La rugiada sulle ragnatele ispira nuovi sistemi per la raccolta dell’acqua

La rugiada sulle ragnatele è una piccola opera d’arte naturale, ma quali sono i meccanismi che rendono possibile tale fenomeno? Alcuni ricercatori hanno provato a dare una risposta a questa domanda e le loro scoperte potrebbero portare alla creazione di nuovi materiali in grado di catturare l’acqua dall’aria.

Il team di ricerca ha analizzato le ragnatele create dai ragni della specie Uloborus walckenaerius, appartenente alla famiglia Uloboridae. Una serie di analisi realizzate al microscopio elettronico ha consentito di scoprire che la ragnatela modifica la propria struttura quando entra in contatto con l’acqua. L’umidità porta le piccole sezioni che costituiscono la trama della ragnatela ad annodarsi tra loro, creando una superficie nodosa discontinua. Le fibre che costituiscono la tela rimangono invece allineate tra un nodo e l’altro, dunque l’acqua vi scorre agevolmente sopra fino ad accumularsi in prossimità dei minuscoli nodi creati dall’umidità. Leggi tutto “La rugiada sulle ragnatele ispira nuovi sistemi per la raccolta dell’acqua”

Wasabi nell’aria, al fuoco!

credit: not foundL’isotiocianato di allile (CH2CHCH2NCS) è il primo responsabile del sapore particolarmente piccante di alcune salse come la senape e il wasabi, la pasta di color verde utilizzata per accompagnare il sushi. Oltre a essere un’ottima risorsa per la preparazione di numerosi piatti saporiti, il composto potrebbe presto rivelarsi un valido alleato degli individui con seri problemi di udito.

Partendo dai normali rivelatori per il fumo, una società giapponese ha realizzato un nuovo allarme antincendio in grado di riprodurre il forte odore del wasabi al posto del tradizionale avviso sonoro. In presenza di un incendio, il dispositivo emette isotiocianato di allile, mentre un LED di colore rosso inizia a lampeggiare per attirare ulteriormente l’attenzione. Il sistema odoroso si rivela molto utile per destare dal sonno gli individui con problemi di udito potenzialmente in pericolo a causa delle fiamme. Leggi tutto “Wasabi nell’aria, al fuoco!”

Challenger, 24 anni dopo un nuovo video dell’incidente

Nella mattina del 28 gennaio del 1986, lo Space Shuttle Challenger si disintegrava nei cieli della Florida ad appena 73 secondi dal lancio e dall’inizio della missione STS-51L. Un guasto a una guarnizione nella porzione inferiore del razzo a propellente solido destro portò a una violenta fuoriuscita di fiamme che, insieme alle notevoli forze aerodinamiche in atto, portò a un cedimento strutturale fatale per lo Shuttle e l’equipaggio.

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A distanza di 24 anni circa da quel tragico mattino, il Courier Journal di Louisville (Kentucky – USA) ha pubblicato un filmato amatoriale realizzato all’epoca dal videoamatore Jack R. Moss. Il video venne realizzato tra le abitazioni di un’area residenziale di Winter Haven, ma non fu mai diffuso dal suo autore. Lo scorso dicembre, a una settimana circa dalla propria morte, l’88enne Moss ha deciso di donare il filmato allo Space Exploration Archive, una organizzazione non-profit di Lousiville.

Il documento video non ha subito alcuna forma di editing e rappresenta dunque fedelmente i tempi e la sequenza del tragico incidente, ma da un punto di vista nuovo rispetto alla riprese raccolte nel 1986 dalla NASA. L’audio del filmato, realizzato nel formato BETA, consente di ascoltare il dialogo tra Moss, la propria compagna e alcuni vicini intenti a osservare il lancio del Challenger. Dopo pochi secondi, l’autore del filmato nota qualcosa di strano e riceve conferme dai vicini, che probabilmente hanno già assistito ad altri lanci (quella di Moss è una seconda casa). Poco dopo giungono le prime conferme: lo Shuttle si è disintegrato nel corso del lancio.

