Il computer che legge nella mente

Sono ancora lontani i tempi in cui un computer sarà in grado di leggere perfettamente la nostra mente, eppure un gruppo di ricercatori potrebbe essere sulla buona strana per scoprire cosa i nostri occhi abbiano potuto vedere nel recente passato.

credit: https://i0.wp.com/farm3.static.flickr.com/2378/1780240878_181cf007b8.jpg?resize=147%2C107Un gruppo di neuroscienziati ha, infatti, elaborato un modello al computer in grado di identificare una fotografia rimasta impressa – dopo la visione – nelle nostre aree neuronali utilizzando una risonanza magnetica funzionale (fMRI). Guidato da Jack Gallant, University of California (Berkeley – USA), il team di ricerca ha elaborato un sistema per risalire a ciò che i nostri occhi hanno visto attraverso la corteccia visiva.

Durante la prima fase della ricerca, a due volontari sono state fatte osservare 1750 fotografie che ritraevano un’ampia gamma di soggetti, mentre uno scanner per la fMRI registrava gli impulsi e le risposte della corteccia visiva. Utilizzando i dati forniti dalla risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno suddiviso la corteccia visiva in tanti piccoli cubetti costruendo poi un modello matematico per descrivere le differenti reazioni combinate di questi solidi (naturalmente virtuali) agli stimoli visivi causati dalle fotografie. Ad esempio, una porzione di corteccia visiva poteva essere maggiormente attiva quando le immagini contenevano numerose strisce verticali, orizzontali e così via. Combinando le informazioni per le centinaia di cubetti isolati, i ricercatori hanno dunque cercato di prevedere le possibili risposte della corteccia cerebrale causate da ogni singola immagine. Leggi tutto “Il computer che legge nella mente”

Un “chip laboratorio” per studiare il cervello

Un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University ha sviluppato un mini laboratorio grande quanto un chip, appositamente progettato per riprodurre la complessità chimica del nostro cervello. Il sistema dovrebbe consentire agli scienziati di capire con maggior precisione il funzionamento delle cellule nervose, nonché la loro capacità di unirsi e fondersi in strutture più complesse che danno poi vita al sistema nervoso vero e proprio.

«Il chip che abbiamo sviluppato consentirà di condurre esperimenti sulle cellule nervose in maniera molto più semplice e rapida» ha dichiarato Andre Levchenko, docente di ingegneria biomedica all’Institute for NanoBioTechnology della Johns Hopkins.
Le cellule nervose stabiliscono in che direzione crescere in base all’ambiente chimico in cui si trovano e agli altri apparati cellulari che le circondano. Il chip, realizzato con una sostanza simile alla plastica e ricoperto di vetro, è dotato di microscopici canali e incavi che consentono ai ricercatori di tenere sotto controllo la composizione chimica dell’ambiente in cui “galleggia” la cellula nervosa. Leggi tutto “Un “chip laboratorio” per studiare il cervello”

Un giudizio a colpo d’occhio

mascheraviso.jpgIn pochissime frazioni di secondo, la maggior parte delle persone è in grado di valutare con precisione l’orientamento sessuale di un altro individuo semplicemente osservandone il viso. Questa la curiosa conclusione di una ricerca condotta per indagare la capacità del nostro subconscio di distinguere e interpretare i segnali che, in maniera del tutto inconsapevole, ci invia il prossimo.

Gli esseri umani hanno la ragguardevole capacità di emettere giudizi sulle persone in pochissimi secondi. Talvolta questa capacità è guidata dal pregiudizio, ma nella maggior parte dei casi si tratta di una vera e propria predisposizione a recepire e interpretare dettagli in maniera inconscia. Un celebre studio condotto una quindicina di anni fa dagli psicologi Nalini Ambady e Robert Rosenthal dimostrò proprio questo. I due ricercatori mostrarono a un gruppo di volontari dei brevissimi filmati, appena due secondi, i cui protagonisti erano alcuni professori universitari intenti a spiegare una lezione nelle loro rispettive aule. Le persone che parteciparono all’esperimento furono in grado di formulare giudizi molto circostanziati sulle capacità e il carattere dei docenti, valutazioni molto simili a quelle effettuate dagli studi di quei professori alla fine del semestre.

