Quando i delfini deviano i loro click

delfinoI delfini, e i loro simili che utilizzano le onde sonore per comunicare e orientarsi in acqua, sono in grado di deviare le emissioni dei loro sonar unendo due suoni insieme. A rivelarlo è un gruppo di ricerca, che ha recentemente approfondito le tecniche di comunicazione e navigazione di alcuni membri della famiglia dei delfinidi.

I ricercatori sanno ormai da tempo che gli odontoceti – il sottordine dei cetacei che comprende delfini, capodogli e orche – utilizzano il loro sonar come navigatore e valido sistema di orientamento durante la caccia. Attraverso un sistema che ricorda quello dei pipistrelli, questi animali emettono alcuni suoni ad alta frequenza (i click) le cui onde vengono rimbalzate dagli oggetti che incontrano lungo il loro cammino consentendo agli odontoceti di rilevare ostacoli o prede davanti a loro. Fino a ora, i biologi credevano che i click potessero essere inviati solamente nella direzione in cui era orientata la testa dell’animale, come avviene con i fari delle automobili.

Nel 2008, però, un gruppo di ricerca guidato da Patrick Moore (Space and Naval Warfare Systems Command della marina statunitense) scoprì come alcune specie di delfini fossero in grado di lanciare i loro click sia a destra che a sinistra con una inclinazione massima di 20 gradi rispetto alla posizione del loro muso senza muovere la testa. Una scoperta molto importante, anche se Moore non fu in grado di spiegare come facessero questi animali a direzionare i loro suoni ad alta frequenza.

delfinoecI ricercatori Marc Lammers e Manuel Castellote sembrano ora essere giunti a un passo dalla soluzione del curioso enigma legato ai delfini. Nello studio pubblicato sulla rivista scientifica Biology Letters, i due raccontano la loro esperienza con un beluga di nove anni, istruito a emettere un segnale di ecolocalizzazione a comando. I ricercatori hanno sfruttato questa particolarità per registrare e misurare con due microfoni i suoni emessi dal cetaceo: un microfono è stato posizionato difronte al beluga, mentre l’altro è stato collocato in modo tale da poter essere mosso intorno alla testa dell’animale.

Utilizzando questo ingegnoso sistema, Lammers e Castellote hanno così scoperto che il beluga produceva due distinti impulsi sonori a distanza di meno di un secondo. Dopo una serie di accurate rilevazioni, per scongiurare la possibilità che il doppio suono fosse captato dai microfoni per una mera eco all’interno della piscina del cetaceo, i due ricercatori sono giunti alla conclusione che la produzione di due suoni ravvicinati consenta di deviare il percorso dei click ampliando così il raggio di “visione” di alcuni cetacei.

La maggior parte dei delfini non è in grado di muovere il collo, dunque la possibilità di orientare anche lateralmente i click potrebbe consentire a questi animali di avere un maggiore controllo sull’ambiente marino che li circonda. Lo studio al momento ha dimostrato la presenza di due distinti suoni, prodotti da due differenti organi di fonazione, ma non ha ancora messo chiaramente in evidenza un legame diretto con l’effettiva capacità dei delfini di allargare il loro campo acustico deviando le loro onde sonore.

Il segreto di questi cetacei è ancora ben custodito…