Quando gli Appalachi gelarono il mondo

La formazione  della catena montuosa degli Appalachi causò una glaciazione così intensa da portare all’estinzione i due terzi delle specie che popolavano la Terra. Secondo un gruppo di ricercatori, infatti, le montagne assorbirono buona parte dei gas serra congelando così il nostro pianeta.

credit: nacis.org
credit: nacis.org

La catena degli Appalachi si estende per oltre 1500 chilometri nel Nord America tra lo Stato della Georgia e il Maine. Circa 460 milioni di anni fa, questa ampia zona fu l’epicentro di una delle più violente attività vulcaniche nella storia della Terra. Il lembo orientale di quella che col tempo sarebbe diventata la placca nordamericana scavalcò il bacino di un antico oceano, dando così vita a una serie di vulcani nella zona compresa tra lo Stato di New York e il New England. Quei vulcani produssero ingenti quantità di lava che progressivamente diedero vita a una vera e propria catena montuosa paragonabile alle Alpi. Leggi tutto “Quando gli Appalachi gelarono il mondo”

Come si fa il ghiaccio secco?

Il ghiaccio secco è costituito da anidride carbonica a bassa temperatura. Generalmente, un blocco di ghiaccio secco ha una temperatura superficiale intorno ai -78,5 °C, ma molto dipende dai fattori esterni come temperatura, pressione e grado di umidità dell’ambiente. A differenza del ghiaccio ottenuto dall’acqua, il ghiaccio secco non fonde, ma sublima: passa cioè dallo stato solido a quello gassoso, rilasciando anidride carbonica.

Ghiaccio secco (credit: pending)

Queste caratteristiche rendono il ghiaccio secco una soluzione ideale per mantenere a temperature estremamente basse la merce durante  un trasporto. La sublimazione esclude la possibilità che si formino residui liquidi, che potrebbero contaminare i beni trasportati, e un semplice sistema di aspirazione nel mezzo di trasporto scongiura la possibilità che l’ambiente si saturi di anidride carbonica.

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L’aumento di anidride carbonica potrebbe condannare a morte le barriere coralline

coralloSi moltiplicano le ricerche scientifiche sugli effetti dell’aumento dei gas serra sugli ecosistemi marini, a testimonianza di quanto sia precario lo stato di salute del nostro Pianeta. Le alte emissioni di anidride carbonica iniziano a danneggiare seriamente la vita marina a causa dell’innalzamento delle temperature e del costante aumento dell’acidità delle acque di mari e oceani. Non ha dubbi in proposito un gruppo di ricercatori che ha da poco portato a termine uno studio su alcune coste del Mar Rosso per valutare l’impatto dell’aumento di temperatura e acidità dei mari sui coralli.

Come è ormai noto da tempo, il progressivo riscaldamento dei mari può condizionare sensibilmente il metabolismo del corallo. Le alte temperature possono infatti portare allo sbiancamento dei coralli, un fenomeno distruttivo che compromette seriamente gli ecosistemi delle barriere coralline fino a farle scomparire. Inoltre, i microorganismi che costruiscono progressivamente il corallo patiscono una eccessiva acidità dell’acqua marina, dovuta all’assorbimento da parte dei mari dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Leggi tutto “L’aumento di anidride carbonica potrebbe condannare a morte le barriere coralline”

Foresta Amazzonica trasformata in sorgente di CO2 dalla siccità

La foresta Amazzonica è una risorsa fondamentale per ripulire l'aria dai gas serra e diminuire l'impatto del surriscaldamento globaleLe cattive notizie provenienti dalla Foresta Amazzonica sembrano purtroppo non mancare mai. Un gruppo di ricercatori, impegnati in uno studio pluriennale per monitorare la salute della famosa foresta pluviale, è giunto a una scoperta sorprendente e a tratti inquietante. La grave siccità registrata nella zona nel 2005 non ha solo ristretto la capacità della Foresta Amazzonica di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera, ma ha anche determinato la morte di così tanti alberi da rendere negativo il bilancio nelle emissioni di alcune sue aree, che dunque emettono ora più CO2 di quanto siano in grado di assorbirne.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science e lanciano nuove ombre sulla capacità delle foreste pluviali di essere costantemente degli spazzini dell’aria. Durante la loro crescita, le foreste pluviali possono generalmente assorbire quantità considerevoli di anidride carbonica dall’atmosfera, arrivando a prelevare anche 1,8 miliardi di tonnellate del pericoloso gas all’anno, circa un quinto di tutte le emissioni derivanti dai combustibili fossili.  Se però gli alberi non sono in salute, il loro utilizzo di CO2 diminuisce e di molto, trasformando in alcuni casi le foreste stesse in produttori di gas serra. Leggi tutto “Foresta Amazzonica trasformata in sorgente di CO2 dalla siccità”

Surriscaldamento globale millenario

global warmingL’umanità dovrà affrontare un futuro poco felice se continuerà a immettere gas serra nell’atmosfera. Secondo un gruppo di ricercatori, infatti, gli effetti causati dall’inquinamento atmosferico si protrarranno per un tempo molto più grande del previsto. Mentre le quantità di anidride carbonica tardano a diminuire, il clima sembra essere destinato a cambiare molto lentamente ma in maniera inesorabile nel corso dei prossimi secoli: i cambiamenti registrati tra cento anni potrebbero dunque essere ancora in atto tra un millennio.

