I primi esseri umani non erano grandi arrampicatori, colpa delle caviglie

Scimpanzé (credit: Anne Fischer)
Scimpanzé (credit: Anne Fischer)

Benché discendessero dalle scimmie, sembra proprio che i primi esseri umani non fossero molto abili nell’arrampicarsi sugli alberi. A rivelarlo è un nuovo studio accademico, che potrebbe presto portare una parola definitiva su una diatriba che da tempo divide la comunità scientifica.

Secondo i ricercatori, gli scimpanzé e gli umani iniziarono a seguire strade evolutive distinte intorno ai 5 – 7 milioni di anni fa. Non si sa ancora molto su che cosa sia accaduto nel periodo che portò alla nascita dei primi ominidi: secondo parte della comunità scientifica i primi esemplari del genere umano vivevano principalmente sugli alberi, sfruttando la particolare conformazione delle loro dita per arrampicarsi facilmente sui rami, mentre per altri studiosi il fisico dei nostri lontani antenati era ormai differenziato dalle scimmie e dunque consentiva già una vita prevalentemente a terra. Leggi tutto “I primi esseri umani non erano grandi arrampicatori, colpa delle caviglie”

Un’alga più vecchia del previsto mette in crisi gli evoluzionisti

Volvox aureus
Volvox aureus

L’unione fa la forza, e anche la scienza lo conferma. Se le prime cellule che popolarono il nostro pianeta non avessero iniziato ad unirsi e organizzarsi, dando vita a organismi complessi, non si sarebbe verificata una piena evoluzione e oggi la Terra sarebbe probabilmente una landa desolata come tanti altri corpi celesti.

Una nuova ricerca ha da poco messo in luce come le cellule di una particolare alga, Volvox, abbiano imparato a collaborare tra loro molto prima di quanto ipotizzato fino ad ora. Se così fosse, questi particolari organismi potrebbero comportare una retrodatazione dell’inizio dei processi evolutivi di diversi milioni di anni. La controversa scoperta potrebbe dunque portare a una revisione dell’attuale suddivisione temporale legata all’evoluzione di alcune specie.

L’alga Volvox è oggetto di studio da parte dei ricercatori ormai da diverso tempo. Nel corso degli anni Settanta del secolo scorso, alcuni studi suggerirono come le cellule di questa alga verde si fossero specializzate tra i 50 e i 75 milioni di anni fa. Un processo evolutivo iniziato dunque più di un miliardo di anno dopo la nascita dei primi organismi multicellulari, e dunque un ottimo terreno di studio per comprendere i segreti dell’evoluzione. Leggi tutto “Un’alga più vecchia del previsto mette in crisi gli evoluzionisti”

Un virus è il segreto del veleno delle vespe

Vespa paralizza un bruco (credit: Wikimedia)
Vespa paralizza un bruco (credit: Wikimedia)

Non è una pratica molto piacevole, ma assicura la prosecuzione di numerose specie di vespe. Sono infatti diverse centinaia le specie di vespe che depositano le loro uova all’interno dei bruchi, iniettando nel loro organismo alcune tossine paralizzanti che consentono alla larve delle vespe di cibarsi di chi le ospita senza correre rischi. Per diverso tempo i ricercatori hanno cercato di capire la tipologia e l’origine di queste tossine senza giungere però a nessun risultato significativo. Ora, però, un nuovo studio sembra aver dimostrato come queste tossine derivino da un particolare virus che infettò le vespe milioni di anni fa.

Utilizzando il microscopio elettronico, già nel corso degli anni Settanta un gruppo di ricercatori aveva scoperto alcune caratteristiche delle tossine utilizzate dalle vespe per conferire la paralisi. Considerata la natura dei loro componenti, venne naturale classificarle come virus e chiamarle polidnavirus, una decisione che sollevò un ampio e acceso dibattito nella comunità scientifica.

Successive analisi sulle caratteristiche genetiche rivelarono che le istruzioni per creare i componenti delle tossine erano comuni al DNA di numerose specie di vespe, ma non implicavano la presenza di molecole generalmente utilizzate dai virus per moltiplicarsi e colonizzare un organismo. Alcuni ricercatori giunsero così alla conclusione che non si potesse trattare di un virus “indipendente” dalle vespe, ma di vere e proprie secrezioni codificate geneticamente. Leggi tutto “Un virus è il segreto del veleno delle vespe”

Sulle tracce di Charles Darwin

Il 12 febbraio di due secoli fa, nella cittadina britannica di Shrewsbury nasceva un uomo destinato a rivoluzionare la nostra visione del mondo. Quell’uomo era Charles Darwin.

