Gli uccelli migratori ricorrono al doping per i loro lunghi spostamenti

Calidris pusilla (credit: bio-diversity-nevis.org)
Calidris pusilla (credit: bio-diversity-nevis.org)

Affrontare i lunghi spostamenti tra i due emisferi per gli uccelli migratori è un’esperienza massacrante, così alcune specie ricorrono a soluzioni che ricordano da vicino il doping negli sport. Ogni anno, per esempio, gli esemplari di Calidris pusilla compiono un lungo viaggio dall’area dell’artico canadese fino alla loro “residenza” invernale nell’America del Sud, una delle migrazioni più ad ampio raggio finora conosciute.

Mentre affrontano il viaggio, questi particolari volatili fanno scalo tecnico nella Baia di Fundy (costa orientale del Canada) per assumere la loro sostanza dopante: alcuni gamberetti estremamente nutrienti. Gli individui di Calidris pusilla si nutrono infatti per due settimane degli esemplari di Corophium volutator, dei piccoli gamberetti estremamente ricchi di omega-3, i famosi acidi grassi polinsaturi indicati spesso come valido integratore per tenere a bada le patologie cardiache nell’uomo e alcuni stati depressivi. Leggi tutto “Gli uccelli migratori ricorrono al doping per i loro lunghi spostamenti”

Perché le tartarughe possono vivere così a lungo?

Le tartarughe sono tra gli esseri viventi più antichi della Terra, sopravvissuti a un’epoca addirittura precedente a quella in cui comparirono i dinosauri. Le tartarughe palustri e marine, come dice il loro stesso nome, passano la maggior parte della loro vita in acqua, mentre le testuggini entrano nelle acque solamente per bere o raffreddare la loro temperatura corporea.

Testuggine delle Isole Galapagos [credit: newt.com]La maggior parte di questi rettili vive fino a tarda età e numerosi aneddoti e fonti storiche testimoniano efficacemente la longevità di questi animali. Nel 1766, l’esploratore francese Marc-Joseph Marion du Fresne portò sull’isola di Mauritius un esemplare di testuggine, catturata 28 anni prima nell’Oceano Indiano. Adattatasi perfettamente all’ecosistema dell’isola, l’animale morì nel 1918, a 152 anni dal proprio sbarco alle Mauritius. La testuggine visse quindi fino alla considerevole età di 180 anni. Sono noti numerosi casi di testuggini ultracentenarie: alcune superarono abbondantemente i due secoli di età.

Tartaruga marina [credit: answersingenesis.org]Uno dei segreti che rende questi animali così longevi risiede nella particolare capacità dei loro organi interni di non degenerare con l’età. Inoltre, le loro richieste energetiche sono estremamente basse, buona parte del cibo che metabolizzano viene quindi utilizzato per “restaurare” e ottimizzare le principali funzionalità organiche. La rigenerazione cellulare in questi rettili è lenta, ma costante, e consente una crescita lungo tutto l’arco di vita.

Le cause principali di morte prematura sono quasi sempre esterne. Un piccolo di tartaruga può essere facilmente predato da numerosi uccelli, da alcuni pesci e da piccoli mammiferi. Spesso su una nidiata di cento esemplari ne sopravvive uno soltanto. Durante i primi mesi di vita, i gusci dei neonati non costituiscono ancora una reale protezione, i tempi di indurimento del carapace sono molto lunghi e in alcuni casi può occorrere un intero anno perché sia portato a compimento.

Charles DarwinIl guscio è la principale difesa per questo tipo di rettili. Quando avvertono un pericolo nascondono testa e zampe all’interno del carapace. La pianta delle loro zampe è molto callosa e “tappa” perfettamente le fenditure presenti nel guscio. Per questi animali il cibo non è quasi mai un problema. Grazie al loro metabolismo estremamente lento, tartarughe e testuggini possono rimanere a digiuno di cibo e acqua per molto tempo.

Le testuggini hanno un solo grande nemico: l’uomo. Si stima che tra il 1831 e il 1868, i balenieri abbiano catturato almeno 10.000 esemplari dalle Isole Galapagos, un paradiso naturale nel Pacifico orientale. Gli individui di queste isole raggiungevano i 250kg di peso e un diametro del guscio di oltre un metro e mezzo. Osservandone particolari e peculiarità nella crescita, Charles Darwin elaborò la sua fondamentale teoria dell’evoluzione. E chissà, forse su quelle isole le testuggini più anziane si ricorderanno ancora di quel buffo ometto barbuto che le osservava…

Per le termiti, la sopravvivenza è una questione di famiglia

Reticulitermes speratus (credit: harvard.edu)
Reticulitermes speratus (credit: harvard.edu)

Le famiglie reali ci hanno spesso abituato a scandali da antologia, ma le termiti non sono certo da meno. Quando i due regnanti di un termitaio sono al comando da un po’ di tempo, al re viene la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e inizia ad accoppiarsi con le sue figlie per aumentare il numero di individui nella colonia. Un incesto pericoloso, poiché l’incrocio del medesimo DNA potrebbe portare a un indebolimento del termitaio, al quale le regine di una determinata specie di termiti hanno però posto rimedio.

Stando a una recente ricerca, infatti, la regina si riproduce dando vita a una nuova generazione con il suo stesso identico patrimonio genetico. In un certo senso possiamo dunque dire che quando il re del termitaio si accoppia con le sue figlie sta in realtà avendo un rapporto con la regina, per interposta termite.

