Luna 40 anni fa: saluto in TV dallo spazio

23 luglio 1969, dopo aver prodotto alcuni filmati nei giorni precedenti per mostrare la vita a bordo ai telespettatori, alle 18 UTC circa (le 20 in Italia) l’equipaggio dell’Apollo 11 va in onda sui teleschermi di mezzo mondo per un collegamento televisivo dallo spazio.

Per la prima volta, i tre astronauti hanno modo di formulare un breve discorso per ricordare l’importanza della missione svolta, l’emozione per aver messo piede sul suolo lunare e la trepidazione per le ultime ore nel Cosmo prima di toccare nuovamente terra. La Terra.

L’apertura della trasmissione spetta a Neil Armstrong, il primo uomo ad aver passeggiato sulla Luna:

Neil Armstrong (credit: nasa.gov)
Neil Armstrong (credit: nasa.gov)

Buonasera. Chi vi parla è il comandante dell’Apollo 11. Cento anni fa, Jules Verne scrisse un libro circa un viaggio verso la Luna. La sua nave spaziale, Columbia, decollò dalla Florida e atterrò nell’Oceano Pacifico, dopo aver compiuto un viaggio sulla Luna. Ci sembra giusto condividere con voi alcune riflessioni dell’equipaggio mentre la Columbia dei giorni nostri completa il suo rendezvous con il pianeta Terra e raggiungerà il medesimo Oceano Pacifico domani.

Il comandante passa così il microfono a Michael Collins:

Michael Collins (credit: nasa.gov)
Michael Collins (credit: nasa.gov)

Il nostro viaggio verso la Luna potrebbe essere apparso facile e tranquillo. Vorrei però dire che non è stato un gioco. Il vettore Saturno V che ci ha portati in orbita è una macchina estremamente complessa. E ogni pezzo di quella macchina ha lavorato senza dare problemi. Il computer qui, sopra la mia testa, ha un vocabolario di 38mila parole. Ogni parola è stata accuratamente scelta per essere la più utile per noi, l’equipaggio. L’interruttore che ho ora nella mia mano ha circa 300 suoi omologhi qui nel modulo di comando. C’è un solo design per tutti gli interruttori. Inoltre, ci sono miriadi di circuiti, leve, asticelle e altri controlli a essi collegati.

Il motore SPS, il nostro motore a reazione più grande collocato al fondo del modulo di servizio, ha dovuto funzionare bene per forza altrimenti saremmo ancora imprigionati nell’orbita lunare. I paracadute sopra la mia testa dovranno lavorare perfettamente domani, o ci sfracelleremo nell’0ceano. Siamo sempre stati fiduciosi sul buon funzionamento di tutto l’equipaggiamento e continueremo a confidare sul suo buon funzionamento fino alla fine del volo. Tutto ciò è stato reso possibile grazie al sudore, al sangue e alle lacrime di molte persone. Prima di tutto gli operai statunitensi, che hanno messo insieme questo macchinario in fabbrica. In secondo luogo, il lavoro attento svolto dai diversi team di collaudo durante l’assemblaggio e la nuova serie di test dopo l’assemblaggio. E infine, il personale del Manned Spacecraft Center, sia nel management, che nella progettazione della missione, che al flight control e, ultimo ma non meno importante, il team del training.

Questa operazione ricorda in un certo senso il periscopio di un sottomarino. Tutto ciò che vedete siamo noi tre, ma al di sotto della superificie ci sono altre migliaia e migliaia di persone e a tutte loro vorrei dire grazie di cuore.

Tocca poi a Buzz Aldrin, il secondo uomo sulla Luna:

Buzz Aldrin (credit: nasa.gov)
Buzz Aldrin (credit: nasa.gov)

Buonasera. Mi piacerebbe parlarvi di alcuni dei principali aspetti simbolici di questo volo della nostra missione, Apollo 11. Ma abbiamo discusso gli eventi che sono accaduti negli ultimi due o tre giorni qui a bordo della navicella e siamo giunti alla conclusione che tutto questo è stato qualcosa di più di tre uomini in un viaggio verso la Luna. Più dello sforzo di un governo e dell’industria. Più degli sforzi di una singola nazione. Sentiamo che tutto questo rappresenta l’insaziabile curiosità di tutto il genere umano e la spinta a esplorare l’ignoto. La frase che Neil ha pronunciato l’altro giorno posando il proprio piede sulla superficie della Luna, “questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità”, credo riassuma molto efficacemente tutte queste sensazioni.

Abbiamo accettato la sfida di andare sulla Luna. Accettare questa sfida era inevitabile. La relativa facilità con la quale abbiamo portato a termine la nostra missione, credo, sia un tributo alla tempestività con la quale accettamo quella sfida. Oggi, sento che siamo pienamente in grado di accettare nuove sfide nell’esplorazione dello spazio.

Guardando indietro, siamo stati tutti particolarmente felici per le insegne che molto laboriosamente abbiamo scelto per la navicella, Columbia ed Eagle. Siamo stati particolarmente felici per l’emblema della nostra missione. Riprodurre l’aquila degli Stati Uniti, portare il simbolo universale di pace dalla Terra, dal pianeta Terra alla Luna: il ramo d’ulivo. È stata principalmente una decisione dell’equipaggio, quella di lasciare una replica di quel simbolo sulla Luna.

Personalmente, riflettendo sugli eventi degli ultimi giorni, mi torna in mente un verso del Libro dei Salmi: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?”.

La parola torna infine ad Armstrong che, più sinteticamente dei suoi compagni di viaggio, conclude il collegamento televisivo con la Terra:

La responsabilità di questa missione spetta prima di tutto alla storia e ai grandi della scienza che ci hanno preceduto in questo sforzo. Poi al popolo statunitense, che attraverso la sua volontà ci ha indicato i suoi desideri. Poi a quattro amministrazioni, e ai loro Congressi, per aver dato seguito a quella volonta, e infine all’agenzia e all’industria che hanno costruito la nostra nave spaziale, il Saturn, il Columbia, l’Eagle, il piccolo EMU, le tute spaziali e gli zaini che sono stati le nostre piccole navicelle spaziali sulla superficie della Luna.

Desideriamo ringraziare tutti quegli americani che hanno realizzato la nave spaziale, che hanno svolto l’assemblaggio, il design, i test e hanno messo i loro cuori e le loro capacità in questi macchinari. A quelle persone noi questa sera rivolgiamo uno speciale ringraziamento, così come a tutte quelle persone che ci stanno ascoltando e guardando stasera. Che Dio vi benedica. Buona notte dall’Apollo 11.

Pochi minuti dopo, il collegamento televisivo si interrompe mentre mancano ormai 158mila km circa alla Terra e 16 ore al rientro nell’atmosfera.

Una risposta a “Luna 40 anni fa: saluto in TV dallo spazio”

  1. La discesa del primo uomo sulla Luna è stato un grande evento.mi ricordo che insieme alla mia famiglia siamo stati incollati al TV fino alla mattina.Ma poi tutto è finito nei ricordi non è successo più niente.Avrei preferito che la sfida continuasse ,perchè l’uomo dovrà conquistare lo Spazio.La pace non c’entra ,l’uomo vuole accapararsi sempre nuovi territori,naturalmente i “nativi” non erano in sintonia e allora l’uomo bianco li ha mandati in Paradiso a morire in PACE ETERNA:

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