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La reazione al pianto, atavico retaggio per il nostro cervello

Dopo un’attenta analisi, un gruppo di ricercatori ha dimostrato come i lamenti degli animali implichino nella nostra mente una reazione emotiva pressoché identica a quella causata dal pianto di un neonato.

I ricercatori hanno fatto ascoltare ad alcuni volontari il pianto di un bambino e i lamenti di un gatto e di una scimmia. Le reazioni cerebrali dei partecipanti all’esperimento sono state registrate grazie a uno scanner per la risonanza magnetica.
Il test ha evidenziato come le richieste di aiuto degli animali attivino le medesime aree cerebrali attivate dal pianto di un neonato. La corteccia orbitofrontale si è dimostrata come l’area più attiva nel corso dell’intero esperimento. Questa particolare zona dell’encefalo è deputata all’elaborazione dei processi decisionali che ci spingono a compiere un’azione.

La ricerca, a prima vista fine a sé stessa, dimostra invece con chiarezza come alcuni suoni siano pressoché universali nel regno animale. Pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B, lo studio mette in stretta relazione l’ascolto di particolari suoni con reazioni, spesso istintive, tese a preservare la conservazione di una specie.

Basta un fotoritocco per ingannare la nostra memoria

La macchina fotografica non mente, ma il fotoritocco eccome. Una interessante ricerca ha dimostrato come le foto modificate siano in grado di influenzare la nostra memoria e il nostro modo di interpretare le cose.

Originale (sopra) e ritocco (sotto) della celebre foto sulla manifestazione di Piazza Tiananmen [credit: University of California - Irvine]Un gruppo di ricercatori ha mostrato ad alcuni volontari diverse fotografie, tra cui la celebre immagine del manifestante in piazza Tiananmen, scoprendo che posti davanti a immagini ritoccate i partecipanti ricordavano quegli eventi come molto più intensi e violenti di quanto non fossero realmente stati.
Lo studio è stato svolto dalla psicologa Elizabeth Loftus (University of California) con la partecipazione di Franca Agnoli e Dario Sacchi dell’Università di Padova. Durante la ricerca, a 299 volontari tra i 19 e gli 84 anni sono state sottoposte otto immagini nella loro versione originale o nella versione ritoccata. Terminata la visione delle fotografie, i partecipanti sono stati invitati a rispondere a un questionario sugli eventi che avevano rivissuto osservando le immagini.

Manifestazione per la pace a Roma. A sinistra l’originale, a destra l’aggiunta di un uomo mascherato e di un poliziotto armato di manganello [credit: University of California - Irvine]Alla celebre foto del manifestante di piazza Tiananmen davanti al carrarmato, ad esempio, sono state aggiunte due enormi ali di folla ai margini della strada. A una manifestazione per la pace a Roma, invece, sono stati aggiunti un uomo mascherato e un poliziotto armato di manganello. La visione delle fotografie modificate al computer ha cambiato profondamente il modo di ricordare gli eventi da parte dei volontari. Benché in molti avessero già visto in vita loro le immagini originali, la visione delle fotografie ritoccate ha fatto inconsciamente cambiare i ricordi alla maggior parte dei partecipanti all’indagine.
Secondo gli autori della ricerca, la facilità con cui il nostro cervello sia in grado di modificare – almeno temporaneamente – alcuni tipi di ricordi invita a una profonda riflessione sull’utilizzo spesso spregiudicato delle immagini modificate al computer.

«I mezzi di comunicazione che fanno ricorso a immagini ritoccate saranno sempre più in grado di condizionare le nostre opinioni; giocando sulla capacità della nostra mente di essere ingannata, potrebbero cambiare la nostra stessa percezione della storia» ha dichiarato Dario Sacchi, tra gli autori della ricerca recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Applied Cognitive Psychology. L’inquietante scenario prospettato da Sacchi non è poi così lontano dal continuo tentativo da parte di molti mezzi di comunicazione di raccontare la verosimiglianza e non la realtà.