Per comprendere la portata della scoperta occorre compiere un piccolo passo indietro. Generalmente, una colonia di termiti inizia a formarsi quando un re e una regina si mettono insieme dopo l’annuale lotta per l’accoppiamento e decidono di dar vita a una famiglia. All’inizio, la coppia reale provvedere alla creazione delle termiti operaie e di quelle soldato, che hanno il delicato compito di creare e mantenere in sicurezza il nido. Quando la colonia è sufficientemente grande, la regina e il re iniziano a produrre alcune termiti con le ali, che potranno dunque abbandonare la famiglia per andare a iniziare una nuova colonia per conto loro. Leggi tutto “Per le termiti, la sopravvivenza è una questione di famiglia”

Passione e lungimiranza riportano in vita dopo 40 anni le prime foto della Luna

Che cosa ci fanno 2.000 fotografie ad alta definizione del suolo lunare in un McDonald’s? Questa è la loro incredibile storia.

lunaTutto ebbe inizio 43 anni fa circa, quando gli Stati Uniti erano impegnati in una corsa contro il tempo per conquistare la Luna prima del blocco sovietico. In vista dello sbarco sul nostro satellite naturale, tra il 1966 e il 1967 la NASA aveva inviato cinque sonde nello spazio per immortalare il suolo lunare e studiare le aree migliori per l’atterraggio delle missioni Apollo. Ogni sonda era equipaggiata con due telescopi – in grado di visualizzare oggetti nell’ordine di grandezza di un metro – e alcune particolari fotocamere Kodak dotate di pellicola da 70 millimetri. Una camera oscura a bordo provvedeva a sviluppare le immagini che venivano poi trasmesse verso la Terra. Le cinque sonde effettuarono complessivamente 2.000 scatti della Luna.

Alcune immagini consentirono agli esperti della NASA di approfondire le loro conoscenze per identificare il luogo più adatto per la discesa dei moduli delle missioni Apollo, ma buona parte delle pellicole non furono nemmeno analizzate: l’obiettivo era raggiungere la Luna prima dei sovietici e gli aspetti puramente scientifici passavano spesso in secondo piano. Talune fotografie, come il primo scatto che ritraeva il nostro pianeta nella sua totalità, furono anche mostrate al pubblico ma attraverso una grezza riproduzione con pellicole da 35 millimetri, molto meno dettagliate rispetto agli scatti originali. Nel 1969, le nuove immagini provenienti dal primo sbarco sulla Luna fecero rapidamente dimenticare le 2.000 fotografie delle cinque sonde della NASA, che finirono così presto nel dimenticatoio. Leggi tutto “Passione e lungimiranza riportano in vita dopo 40 anni le prime foto della Luna”

Quando l’AIDS è il mandante e la tubercolosi è il killer

Schema stilizzato di una sezione del virus dell'HIV
Schema stilizzato di una sezione del virus dell'HIV

In seguito alle recenti, e opinabili, dichiarazioni di Benedetto XVI, l’AIDS è tornato almeno per qualche giorno nell’agenda informativa dei principali mezzi di comunicazione. Della malattia, in realtà, si continua a parlarne molto poco, nonostante le decine di milioni di persone portatrici del virus HIV. Un recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dimostra come il numero delle persone affette sia da AIDS che da tubercolosi (TBC) siano praticamente raddoppiate in appena un anno, tra il 2006 e il 2007. Un aumento dovuto principalmente a nuovi e più affidabili sistemi di rilevazione, che dipinge comunque un quadro inquietante sulle due patologie.

Il bacillo che causa la tubercolosi, Mycobacterium tuberculosis, interessa mediamente un terzo della popolazione mondiale, ma nella maggior parte dei casi non causa l’insorgenza della patologia. Contraggono la malattia circa otto milioni di persone ogni anno e due milioni ne restano vittime, spesso perché non hanno accesso alla semplice cura con antibiotici per debellare il bacillo. Distruggendo parte del sistema immunitario, il virus HIV apre spesso la via alla tubercolosi, risvegliando i batteri latenti che così si disperdono e colonizzano i polmoni, e rendendo difficile una cura poiché i farmaci per combattere l’AIDS possono avere interazioni con gli antibiotici per debellare la TBC. Leggi tutto “Quando l’AIDS è il mandante e la tubercolosi è il killer”

Il mais era utilizzato dai coltivatori già 9000 anni fa

maisQuello tra mais e genere umano è un rapporto di lunga data. Un gruppo di ricercatori ha da poco scoperto le tracce più antiche finora conosciute del cereale, risalenti a circa 9.000 anni fa, in un’area del Messico. Il ritrovamento è molto importante, poiché sembra dimostrare come i primi coltivatori se ne cibassero invece di ottenere solamente alcune bevande alcoliche come finora ipotizzato.

I passaggi che portarono all’adozione della coltivazione del mais costituiscono da tempo un enigma per gli antropologi. Fino a ora molti ricercatori avevano ipotizzato una lontana parentela tra il teosinte (una pianta selvatica che cresce in alcune aree del Messico) e il mais senza però trovare prove sufficienti per dimostrare la loro ipotesi. Nel 2002, un gruppo di ricerca riuscì infine a trovare una prova inconfutabile analizzando il patrimonio genetico delle due piante e giungendo alla conclusione che il mais è un parente del teosinte. Leggi tutto “Il mais era utilizzato dai coltivatori già 9000 anni fa”