A rivelare le ultime sconfortanti novità sul clima è la rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, che ha da poco pubblicato una ricerca di Susan Solomon del National Oceanic and Atmospheric Administration’s Earth System Research Laboratory (Colorado – USA). Insieme ai suoi collaboratori, la ricercatrice ha utilizzato due tipologie di modelli matematici su scala secolare e millenaria per calcolare le possibili reazioni del clima nell’anno 3000. I risultati ottenuti sembrano essere a dir poco scoraggianti.

Il team ha rilevato come due processi climatici siano destinati a confrontarsi determinando un sostanziale mantenimento del picco di temperatura, previsto per la fine del secolo in corso, fino all’anno 3000. Il lento riassorbimento dell’anidride carbonica da parte degli oceani tende infatti ad attenuare il surriscaldamento globale, ma l’altrettanto lento assorbimento del calore atmosferico da parte degli oceani tende invece a compensare la perdita di anidride carbonica nell’atmosfera. I due processi sembrano dunque destinati a mantenere un equilibrio deleterio per il Pianeta, che potrebbe mantenere così gli 1,5 – 4 °C in più previsti per la fine del secolo fino all’anno 3000. Leggi tutto “Surriscaldamento globale millenario”

Aumenta la produzione di Co2 sul nostro Pianeta

Un team internazionale di ricercatori ha svolto una recente analisi per verificare con quanta rapidità l’atmosfera terrestre sia in grado di assorbire l’anidride carbonica (CO2), il gas serra più diffuso in termini di volume – e le notizie non sono per niente buone.
La costante crescita delle economie mondiali emergenti sta causando un considerevole e inatteso aumento di CO2 nell’aria, ben oltre le previsioni maggiormente pessimistiche formulate negli ultimi anni.

Il clima globale terrestre si è surriscaldato nello scorso secolo, particolarmente nel corso degli ultimi 40 anni. Secondo il team di ricerca internazionale le responsabilità maggiori sarebbero da ricondurre all’attività umana, che negli ultimi decenni ha aumentato considerevolmente i livelli di CO2, ma anche di metano e altri fluorocarburi. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, le attività dell’uomo sarebbero la causa principale dell’attuale surriscaldamento globale.

Nel corso degli ultimi cinquanta anni, gli scienziati hanno monitorato con particolare attenzione i cambiamenti nell’atmosfera e sono stati in grado di realizzare complessi modelli matematici e computerizzati, utili per creare proiezioni su ciò che potrebbe accadere al pianeta con i correnti livelli di emissione di CO2. I dati raccolti negli ultimi anni hanno letteralmente shockato i ricercatori. Ciò che sta accadendo in questi ultimi anni nel mondo reale sta superando di gran lunga i modelli matematici maggiormente pessimistici.

Modello molecolare dell’anidride carbonica [photo credit: Wikipedia]Le sconcertanti conclusioni del team internazionale, composto da dieci ricercatori, sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
La concentrazione nell’atmosfera di particelle legate al carbone aumenta di circa 1,93 parti per milione all’anno, con un trend di crescita mai registrato prima da quando, nel 1959, gli scienziati iniziarono a registrare le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Negli anni ’80 il livello medio era pari a 1,58 parti per milione, negli anni ’90 era invece di 1,49 parti per milione.

“Le proiezioni sull’utilizzo energetico e le emissioni di CO2 degli scorsi anni non potevano certe tener conto della rapida crescita dell’economia di quest’ultimo decennio” ha dichiarato il prof. Gregg Marland, coautore della ricerca e ricercatore all’Oak Ridge National Laboratory (Tennessee – USA). “Nei prossimi anni il trend di crescita andrà monitorato con estrema precisione, così da poterne determinare future evoluzioni”.
Gli autori della ricerca invitano a non sottovalutare ancora una volta questi impressionanti dati. Non possiamo permetterci di temporeggiare ancora a lungo, la rimozione freudiana del problema non ha portato a nulla di buono finora… e potrebbe ormai essere troppo tardi.