta attorno alla bacchetta di rubino, in grado di emettere intensi lampi di luce. Questi “flash” luminosi eccitano gli atomi di cromo, inducendoli a passare da uno stato a bassa energia ad uno ad altissima energia.
Dopo qualche millesimo di secondo, essi decadono, emettendo spontaneamente un fotone, un’entità che possiamo immaginare come un minuscolo pacchetto di energia. Quando uno di questi “pacchetti” incontra sulla propria strada un altro atomo di cromo nel suo stadio di massima energia, induce lo stesso a emettere un fotone identico. Le coppie di fotoni identici si muovono assieme nella stessa direzione, si dice dunque che essi si trovano “in fase”. Leggi tutto “48 anni fa il primo laser”

Quando i coleotteri banchettavano con carne di dinosauro

I coleotteri potrebbero essere una delle principali cause della scarsità di fossili di dinosauro, almeno secondo un team di ricerca della Young University (Provo, Utah – USA).

Un gruppo di ricercatori dell’università statunitense ha infatti analizzato migliaia di ossa di dinosauro risalenti al Giurassico e al Cretaceo, scoprendo così come gli insetti carnivori abbiano letteralmente azzannato i loro resti, eliminando in parte ciò che dopo milioni di anni si sarebbe tramutato in un fossile.
I principali indiziati per questi banchetti preistorici sono i coleotteri appartenenti alla famiglia delle Dermestidae – in particolare Dermestes maculatus – estremamente ghiotti dei resti organici come ossa e carne. Individuata la carcassa di un dinosauro, questi insetti erano soliti deporre una grande quantità di uova, destinate a schiudersi e a liberare le larve che con lenta meticolosità si sarebbero poi dedicate a mangiare e digerire buona parte dell’animale preistorico. Leggi tutto “Quando i coleotteri banchettavano con carne di dinosauro”

Un centopiedi molto pericoloso

La Scolopendra gigantea, per gli amici Centopiedi dell’Amazzonia, è la specie di scolopendra più lunga al mondo e può superare i 30 centimetri di lunghezza.
Questo incredibile artropode vive nel sottobosco delle foreste, nascondendosi tra le foglie che marciscono sul terreno e nelle cavità formate dalle radici degli alberi. La sua dieta, interamente carnivora, è generalmente a base di rane, uccelli, ragni, topi e persino di pipistrelli.

Attraverso la sua mandibola, la Scolopendra gigantea morde le proprie prede iniettando un veleno paralizzante che non lascia alcuno scampo. Quando la Scolopendra gigantea identifica una preda procede immediatamente all’attacco, cercando di immobilizzare quanto prima la malcapitata vittima. Il veleno non uccide la preda, che quindi viene sbranata mentre è ancora in uno stadio di semi-coscienza. Leggi tutto “Un centopiedi molto pericoloso”

I ragni saltatori vedono i raggi ultravioletti di tipo B

Oltre ad essere completamente invisibili all’occhio umano, i raggi ultravioletti B possono causare seri danni alla pelle, se non debitamente schermati con creme protettive, e alla vista quando non è protetta con appositi occhiali da sole. Eppure, per una piccola specie di ragni saltatori, i raggi UVB costituiscono un dolce richiamo d’amore.

Phintella vittata [credit: http://photos-655.friendster.com/e1/photos/55/65/6615655/1_888101469l.jpg]Non ha dubbi in proposito un gruppo di ricercatori, che ha recentemente scoperto il primo essere vivente in grado di vedere gli UVB, utilizzati nel caso specifico per attirare i partner nel periodo dell’accoppiamento. Questa importante scoperta solleva per la prima volta la possibilità che altri animali siano in grado di vedere nella specifica gamma dell’ultravioletto, ipotesi un tempo ampiamente scartata dalla maggior parte della comunità scientifica.
Alcuni esseri viventi come insetti, crostacei, uccelli, pesci e mammiferi sono infatti in grado di vedere nello spettro dei raggi ultravioletti di tipo A, mentre si stimava fosse pressoché impossibile che alcuni animali potessero avere una vista in grado di intercettare i raggi UVB dotati di una lunghezza d’onda maggiormente ridotta (315-280 nm) rispetto agli UVA (400-315 nm).

Studiando una particolare specie di ragni saltatori, i ricercatori guidati dall’aracnologo Daiqin Li (National University of Singapore) hanno scoperto come i maschi di Phintella vittata abbiano alcuni particolari cuscinetti sul loro addome in grado di riflettere i raggi UVB, così da attirare le femmine per l’accoppiamento.
Per scoprire se questa specie di ragni fosse realmente in grado di vedere i raggi ultravioletti di tipo B, i ricercatori hanno schierato una ventina di esemplari maschi all’interno di altrettante gabbiette trasparenti di vetro esposte a diversi fasci luminosi. Il team di ricerca ha così potuto osservare come i ragni esposti ai raggi UVB fossero estremamente più graditi dalle femmine rispetto agli altri esemplari. Leggi tutto “I ragni saltatori vedono i raggi ultravioletti di tipo B”