Le angiosperme conquistarono il Pianeta grazie alle loro foglie

fogliaLe angiosperme sono le piante più diffuse al mondo e contano diverse centinaia di migliaia di specie diverse. Ma come ha fatto questa divisione di piante a colonizzare così efficacemente buona parte del mondo?

Per lungo tempo scienziati ed esperti di botanica hanno attribuito questo successo planetario ai fiori delle angiosperme e agli efficaci sistemi per veicolare i pollini tramite gli insetti, gli animali e le condizioni atmosferiche. Una recente ricerca potrebbe ora sovvertire tale impostazione, spostando l’attenzione dei ricercatori verso le foglie. Secondo un gruppo di studiosi, infatti, le angiosperme avrebbero vinto la competizione con le altre piante grazie al maggior numero di nervature sulle loro foglie.

Nel corso degli ultimi anni, Timothy Brodribb (University of Tasmania, Australia) e Taylor Feild (University of Tennessee) hanno analizzato le foglie e i loro sistemi per trasportare l’acqua ai tessuti. I due ricercatori hanno così notato che le foglie delle prime angiosperme erano dotate di un numero particolarmente ridotto di nervature rispetto alle angiosperme dei periodi successivi. Un contrasto notevole, che ha indotto la coppia di studiosi ad approfondire meglio la scoperta.

Attraverso un’analisi meticolosa, Brodribb e Feild hanno dimostrato l’importanza delle nervature delle foglie per i processi fotosintetici. Semplificando un poco, per crescere e prosperare le piante devono assorbire l’anidride carbonica attraverso delle aperture microscopiche presenti sulle loro foglie, delle piccole valvole chiamate stomi. Quando si aprono per effettuare gli scambi gassosi, gli stomi determinano una perdita di vapore acqueo che riduce l’idratazione della pianta. Dunque, se il sistema di trasporto dell’acqua attraverso le nervature è molto efficiente, la pianta riesce a mantenere meglio l’idratazione e può effettuare maggiori scambi gassosi e dunque migliorare i processi legati alla fotosintesi.

Partendo da questi presupposti, i ricercatori hanno cercato di capire se la presenza di un maggior numero di nervature abbia effettivamente accelerato il processo di colonizzazione del Pianeta da parte delle angiosperme. Brodribb e Feild hanno condotto il loro studio in 13 diversi paesi del globo nel corso degli ultimi sei anni, esaminando le nervature di 504 piante con fiori e di altre 225 piante, incluse 166 specie ormai estinte, rilevando le differenze emerse nelle foglie nel corso dei processi evolutivi dei vegetali analizzati. In uno studio parallelo, i due hanno anche analizzato gli scambi di anidride carbonica e acqua in 35 specie di piante in grado di produrre o non produrre fiori.

Le conclusioni, da poco pubblicate sulla rivista scientifica Ecology Letters, potrebbero condizionare sensibilmente gli attuali paradigmi. I ricercatori hanno rilevato nervature molto semplici e rade nei primi esemplari di angiosperme, ma circa 100 milioni di anni fa qualcosa iniziò a cambiare nella loro struttura: le nuove specie di angiosperme arrivarono ad avere nervature da due fino a dieci volte più fitte e numerose.

Stando alle stime fornite da Brodribb e Feild, una densità delle nervature tre volte superiore rispetto alle prime angiosperme avrebbe consentito alle piante di raddoppiare i processi fotosintetici. Questa divisione di piante sarebbe dunque cresciuta e si sarebbe diffusa con maggiore rapidità a scapito degli altri vegetali. L’abbondanza delle nervature sulle foglie combinata alla capacità delle angiosperme di diversificare le specie grazie ai fiori e ai pollini avrebbe dunque decretato il successo per queste piante e aperto le porte per la conquista del Pianeta.

La nuova prospettiva fornita dai due ricercatori non è solamente importante per comprendere meglio le dinamiche che portarono le angiosperme a prevalere. Lo studio sulla distribuzione e la densità delle nervature consentirà ai paleobotanici di ottenere maggiori informazioni dai fossili, producendo stime maggiormente affidabili sulle capacità fotosintetiche delle piante che popolavano la Terra milioni di anni fa.

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