Dovremo dire presto addio ai ghiacci del Polo Nord?

Non giungono buone notizie dalle gelide lande del Polo Nord. Secondo le ultime rilevazioni effettuate dai ricercatori, per la prima volta le acque del punto più settentrionale del Pianeta potrebbero essere in parte liberate dai ghiacci già nel corso di questa estate.

A rivelarlo è David Barber (University of Manitoba), che ai divulgatori del National Geographic ha fornito le prime informazioni sui dati raccolti a bordo della nave rompighiaccio canadese Amundsen. I primi rilievi ottenuti sul campo e le immagini ad alta risoluzione scattate via satellite mostrano come l’ammontare dei ghiacci perenni sia ulteriormente diminuito, lasciando il posto ai ghiacci stagionali più sottili ed estremamente esposti al disgelo estivo.
«Direi che il ghiaccio intorno al Polo Nord sia ormai vicino allo scioglimento, ed è molto probabile che il Polo sia libero dai ghiacci» ha dichiarato uno dei climatologi del Colorado Center for Astrodynamics Research (University of Colorado).

L’accelerazione subita nel disgelo e la costante diminuzione dei ghiacci sembra confermare i più recenti modelli matematici, che ipotizzano una progressiva emersione delle acque dai ghiacci a partire dal 2013 (per il giornale britannico The Independent l’attuale situazione sarebbe molto più critica del previsto). Ma il fenomeno sarebbe ormai già iniziato. La zona del Polo Nord è un’area particolarmente importante per testare gli effetti del cambiamento climatico mondiale. Sorvegliata attentamente dai ricercatori, potrebbe mostrare i primi drammatici effetti del surriscaldamento globale ormai a breve termine, lanciando un forte campanello d’allarme sui destini del Pianeta azzurro. Leggi tutto “Dovremo dire presto addio ai ghiacci del Polo Nord?”

L’arte del procrastinare non assicura l’efficienza

Per numerosi individui, rimandare a domani ciò che potrebbero fare oggi è una naturale condizione di vita. I procrastinatori, infatti, tendono a temporeggiare enormemente, rimandando in continuazione il loro impegno per svolgere qualsiasi compito. Giunti al limite della scadenza, gli artisti del rimando si attivano trasformandosi in velocisti obbligati a completare in fretta e furia il loro incarico prima della scadenza definitiva.

Se l’attività di un procrastinatore fosse rappresentata da una linea in un grafico, noteremmo come questa – da perfettamente orizzontale – tenderebbe a inclinarsi spaventosamente nell’ultimo delta di tempo che precede la scadenza del compito assegnato. Il discorso si complica enormemente quando scadenze e compiti assegnati in uno stesso periodo di tempo aumentano considerevolmente di numero, proprio come nella vita reale al di qua degli assi cartesiani.
Partendo da questo presupposto, il prof. Michael Bender della Stony Brook University di New York (USA) ha creato un algoritmo per valutare quali strategie dovrebbe attuare un procrastinatore per portare a termine il maggior numero di compiti focalizzandosi sulle principali scadenze. I risultati della sua interessante analisi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Scheduling, rivelando una sentenza senza scampo per gli artisti del rimando. Leggi tutto “L’arte del procrastinare non assicura l’efficienza”

Come funziona il frigorifero?

Quando accendiamo una stufa o un fornello elettrico o a gas, otteniamo in maniera semplice e diretta del calore. Ma quali sono invece i meccanismi che consentono a un frigorifero di fare l’esatto opposto, cioè raffreddare l’aria e di conseguenza i cibi?

Il frigorifero basa il proprio funzionamento su due specifiche leggi fisiche. La prima legge prevede che evaporando, un liquido sottrae energia all’ambiente che lo circonda sotto forma di calore. E’ necessaria poi altra energia (calore) per conservare il mutamento, che ha portato la sostanza dallo stato liquido a quello gassoso. La seconda proprietà fisica ci ricorda che un liquido può evaporare a una temperatura più bassa rispetto al normale se l’ambiente in cui si trova subisce un calo di pressione.
Tutti i liquidi in grado di evaporare facilmente a basse temperature sono dei possibili refrigeranti. Variando la pressione nei tubi in cui circola, è possibile liquefare o far evaporare la sostanza prescelta come refrigerante.

Schema semplificato del funzionamento di un frigorifero [credit: Cattolica.info]Nell’intercapedine tra la camera di refrigerazione, quella in cui mettiamo i cibi, e il suo “guscio”, il frigorifero è percorso da numerosi tubi contenenti il refrigerante a bassissima pressione. Ciò consente al liquido di evaporare molto facilmente, anche a basse temperature. Evaporando, il refrigerante mantiene freddi i tubi che avvolgono la camera di refrigerazione, consentendo ai cibi di restare al fresco.
Un motore elettrico aspira poi il gas freddo dall’interno dei tubi, lo comprime in modo che si riscaldi e lo fa poi defluire in un’altra serie di tubi posti all’esterno del frigorifero (generalmente è un griglia posta sul retro del frigo). L’aria a contatto con i tubi ne disperde il calore, determinando la condensazione del refrigerante che dallo stato gassoso ritorna a quello liquido. A questo punto il refrigerante defluisce in un tubicino molto stretto, chiamato tubo capillare, che si allarga progressivamente in corrispondenza della camera di refrigerazione. La maggiore larghezza del tubo comporta un abbassamento di pressione. Il liquido evapora nuovamente raffreddandosi e il ciclo può ricominciare.

Fino all’invenzione del frigorifero, la conservazione dei cibi è sempre stata un piccolo incubo per il genere umano. Greci e Romani utilizzavano già alcune ghiacciaie primordiali, costituite da profonde buche in cui venivano conservati il cibo con grandi quantità di ghiaccio.
La tecnica di refrigerazione vera e propria si sviluppò solamente nell’Ottocento, stimolata dalle esigenze di trasporto di grandi quantità di carne dalle praterie dell’Australia, della Nuova Zelanda, del Sud America e del West americano nei principali mercati occidentali europei e statunitensi.
James Harrison, un pittore emigrato in Australia dalla Scozia, fu tra i primi a scoprire e utilizzare il principio di refrigerazione. Si narra che, intento a pulire dei caratteri di stampa con l’etere, avesse notato la capacità refrigerante del gas sul metallo. Il pittore utilizzò questa scoperta nel 1851, pompando dell’etere in un sistema di tubi per raffreddare una fabbrica di birra a Bendigo, nello Stato di Victoria.

L’idea di Harrison condusse al primo viaggio con esito positivo di una nave dotata di un impianto di refrigerazione. La nave era il piroscafo Strathleven, partito nel 1880 dall’Australia facendo rotta verso Londra con un carico di carne. Nonostante la durata del viaggio di due mesi, i cibi trasportati giunsero nella capitale del Regno perfettamente conservati.
Il primo frigorifero domestico fu realizzato dall’ingegnere tedesco Karl von Linde, che nel 1879 modificò un modello industriale, progettato qualche anno prima, rendendolo in scala. Questo antenato dei moderni frigoriferi utilizzava l’ammoniaca come refrigerante, fatta circolare nei tubi attraverso un’ingegnosa pompa a vapore.
Pionieri dei frigoriferi elettrici furono invece gli ingegneri svedesi Balzer von Platen e Carl Munters, che con il loro modello Electrolux, crearono il primo frigorifero alimentato a elettricità nel 1923 sbaragliando la concorrenza.