Bugie di sopravvivenza per i granchi violinisti

A volte la finzione può diventare la migliore arma per la sopravvivenza. Sembrano averlo imparato molto bene i Granchi violinisti (Uca Uca), che si fingono molto più forti e potenti di quanto in realtà non lo siano per spiazzare i loro contendenti.

Granchio violinista
Granchio violinista

Questi particolari crostacei presentano una evidente sproporzione nella loro conformazione fisica, con una chela enormemente più grande rispetto all’altra e utilizzata come arma di difesa e attacco per proteggere la loro tana dai nemici. Nel corso dei combattimenti più accesi può accadere che un Granchio violinista perda la propria chela in seguito a un colpo ben assestato da parte del suo contendente. La perdita non si rivela quasi mai mortale e nel giro di qualche settimana l’organismo del granchio colpito riesce a rigenerarsi, creando una nuova chela del tutto simile alla precedente, ma meno resistente e mobile.

La differenza tra la chela precedente e il nuovo arto, più leggero e meno affidabile ma più grande, è nota solamente al granchio che la possiede e non ai predatori e agli altri suoi simili che continuano a vedere la solita chela sovradimensionata. Così, stando ad una recente ricerca, i Granchi violinisti farebbero finta di nulla mostrando il loro nuovo – debole – arto ai contendenti per intimorirli ancor prima di ingaggiare la lotta vera e propria. Un inganno che pare si riveli quasi sempre vincente e tale da assicurare buone opportunità di sopravvivenza ai Granchi violinisti reduci dalla perdita della loro enorme chela.

La scoperta su questo curioso comportamento animale è stata pubblicata recentemente sulla prestigiosa rivista scientifica Functional Ecology da un gruppo di studiosi australiani guidati da Simon Lailvaux della University of New South Wales (Sidney, Australia). Il team di ricerca ha condotto le proprie indagini sulla specie di granchi violonisti Uca Mjoebergi, facilmente reperibile su alcune coste dell’Australia. L’analisi è stata condotta sui granchi con le chele originali e sugli esemplari con una chela ricresciuta in seguito a una precedente perdita dell’arto in combattimento. A ogni Uca è stata misurata la forza di chiusura e traino della chela, due parametri fondamentali per i granchi quando sono impegnati nella lotta per difendere la loro tana dagli usurpatori.

Lotta tra due esemplari di Uca Uca
Lotta tra due esemplari di Uca Uca

Terminate le misurazioni, i granchi sono stati rilasciati vicino alle loro tane originarie per osservarne il comportamento. Gli Uca privi di una tana e dotati della chela ricresciuta hanno selezionato attentamente i loro antagonisti con una casa, prediligendo esemplari con chele più piccole. Nella maggior parte dei casi, i granchi dotati di tana hanno abbandonato la loro abitazione senza ingaggiare la lotta, evidentemente intimoriti dalle dimensioni della chela ricresciuta degli sfidandi, ignorandone la fragilità e la scarsa mobilità. Un bluff in piena regola, che paradossalmente consente agli esemplari meno forti di imporsi sugli altri individui, salvo non dover poi passare al combattimento vero e proprio.

Lo studio ha infatti rilevato come i granchi con la chela ricresciuta non abbiano alcuna possibilità di vittoria in uno scontro fisico diretto. Difendere la tana appena conquistata diviene dunque un’impresa non semplice, specialmente nei confronti degli esemplari più combattivi.

Scoperte come quelle del team australiano e di altri etologi sulla disonestà animale non sono affatto scontate. Apprendere come gli animali utilizzino trucchi e bluff per ingannarsi a vicenda costituisce una nuova importante frontiera dell’etologia. Gli studiosi del comportamento animale vogliono infatti comprendere se questo tipo di atteggiamenti siano ereditati geneticamente o se siano invece acquisiti a causa del condizionamento ambientale. Un rebus ancora da decodificare e che potrebbe rivelare nuovi sorprendenti risvolti anche per la comprensione del comportamento umano.

Una risposta a “Bugie di sopravvivenza per i granchi violinisti”

  1. Bravo per la nuova grafica, bellissima. Ma soprattutto complimenti per l’articolo, degno del mitico Bianucci o dell’indimenticabile Isabella Lattes Coifmann. Pierbacco

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