Il cambiamento del clima lascerà il segno anche sui grandi incendi stagionali

incendioIl surriscaldamento globale porterà a una sensibile variazione dell’attuale distribuzione dei grandi incendi che stagionalmente interessano alcune aree del Pianeta. A rivelarlo è una nuova ricerca, che getta nuove ombre sul futuro di numerosi ecosistemi in cui gli incendi rivestono un ruolo primario per i cicli di vita di flora e fauna.

Per causare un incendio di grandi dimensioni la Natura ha generalmente bisogno di ben pochi ingredienti: vegetazione estremamente disidratata, molto calore e un’estate particolarmente ventosa. Nonostante il meccanismo possa apparire semplice, in numerosi anni di studi i ricercatori si sono resi conto di quanto sia difficile prevedere con certezza l’esatto periodo in cui un incendio devasterà una data area del Pianeta. Le equazioni che tentano di prevedere tali fenomeni si basano in genere su un alto numero di variabili, ma si rivelano spesso insufficienti per formulare una previsione attendibile.

Per nulla scoraggiato dall’attuale stato dell’arte nella previsione dei grandi incendi, il ricercatore Max Moritz (University of California, Berkeley – USA) ha analizzato insieme ai suoi colleghi i dati forniti dai satelliti sui principali incendi su scala globale degli ultimi 10 anni. Il team di ricerca ha poi diviso le zone del mondo in due grandi categorie: quelle solitamente libere da grandi incendi e quelle che stagionalmente subiscono un incendio di grandi proporzioni.

Terminata la suddivisione, Moritz e colleghi si sono dedicati alla seconda categoria inserendo nel loro studio numerose variabili come: ammontare della vegetazione, caratteristiche delle aree climatiche, probabilità dell’insorgenza di piccoli incendi a causa dell’opera dell’uomo o di eventi naturali come i fulmini. I dati raccolti sono stati poi integrati all’interno di un grande modello matematico, elaborato nel corso degli ultimi anni per prevedere le conseguenze dovute al progressivo surriscaldamento del pianeta dovuto alle emissioni di gas serra.

Le impressionanti colonne di fumo causate dai principali incendi (in rosso) lungo la costa della California del Sud. (credit: NASA)
Le impressionanti colonne di fumo causate dai principali incendi (in rosso) lungo la costa della California del Sud. (credit: NASA)

Stando ai risultati forniti dal modello matematico, e pubblicati sulla rivista scientifica PLoS ONE, circa il 25% delle terre emerse registreranno un sostanziale cambiamento nell’attuale distribuzione dei grandi incendi nel corso dei prossimi 30 anni. Circa il 9% delle terre, comprendenti aree come la Scandinavia e gli Stati Uniti nord-occidentali, registreranno un aumento degli incendi, mentre il 19% delle terre (tra cui Stati Uniti del sud, Africa centrale e Canada) registreranno una notevole riduzione degli incendi.

Secondo i ricercatori, lo squilibrio nelle aree soggette ai grandi fuochi stagionali potrà rivelarsi tutt’altro che positivo nel medio periodo. In molte aree, come in California, gli incendi naturali preparano il terreno per le nuove piante, arricchendo il suolo con numerosi nutrienti necessari per parte della flora e di conseguenza per la fauna.

Lo studio di Mortiz e colleghi costituisce la prima ricerca organica sui possibili cambiamenti dei grandi incendi stagionali su scala globale. La Terra è una “macchina” estremamente complessa, con ecosistemi che si sorreggono a vicenda e che consentono la vita di un incredibile numero di specie animali e vegetali. Il surriscaldamento del Pianeta rischia di compromettere i normali cicli della Natura, e anche le previste variazioni dei grandi incendi sembrano ormai disegnare un futuro dalle tinte molto fosche.

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