Risultati incoraggianti per i vasi sanguigni creati in laboratorio

Sezione di un vaso sanguigno (credit: hypertension.ca)
Sezione di un vaso sanguigno (credit: hypertension.ca)

Si stanno rivelando molto efficaci i primi vasi sanguigni sperimentali realizzati con le cellule dei pazienti sottoposti ciclicamente all’emodialisi. I nuovi vasi sanguigni costituiscono il primo caso di innesto derivato totalmente dai tessuti del medesimo paziente e potrebbero eliminare l’incubo delle dolorose e pericolose reazioni immunitarie.

Quotidianamente, in tutto il mondo diversi milioni di persone con gravi insufficienze renali si sottopongono ai cicli di emodialisi per ripulire il loro sangue. Per rendere più rapida la procedura, i medici generalmente impiantano una fistola – ossia una congiunzione praticata tramite un vaso sanguigno tra una vena e una arteria – nel braccio del paziente, per consentire così al sangue di fluire all’esterno verso il rene artificiale (il macchinario che ripulisce il sangue) e di rifluire poi nel normale circolo sanguigno del dializzato.

L’impianto viene in genere realizzato utilizzando una vena del paziente, che col tempo tende però a degradarsi obbligando spesso i medici a dover utilizzare materiali sintetici che possono innescare numerose reazioni immunitarie – spesso molto dolorose – o compromettere il normale flusso del sangue verso il rene artificiale durante l’emodialisi.

Intenzionati a realizzare impianti maggiormente naturali, i ricercatori del Cytograft Tissue Engineering di Novato (California – USA), guidati da Todd McAllister, hanno elaborato un ingegnoso sistema per creare i vasi sanguigni per gli impianti partendo dalle cellule degli stessi pazienti. Per prima cosa, il team di ricerca ha prelevato da un paziente alcuni fibroblasti, le cellule del tessuto connettivo, e li ha “spalmati” su un foglio appositamente trattato per favorire la moltiplicazione cellulare. Successivamente, il foglio di fibroblasti è stato arrotolato su sé stesso, stimolando la produzione all’esterno del tubo di due proteine (collagene ed elastina) da parte delle cellule per rinforzare l’intera struttura cellulare.

Foglio di fibroblasti (credit: cytograft.com)
Foglio di fibroblasti (credit: cytograft.com)

I fibroblasti possono però trasformarsi in cellule muscolari lisce, un particolare non indifferente poiché tale proprietà rischia di occludere i nuovi vasi sanguigni realizzati. I ricercatori hanno così deciso di rimuovere i fibroblasti dall’interno del “rotolo”, lasciando solamente la struttura proteica; dopodiché hanno realizzato un nuovo foglio di fibroblasti e lo hanno avvolto all’esterno dell’impalcatura cilindrica costituita dalle proteine, sufficientemente fitta e resistente per impedire alle cellule di intrufolarsi all’interno del cilindro e di causarne un’occlusione. Infine, il team di ricerca ha inserito nella parte interna del vaso sanguigno uno strato di cellule endoteliali per favorire il passaggio del sangue.

Il frutto del lavoro certosino di McAllister e colleghi è stato poi impiantato in dieci pazienti sottoposti ciclicamente all’emodialisi. In tre casi, i nuovi impianti hanno cessato di funzionare dopo appena tre mesi, in due casi i pazienti non hanno portato a termine tutti i test per motivi clinici non legati ai nuovi vasi sanguigni. Negli altri cinque casi, racconta il gruppo di ricerca in un articolo sulla rivista scientifica The Lancet, gli impianti di nuova generazione hanno funzionato normalmente e sono durati da 6 a 20 mesi senza causare reazioni immunitarie da parte dei pazienti. Un risultato molto incoraggiante se si pensa che, mediamente, gli impianti sintetici per l’emodialisi hanno una durata che difficilmente supera i 12 mesi.

I vasi sanguigni ottenuti dal tessuto degli stessi pazienti sembrano essere dunque molto promettenti, ma occorrerà probabilmente ancora molto tempo prima di un loro definitivo impiego clinico. La procedura per creare un solo vaso sanguigno è molto costosa e richiede circa nove mesi per essere portata a termine. Il team di ricerca si troverà ora dinanzi alla difficile sfida di accelerare i tempi per la produzione dei vasi e di ridurne sensibilmente il costo.

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