Challenger, 24 anni dopo un nuovo video dell’incidente

Nella mattina del 28 gennaio del 1986, lo Space Shuttle Challenger si disintegrava nei cieli della Florida ad appena 73 secondi dal lancio e dall’inizio della missione STS-51L. Un guasto a una guarnizione nella porzione inferiore del razzo a propellente solido destro portò a una violenta fuoriuscita di fiamme che, insieme alle notevoli forze aerodinamiche in atto, portò a un cedimento strutturale fatale per lo Shuttle e l’equipaggio.

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A distanza di 24 anni circa da quel tragico mattino, il Courier Journal di Louisville (Kentucky – USA) ha pubblicato un filmato amatoriale realizzato all’epoca dal videoamatore Jack R. Moss. Il video venne realizzato tra le abitazioni di un’area residenziale di Winter Haven, ma non fu mai diffuso dal suo autore. Lo scorso dicembre, a una settimana circa dalla propria morte, l’88enne Moss ha deciso di donare il filmato allo Space Exploration Archive, una organizzazione non-profit di Lousiville.

Il documento video non ha subito alcuna forma di editing e rappresenta dunque fedelmente i tempi e la sequenza del tragico incidente, ma da un punto di vista nuovo rispetto alla riprese raccolte nel 1986 dalla NASA. L’audio del filmato, realizzato nel formato BETA, consente di ascoltare il dialogo tra Moss, la propria compagna e alcuni vicini intenti a osservare il lancio del Challenger. Dopo pochi secondi, l’autore del filmato nota qualcosa di strano e riceve conferme dai vicini, che probabilmente hanno già assistito ad altri lanci (quella di Moss è una seconda casa). Poco dopo giungono le prime conferme: lo Shuttle si è disintegrato nel corso del lancio.

In seguito all’incidente, il presidente Ronald Reagan decise di rimandare di una settimana il tradizionale discorso sullo stato dell’Unione e diede l’annuncio del disastro alla nazione, terminando il proprio messaggio con una citazione di John Gillespie Magee:

Non li dimenticheremo mai, né l’ultima volta li vedemmo, questa mattina, mentre si preparavano per il loro viaggio, salutavano e “fuggivano dalla scontrosa superficie della Terra” per “sfiorare il volto di Dio”.

Fu proprio l’emofilia a decimare alcune case reali

Vittoria del Regno Unito
Vittoria del Regno Unito

I discendenti maschi della regina Vittoria non ebbero vita facile a causa di una salute molto cagionevole. Leopoldo, uno dei figli della monarca britannica, morì a causa di una emorragia dopo esser scivolato e caduto a terra. Il nipote di Vittoria, Friedrich, morì dissanguato all’età di due anni, mentre gli altri due nipoti Leopold e Maurice morirono prematuramente a 32 e 23 anni. Il “male regale” si diffuse poi tra le famiglie regnanti europee in seguito ai matrimoni dei discendenti della regina Vittoria portando gravi conseguenze per i monarchi di Germania, Russia e Spagna. Ma quale male affliggeva la stirpe della regina britannica?

Sulla base dei sintomi, intorno agli anni Settanta alcuni studiosi ricondussero il “male regale” all’emofilia, una malattia ereditaria che impedisce al sangue di coagularsi, anche se non vi erano prove schiaccianti in merito. Ora una nuova ricerca basata su alcune analisi del DNA effettuate sulle ossa dei Romanov (l’ultima famiglia reale russa) sembra confermare l’ipotesi della emofilia. Leggi tutto “Fu proprio l’emofilia a decimare alcune case reali”

La recessione allunga la vita?

