I pipistrelli primitivi non vedevano al buio

Una delle caratteristiche più note dei pipistrelli è la loro capacità di “vedere” nella completa oscurità grazie a un sofisticato sistema di ecolocalizzazione, basato sull’emissione e la rilevazione della rifrazione degli ultrasuoni. Partendo da questo dato acquisito, da tempo gli scienziati cercavano di capire se la peculiarità dei pipistrelli si fosse sviluppata prima o dopo la loro evoluzione verso il volo. Una recente scoperta potrebbe finalmente dare una risposta a questo interrogativo.

Il fossile di Onychonycteris finneyi, vissuto 52 milioni di anni faLa scoperta di un nuovo fossile, resa nota nel corso del meeting annuale della Society of Vertebrate Paleontology e recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Nature, suggerisce che i pipistrelli abbiano prima imparato a volare e poi a utilizzare l’ecolocalizzazione. I paleontologi sono giunti a questa conclusione osservando attentamente il reperto fossile, focalizzando la loro attenzione sul cranio del piccolo mammifero volante.
L’animale era, infatti, dotato di ali completamente mobili e funzionali in grado di sorreggerlo in volo, ma era privo di una particolare parte dell’orecchio interno deputata al riconoscimento degli ultrasuoni. Il fossile non possiede la struttura cocleare utilizzata dagli odierni pipistrelli per la ecolocalizzazione: ciò suggerisce quindi che la capacità di volare si sia sviluppata molto prima rispetto alla possibilità di vedere nella completa oscurità prede e ostacoli.

Con i suoi 52 milioni di anni, il fossile di Onychonycteris finneyi – su cui sono state svolte le ricerche – è a oggi l’esemplare di pipistrello più antico conosciuto e catalogato dall’uomo.