In seguito all’incidente, il presidente Ronald Reagan decise di rimandare di una settimana il tradizionale discorso sullo stato dell’Unione e diede l’annuncio del disastro alla nazione, terminando il proprio messaggio con una citazione di John Gillespie Magee:

Non li dimenticheremo mai, né l’ultima volta li vedemmo, questa mattina, mentre si preparavano per il loro viaggio, salutavano e “fuggivano dalla scontrosa superficie della Terra” per “sfiorare il volto di Dio”.

Di corsa, ma a piedi nudi

Le scarpe da corsa alterano la nostra naturale andatura e in alcune circostanze potrebbero creare più danni che benefici all’organismo umano. A rivelarlo è un gruppo di ricercatori che ha da poco condotto un interessante studio sulle differenze tra la corsa a piedi nudi o con le scarpe. I risultati della ricerca potrebbero ora fornire nuovi elementi per comprendere alcuni stadi della nostra evoluzione verso la posizione eretta.

Insieme al proprio team di ricercatori, Daniel Lieberman (Harvard University – USA) ha studiato circa 200 corridori tra gli Stati Uniti e il Kenya creando un campione statistico molto variegato comprendente: volontari cresciuti utilizzando fin da piccoli le scarpe, volontari che hanno iniziato a utilizzare le scarpe solo in età adulta e volontari che non hanno mai indossato un paio di scarpe nella loro vita. Definito il gruppo, Lieberman ha condotto una serie di esperimenti che comprendevano la corsa con le scarpe o a piedi nudi, misurando di volta in volta l’andatura dei volontari e l’impatto della corsa sulle articolazioni. Leggi tutto “Di corsa, ma a piedi nudi”

Fine dei giochi: la NASA parcheggia Spirit

Niente da fare, Spirit non è riuscito a liberarsi dalla morsa delle sabbie marziane. Attraverso un messaggio pubblicato nella sezione Free Spirit, la NASA ha confermato l’impossibilità di sbloccare il rover nonostante i numerosi sforzi profusi dal team incaricato di liberare il celebre robot inviato su Marte. La decisione dell’ente spaziale americano giunge a un paio di mesi di distanza dalle prime manovre eseguite per rimettere in moto Spirit.

Il Rover Spirit (credit: NASA)
Il Rover Spirit (credit: NASA)

Nel corso degli ultimi sei anni, il rover ha fornito un’enorme serie di dati e informazioni sul suolo marziano, aiutando i ricercatori a comprendere meglio le caratteristiche del Pianeta Rosso. Ora per Spirit scatta il piano B, già previsto dagli esperti della NASA nel caso di un insuccesso: il dispositivo diventerà una stazione di rilevazione fissa e potrà fare affidamento sulla propria fotocamera panoramica e sul proprio spettrometro per inviare nuove informazioni verso la Terra. Ma prima di diventare una sorta di stazione meteo marziana, Spirit dovrà affrontare l’inverno. Leggi tutto “Fine dei giochi: la NASA parcheggia Spirit”

La voce dell’Antartide

Cosa sta accadendo in questo momento nelle profondità dell’Oceano Antartico? Per scoprirlo è sufficiente cliccare sul tasto play (il piccolo triangolo) qui sotto e mettersi all’ascolto dell’Antartide.

[audio:http://icecast.awi.de:8000/PALAOA.MP3]

I rumori che sentite provengono in diretta da sott’acqua e sono registrati da due idrofoni del PALAOA (PerenniAL Acoustic Observatory in the Antarctic Ocean), una stazione di rilevazione autonoma collocata sulla piattaforma di ghiaccio Ekström e alimentata grazie all’energia del vento e del sole. I dati rilevati dal PALAOA vengono poi inviati alla base tedesca in Antartide Neumayer, che a sua volta invia il segnale a un satellite che provvede a trasmetterlo all’Alfred-Wegener-Institut für Polar- und Meeresforschung in Germania. Leggi tutto “La voce dell’Antartide”