La recessione fa bene alla salute. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori che ha da poco terminato l’analisi dei dati storici sulle crisi economiche che hanno investito gli Stati Uniti nel periodo della Grande Depressione.

depressione

Nel 1932, il livello di disoccupazione negli States raggiunse il 22,9% e il prodotto interno lordo crollò di ben 14 punti percentuali. Eppure, nonostante le precarie condizioni economiche per decine di milioni di persone, l’americano medio era più in salute durante quel periodo che nei momenti di prosperità prima e dopo la crisi. Leggi tutto “La recessione allunga la vita?”

Luna 40 anni fa: la lezione delle missioni Apollo

Sono passati 40 anni dalla prima grande avventura lunare dell’uomo, eppure la Luna ci nasconde ancora alcuni segreti. La missione dell’Apollo 11 in quel lontano 1969 non ebbe in realtà un grande valore scientifico sul fronte dell’approfondimento delle nostre conoscenze sul satellite naturale che orbita intorno alla Terra. L’obiettivo primario era portare gli astronauti statunitensi sulla superficie della Luna e su questo punto si concentrò principalmente il lavoro delle equipe della NASA.

credit: nasa.gov

Certo, l’Apollo 11 riportò a terra diversi chilogrammi di rocce lunari e consentì di misurare con maggiore precisione le distanze tra la Terra e la Luna a seconda dell’orbita, ma i principali progressi scientifici sulla conoscenza del nostro satellite arrivarono con le altre missioni del programma della NASA. In questo senso, l’impresa di Aldrin, Armstrong e Collins fu una sorta di prova generale, una prova che però non ammetteva troppi errori o la ripetizione di alcuni atti. Tutto doveva funzionare alla perfezione come nel rodato meccanismo di un orologio e così fu. Leggi tutto “Luna 40 anni fa: la lezione delle missioni Apollo”

Luna 40 anni fa: splash!

24 luglio 1969, a 194 ore e 49 minuti dal lancio, l’Apollo 11 inizia la procedura automatica per tornare sulla Terra. È un passaggio molto delicato, il modulo di comando deve fendere l’atmosfera terrestre con la giusta inclinazione, altrimenti rischia di sfracellarsi a causa del forte impatto.

apollorecov credit: nasa.gov

Lo scudo termico montato sulla navicella resiste al fortissimo calore prodotto dall’attrito e protegge l’equipaggio all’interno, che infine ammara nell’Oceano Pacifico [mappa] alle 16 e 50 minuti UTC. Nel momento dello splashdown, l’orologio del mission control di Houston segna 195 minuti 18 ore e 35 secondi, il tempo di durata dell’intera missione che per la prima volta ha portato l’uomo sulla Luna. Leggi tutto “Luna 40 anni fa: splash!”

Luna 40 anni fa: saluto in TV dallo spazio

23 luglio 1969, dopo aver prodotto alcuni filmati nei giorni precedenti per mostrare la vita a bordo ai telespettatori, alle 18 UTC circa (le 20 in Italia) l’equipaggio dell’Apollo 11 va in onda sui teleschermi di mezzo mondo per un collegamento televisivo dallo spazio.

Per la prima volta, i tre astronauti hanno modo di formulare un breve discorso per ricordare l’importanza della missione svolta, l’emozione per aver messo piede sul suolo lunare e la trepidazione per le ultime ore nel Cosmo prima di toccare nuovamente terra. La Terra.

L’apertura della trasmissione spetta a Neil Armstrong, il primo uomo ad aver passeggiato sulla Luna:

Neil Armstrong (credit: nasa.gov)
Neil Armstrong (credit: nasa.gov)

Buonasera. Chi vi parla è il comandante dell’Apollo 11. Cento anni fa, Jules Verne scrisse un libro circa un viaggio verso la Luna. La sua nave spaziale, Columbia, decollò dalla Florida e atterrò nell’Oceano Pacifico, dopo aver compiuto un viaggio sulla Luna. Ci sembra giusto condividere con voi alcune riflessioni dell’equipaggio mentre la Columbia dei giorni nostri completa il suo rendezvous con il pianeta Terra e raggiungerà il medesimo Oceano Pacifico domani.

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