Charles Darwin (1809 - 1882)
Charles Darwin (1809 - 1882)

Grazie alle sue intuizioni e alle numerose osservazioni condotte in alcune delle isole più remote del Pianeta, il famoso naturalista giunse alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento alla formulazione delle sue teorie sull’evoluzione e l’origine delle specie. Darwin, infatti, intuì che le specie vegetali e animali evolvono per la selezione naturale di alcune mutazioni, del tutto casuali ed ereditarie, che si rivelano utili per la prosecuzione della specie. Con le sue teorie, Darwin mise profondamente in discussione la Scienza del suo tempo, fornendo nuove evidenze sull’evoluzione stessa dell’uomo da un antenato comune anche ai primati e dunque non creato uguale e immutabile da una divinità.

Le iniziative per ricordare e divulgare l’opera del naturalista britannico a duecento anni dalla sua nascita sono innumerevoli, e naturalmente interessano anche il Web. Ecco qualche spunto per conoscere e approfondire il fondamentale apporto alla Scienza fornito da quella mente brillante che fu Charles Darwin. Leggi tutto “Sulle tracce di Charles Darwin”

Quattro ventose per un pipistrello

Il Madagascar è un vero e proprio paradiso in terra per gli etologi, che riescono spesso a identificare nuove specie animali endemiche dalle curiose caratteristiche e utili per comprendere i meccanismi legati all’evoluzione.

Oltre al camaleonte Brookesia, un simpatico rettile del quale parlammo qualche tempo fa, tra le specie più curiose dell’isola africana spicca il Pipistrello dai piedi a ventosa. Meglio noto come Myzopoda aurita, questo strano mammifero fu scoperto verso la fine degli anni ’70 del diciannovesimo secolo dalla zoologo francese Henri Milne-Edwards e dal suo collega naturalista Alfred Grandidier.

Pipistrello dai piedi a ventosa
Pipistrello dai piedi a ventosa

Questo particolare pipistrello si distingue per una inconsueta particolarità: le sue zampe terminano con una sorta di ventosa, a forma di ferro di cavallo, che gli assicura una migliore presa sulle superfici particolarmente lisce. Lungo poco meno di 6 centimetri e pesante meno di 10 grammi, il Myzopoda aurita utilizza le sue quattro ventose per aderire alle grandi foglie della rigogliosa vegetazione del Madagascar.

Nonostante sia stato scoperto più di un secolo fa, sulle abitudini di questo simpatico animale non esistono numerosi studi. Si sa che si nutre prevalentemente di insetti e che conduce una vita notturna, come molti altri suoi cugini al di fuori dell’isola.

Gli zoologi ritenevano si trattasse dell’unica specie appartenente al genere Myzopoda, ma si sbagliavano. Nel corso del 2007, infatti, una spedizione in Madagascar ha scoperto una nuova specie di Pipistrello dai piedi a ventosa, battezzata Myzopoda schliemanni. Secondo i ricercatori, una specie sarebbe con ogni probabilità l’evoluzione dell’altra, ma stabilire con certezza la specie d’origine non sarà molto semplice. I pipistrelli del genere Myzopoda sono considerati a rischio di estinzione come molte altre specie del Madagascar. L’isola sta subendo un costante e devastante disboscamento con notevoli conseguenze per la flora e per la fauna. Se il fenomeno continuerà ancora a lungo, il paradiso in terra degli etologi potrebbe presto sparire.

All’orangotango Bonnie piace fischiare da autodidatta

Deve essere stata una grande sorpresa sentire Bonnie fischiettare per la prima volta. Bonnie non è infatti una cantante di prima fila di un gruppo country, ma una femmina di orangotango di circa 30 anni ospite da tempo dello Smithsonian National Zoo negli Stati Uniti.

I ricercatori dell’importante istituzione non avevano idea che il primate sapesse fischiare, mentre pare lo sapessero bene alcuni custodi dello zoo, dai quali Bonnie ha appreso del tutto spontaneamente il segreto nel corso dei suoi anni di vita. L’importanza di questa scoperta in differita è notevole: la femmina di orangotango dello Smithsonian risulta essere il primo primate al mondo ad aver spontaneamente imitato i suoni prodotti da un’altra specie, e nel caso specifico dagli uomini.

Bonnie non è in grado di produrre una sequenza melodiosa di note, ma pare proprio si diverta a fischiettare. Se invitata a fischiare dai ricercatori, la lontana cugina del genere umano risponde felice soffiando l’aria tra le sue labbra e producendo così un suono. Per raccontare il dono di Bonnie, un gruppo di ricerca ha recentemente dedicato uno studio alla ospite dello zoo pubblicato sulla rivista scientifica Primates, documentando anche le sue doti da insegnante di musica. A quanto pare, infatti, la femmina di orangotango è riuscita a insegnare a un suo simile, Indah, a fischiare.

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