Api con l’influenza?

La CCD ha già colpito milioni di api.Continua l’ecatombe di api che, negli ultimi dodici mesi, ha sterminato quasi un quarto degli allevamenti per la produzione del miele negli Stati Uniti. A causa della CCD (Colony-collapse disorder), centinaia di migliaia di api muoiono nel giro di poche ore per una sindrome ancora completamente sconosciuta.
Nonostante numerosi ricercatori stiano studiando da mesi questo misterioso fenomeno, una soluzione definitiva pare ancora molto lontana. Come in un romanzo poliziesco, nessun indizio o sospetto viene trascurato dai detective della scienza che, prove alla mano, sono stati in grado di formulare tre distinte ipotesi su questa ecatombe di imenotteri.

1. Virus
Diagramma di un virus “standard” Secondo un team di ricercatori, della Penn State University e della Columbia University, che ha analizzato alcuni favi colpiti dalla CCD, un virus potrebbe essere la causa delle numerose morti di massa finora registrate. Analizzando il DNA di numerosi esemplari deceduti, i ricercatori hanno isolato un potente agente patogeno noto come IAPV, un virus in grado di indurre forti paralisi negli organismi che infetta. In nove esemplari di api decedute su dieci è stata riscontrata con certezza la presenza dell’IAPV. Se non la causa principale, il virus rappresenterebbe comunque una causa indiretta della CCD.
Altri team di ricercatori hanno contestato duramente le conclusioni cui è giunto il gruppo di ricerca della Penn State University e della Columbia University. Secondi i detrattori di questa teoria, non sussisterebbe alcun legame tra la CCD e il virus IAPV, giunto negli States dall’Australia, dove non si è ancora registrato alcun caso di morti sospette nei favi.

2. Parassiti
Due esemplari di Varroa destructor, lo spietato acaro emofago La causa delle numerose morti negli allevamenti di api potrebbe essere riconducibile a un terribile acaro (un microscopico parassita), noto come Varroa destructor, che si nutre del sangue delle api. Conosciuti fin dal 1987, questi acari hanno dimostrato un’incredibile velocità nel diffondersi e colonizzare interi alveari. I loro morsi non sono in grado di uccidere le api, ma aprono profonde ferite che lasciano le povere fabbricatrici di miele alla mercé di numerose e letali infezioni. Una particolare specie di acaro è addirittura in grado di attaccare il sistema respiratorio delle api, l’infezione della loro minuscola trachea equivale a una morte certa.
I detrattori di questa teoria vedono con molto scetticismo un legame tra la CCD e i temibili acari delle api. Se la Varroa destructor fosse davvero la causa, perché la CCD non si presentò già vent’anni fa? È dunque più probabile che questo temibile acaro contribuisca a debellare il sistema immunitario delle api che – maggiormente vulnerabili – subirebbero più rapidamente la misteriosa contaminazione da CCD.

3. Pesticidi
Formula di struttura dell’Imidacloprid Molti ricercatori ipotizzano che alcuni pesticidi possano rivestire un ruolo fondamentale nell’intricato rebus della CCD. Il sospettato numero uno è l’Imidacloprid, un potente principio attivo messo a punto dalla Bayer. Ottimo disinfestatore di parassiti, questo pesticida influirebbe molto negativamente sulla vita delle api, indebolendole e portandole lentamente alla morte. Alcuni paesi, come la Francia, hanno disposto un fermo divieto all’utilizzo dell’Imidacloprid, nonostante la Bayer abbia escluso categoricamente qualsiasi legame tra il suo pesticida e la CCD.
I detrattori partono da un dato certo e, apparentemente, inoppugnabile per smontare questa teoria. Nonostante il divieto di utilizzo dell’Imidacloprid risalga al 1999, in Francia la popolazione di api si è ugualmente ridotta. Ulteriori ricerche hanno evidenziato come la CCD si sia sviluppata nelle più disparate condizioni ambientali, anche in totale assenza dei pesticidi.

La soluzione per questa insolita e inquietante “pandemia” tra imenotteri pare essere ancora molto lontana. Tra tante incertezze, l’unica cosa certa rimane la fine amara di tanti produttori di miele…

5 risposte a “Api con l’influenza?”

  1. Al momento il fenomeno è particolarmente intenso negli Stati Uniti, mentre in altre zone del mondo sono stati riscontrati i primi “focolai”.
    Non si hanno ancora dati certi sulla situazione italiana. L’Osservatorio Nazionale del Miele ha comunque lanciato un allarme per i gravi danni con spopolamenti a causa della varroa, soprattutto al nord.

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