Luna 40 anni fa: allunaggio con sopresa per l’Eagle

20 luglio 1969, mancano ormai poche ore all’allunaggio e la tensione a Houston e a bordo dell’Apollo 11 inizia a salire. Negli uomini che per anni hanno partecipato al progetto spendendo tutte le loro fatiche c’è la consapevolezza di essere osservati dal mondo intero e di non poter fallire.

Eagle in orbita intorno alla Luna (credit: Nasa.gov)
Eagle in orbita intorno alla Luna (credit: Nasa.gov)

A 95 ore dal lancio dalla Terra, e a circa 7 ore dall’allunaggio, Armstrong e Aldrin raggiungono il Modulo Lunare (Eagle) per effettuare un’accurata analisi di tutti i sistemi principali della piccola navetta che li porterà sulla Luna. I test sono meticolosi e seguiti passo passo dal centro di Houston, che ricontrolla a sua volta i dati provenienti dallo spazio. I tempi sono stretti e l’equipaggio si deve confrontare con la ciclica perdita delle comunicazioni dovuta al passaggio dietro la Luna.

A 100 ore e 12 minuti dal lancio dalla Terra, a un’altitudine pari a 116,5 km dalla Luna, Eagle si separa dal Modulo di Comando (Columbia). L’equipaggio si divide così per la prima volta, Collins rimane sul Columbia, mente Armstrong e Aldrin iniziano la loro avventura negli spazi ristretti e angusti del Modulo Lunare. La separazione tra Eagle e Columbia avviene in un momento di totale isolamento da Houston. A Terra l’attesa viene ben descritta dall’Apollo Control:

Questo è l’Apollo Control quando sono ormai 100 ore e 14 minuti. Siamo ora a meno di due minuti dal recupero dei contatti con la navicella dopo la sua tredicesima rivoluzione. Quando avremo notizie dal Modulo Lunare dovrebbe essersi già separato dal Modulo di Comando e Servizio.

E  così è, pochi minuti dopo la tensione viene stemperata da un messaggio dall’Eagle:

– L’Eagle ha le ali.
– Ricevuto.
– Sembra vada tutto bene.
– Ricevuto, Neil.

A 101 ore e 36 minuti per Eagle e il suo equipaggio inizia la difficile procedura di avvicinamento al suolo lunare. Tutto sembra procedere per il meglio, ma quando inizia la seconda fase della discesa a 102 ore e 38 minuti Armstrong e Aldrin si accorgono di essere “lunghi”, ovvero di essere su una traiettoria che li porterà ad atterrate più a ovest del punto prestabilito per l’allunaggio. La drammaticità del momento viene ulteriormente acuita da alcuni inaspettati malfunzionamenti del computer di bordo, che fatica a elaborare correttamente la grande mole di dati. Houston conferma l’anomalia, ma secondo i tecnici la discesa può avvenire ugualmente in relativa sicurezza.

Armstrong decide di osservare nuovamente il suolo lunare in avvicinamento e si rende conto che il computer sta puntando verso un’area densa di sassi a poca distanza da un cratere dal poco invitante diametro di 400 metri. La procedura di allunaggio è in corso, occorre prendere una decisione e il prima possibile.

Armstrong decide così di prendere i comandi semi-automatici dell’Eagle e, guidato da Aldrin che gli legge ad alta voce le informazioni su altitudine e velocità, tenta un allunaggio quasi del tutto manuale e non previsto da Houston. Il mondo ascolta le comunicazioni tra Eagle e Terra con il fiato sospeso.

Dopo alcuni istanti di silenzio, dalla Luna giunge la voce di Neil Armstrong:

– Houston, qui è la base Tranquillità. L’Eagle è atterrato.

Sono le ore 20,  17 minuti e 40 secondi UTC del 20 luglio 1969. L’uomo è sulla Luna. In Italia sono le 22 e 17 minuti.

A Houston si torna a respirare:

– Ricevuto, Tranquillità. Avete una bella quantità di gente che stava per diventare blu. Ora stiamo respirando di nuovo. Grazie mille.

Qualche ora di attesa e per Armstrong e Aldrin sarà tempo di sgranchirsi le gambe con una bella passeggiata lunare.