Perché a volte si forma la nebbia?

Con l’arrivo dell’autunno (quello meteorologico è iniziato il primo settembre, quello astronomico inizierà il 23) aumentano le probabilità di ritrovarsi immersi in un suggestivo, talvolta pericoloso, banco di nebbia. Ma perché a volte c’è nebbia?

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Per comprendere meglio questo fenomeno occorre introdurre il concetto di “punto di rugiada“, locuzione che indica semplicemente la temperatura alla quale il vapore acqueo presente in una data quantità di aria inizia a condensarsi. Tale fenomeno può essere condizionato dalla pressione atmosferica e dalla qualità stessa dell’aria. Generalmente, infatti, il vapore acqueo si condensa con maggiore velocità nell’aria inquinata grazie alla presenza della polvere; l’aria pura contiene una quantità superiore di acqua sotto forma di vapore.

Numerose condizioni atmosferiche possono portare alla formazione della nebbia. Questa può, per esempio, formarsi quando l’aria calda carica di vapore acqueo entra a contatto con l’aria più fredda a livello del suolo. Il vapore acqueo si raffredda e si condensa formando tante minuscole goccioline d’acqua che rifrangono la luce e danno quella colorazione opaca e lievemente lattiginosa tipica del fenomeno.

Non è dunque insolito vedere la nebbia mentre si alza lentamente dai fiumi, dalle aree lacustri o paludose e nelle valli particolarmente umide, zone nelle quali l’aria contiene una quantità maggiore di vapore acqueo formatosi durante il giorno a causa dell’evaporazione dell’acqua. Di notte e di prima mattina, l’aria fredda (più pesante) scende verso il suolo e fa sì che il vapore acqueo si condensi in tante piccole goccioline quando viene raggiunto il punto di rugiada.

A seconda del raffreddamento subito, la nebbia può assumere diversi nomi. Quella descritta sopra viene identificata come “nebbia da evaporazione” ed è solitamente la più comune nel periodo tra l’autunno e l’inverno. La “nebbia da irraggiamento” è tipicamente autunnale, si esaurisce col primo mattino ed è causata dal raffreddamento del suolo dopo il tramonto in condizioni di cielo sereno. Il calore ceduto nell’aria più vicina al suolo porta alla condensazione e dunque alla nebbia, solitamente leggera e poco opaca.

Tra le tante, altre tipologie sono la “nebbia da precipitazione”, che si forma a causa di una precipitazione atmosferica, e la “nebbia ghiacciata” che si verifica di norma nelle sole aree dei poli a temperature intorno ai -30 °C quando le goccioline d’acqua congelano a mezz’aria formando degli impalpabili cristalli di ghiaccio.

Da affascinante fenomeno meteorologico, la nebbia può tramutarsi in un pericoloso nemico, specie per chi è alla guida di un autoveicolo. Oltre a moderare la velocità in caso di nebbia è sempre opportuna una raccomandazione: mai utilizzare i fari abbaglianti. Le luci così intense e dirette aumentano il fenomeno della rifrazione causata dalla miriade di goccioline d’acqua sospese nell’aria, trasformando la nebbia in un muro bianco impenetrabile alla vista. Meglio affidarsi ai fendinebbia, che illuminano il manto stradale direzionando la luce verso il basso, riducendo il fenomeno della rifrazione.