Mille bolle blu per raffreddare il clima

Riempire di bolle gli oceani per riflettere maggiormente i raggi solari e ridurre il surriscaldamento globale. L’idea è di Russel Seitz (Harvard University, USA) e potrebbe fornire nuovi spunti per lo studio delle migliori soluzioni per contrastare l’aumento delle temperature in alcune aree del Pianeta.

Le bolle che si formano naturalmente grazie ai moti ondosi rendono alcune aree dei mari meno scure e dunque riducono l’assorbimento dei raggi solari. Nonostante l’estensione di queste zone, il fenomeno contribuisce solamente per lo 0,1% alla capacità della Terra di riflettere la luce. Secondo Seitz, creando milioni di microbolle dal diametro di qualche centesimo di millimetro si potrebbe acuire sensibilmente il fenomeno, aumentando la capacità degli oceani di riflettere la luce solare. Leggi tutto “Mille bolle blu per raffreddare il clima”

Sogliola d’imitazione

Simile alla sogliola, il Bothus lunatus popola numerose regioni occidentali dell’Oceano Atlantico e vanta un formidabile imitatore. Il polpo dei Caraibi, Macrotitopus defillipi, ha infatti evoluto la capacità di imitare le movenze sul fondale marino del Bothus per sfuggire ai predatori.

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Quando è immobile, il Macrotitopus riesce a mimetizzarsi con la sabbia grazie alla propria colorazione tenue grigio-verde. Muovendosi per procacciare il cibo, il piccolo animale marino diventa invece evidente, correndo così il rischio di diventare la preda di qualche altra famelica creatura che popola i fondali. Per risolvere il problema, gli esemplari di Macrotitopus hanno sviluppato una particolare capacità per mimetizzarsi anche in movimento. Leggi tutto “Sogliola d’imitazione”

La voce dell’Antartide

Cosa sta accadendo in questo momento nelle profondità dell’Oceano Antartico? Per scoprirlo è sufficiente cliccare sul tasto play (il piccolo triangolo) qui sotto e mettersi all’ascolto dell’Antartide.

[audio:http://icecast.awi.de:8000/PALAOA.MP3]

I rumori che sentite provengono in diretta da sott’acqua e sono registrati da due idrofoni del PALAOA (PerenniAL Acoustic Observatory in the Antarctic Ocean), una stazione di rilevazione autonoma collocata sulla piattaforma di ghiaccio Ekström e alimentata grazie all’energia del vento e del sole. I dati rilevati dal PALAOA vengono poi inviati alla base tedesca in Antartide Neumayer, che a sua volta invia il segnale a un satellite che provvede a trasmetterlo all’Alfred-Wegener-Institut für Polar- und Meeresforschung in Germania. Leggi tutto “La voce dell’Antartide”

Giocare a nascondino con gli squali

Squalo Elefante (Cetorhinus maximus)
Squalo Elefante (Cetorhinus maximus)

Durante l’estate, centinaia di squali elefante (Cetorhinus maximus) emergono lungo la costa nordorientale degli Stati Uniti per divorare i microorganismi che costituiscono lo zooplancton, la loro principale risorsa alimentare. Terminata la stagione estiva, questi enormi bestioni che possono arrivare a pesare 10 tonnellate spariscono senza lasciare traccia. Intenzionati a risolvere il mistero, un gruppo di ricercatori ha così deciso di tracciare via satellite gli spostamenti degli squali, un’operazione a dir poco complicata.

Guidato da Gregory Skomal (Massachusetts Division of Marine Fisheries), il team di ricerca ha affittato alcuni aerei per rilevare la presenza degli squali elefante al largo delle coste del Massachusetts. Ottenute le coordinate sulla loro posizione, una squadra ha raggiunto via nave la zona riuscendo nella difficile impresa di posizionare alcuni trasmettitori satellitari sulle pinne dorsali di taluni esemplari intenti a nutrirsi di zooplancton. Oltre a segnalare la loro posizione al satellite, i trasmettitori erano anche in grado di rilevare la profondità e la temperatura dell’acqua. Leggi tutto “Giocare a nascondino con gli squali”

L’aumento di anidride carbonica potrebbe condannare a morte le barriere coralline

coralloSi moltiplicano le ricerche scientifiche sugli effetti dell’aumento dei gas serra sugli ecosistemi marini, a testimonianza di quanto sia precario lo stato di salute del nostro Pianeta. Le alte emissioni di anidride carbonica iniziano a danneggiare seriamente la vita marina a causa dell’innalzamento delle temperature e del costante aumento dell’acidità delle acque di mari e oceani. Non ha dubbi in proposito un gruppo di ricercatori che ha da poco portato a termine uno studio su alcune coste del Mar Rosso per valutare l’impatto dell’aumento di temperatura e acidità dei mari sui coralli.

Come è ormai noto da tempo, il progressivo riscaldamento dei mari può condizionare sensibilmente il metabolismo del corallo. Le alte temperature possono infatti portare allo sbiancamento dei coralli, un fenomeno distruttivo che compromette seriamente gli ecosistemi delle barriere coralline fino a farle scomparire. Inoltre, i microorganismi che costruiscono progressivamente il corallo patiscono una eccessiva acidità dell’acqua marina, dovuta all’assorbimento da parte dei mari dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Leggi tutto “L’aumento di anidride carbonica potrebbe condannare a morte le barriere coralline”

Quando i delfini deviano i loro click

delfinoI delfini, e i loro simili che utilizzano le onde sonore per comunicare e orientarsi in acqua, sono in grado di deviare le emissioni dei loro sonar unendo due suoni insieme. A rivelarlo è un gruppo di ricerca, che ha recentemente approfondito le tecniche di comunicazione e navigazione di alcuni membri della famiglia dei delfinidi.

I ricercatori sanno ormai da tempo che gli odontoceti – il sottordine dei cetacei che comprende delfini, capodogli e orche – utilizzano il loro sonar come navigatore e valido sistema di orientamento durante la caccia. Attraverso un sistema che ricorda quello dei pipistrelli, questi animali emettono alcuni suoni ad alta frequenza (i click) le cui onde vengono rimbalzate dagli oggetti che incontrano lungo il loro cammino consentendo agli odontoceti di rilevare ostacoli o prede davanti a loro. Fino a ora, i biologi credevano che i click potessero essere inviati solamente nella direzione in cui era orientata la testa dell’animale, come avviene con i fari delle automobili.

Nel 2008, però, un gruppo di ricerca guidato da Patrick Moore (Space and Naval Warfare Systems Command della marina statunitense) scoprì come alcune specie di delfini fossero in grado di lanciare i loro click sia a destra che a sinistra con una inclinazione massima di 20 gradi rispetto alla posizione del loro muso senza muovere la testa. Una scoperta molto importante, anche se Moore non fu in grado di spiegare come facessero questi animali a direzionare i loro suoni ad alta frequenza. Leggi tutto “Quando i delfini deviano i loro click”