Enigma depressione: il gene della discordia

depressioneNon giungono buone notizie dal fronte della ricerca sulla depressione. Dopo una attena analisi di un precedente studio, un gruppo di ricercatori ha messo seriamente in dubbio la possibilità di un collegamento tra una variante genetica scoperta nel 2003 e l’insorgenza degli stati depressivi negli individui predisposti.

Circa sei anni fa,  attraverso l’analisi di 847 volontari il ricercatore Avshalom Caspi aveva scoperto che gli individui portatori di una versione corta (allele corto) del gene trasportatore della serotonina (un neurotrasmettitore implicato nella regolazione dell’umore) avevano molte più probabilità di entrare in stati depressivi rispetto a coloro con gli alleli lunghi. Si ipotizzava infatti che le condizioni avverse della vita potessero portare in qualche modo il gene a produrre meno serotonina, determinando così la depressione. Una scoperta rivoluzionaria, che portò molto ottimismo nella comunità scientifica, da tempo alla ricerca di cure più efficaci per contrastare gli stati depressivi.  Leggi tutto “Enigma depressione: il gene della discordia”

Il cuore umano produce nuove cellule, parola di carbonio-14

Muscolo cardiaco
Muscolo cardiaco

Il cuore umano continua a generare nuove cellule durante l’età adulta, anche se con estrema lentezza. L’importante scoperta giunge da una recente ricerca che ha consentito di riscontrare, per la prima volta, una effettiva rigenerazione cellulare del muscolo più importante del nostro organismo.

Fino a ora si sapeva, infatti, che il cuore fosse in grado di generare nuovi cardiomiociti (la base per costruire i suoi fasci muscolari) ma la crescita era stata osservata solamente in vitro e mai direttamente sul muscolo cardiaco. Le nuove evidenze portate all’attenzione della comunità scientifica dalla ricerca di Jonas Frisén (Karolinska Institute, Stoccolma – Svezia) sembrano dare una prima risposta agli interrogativi sulla rigenerazione del cuore, fugando alcuni dubbi sulle capacità del cuore di rinnovare i propri apparati cellulari. Leggi tutto “Il cuore umano produce nuove cellule, parola di carbonio-14”

Per le termiti, la sopravvivenza è una questione di famiglia

Reticulitermes speratus (credit: harvard.edu)
Reticulitermes speratus (credit: harvard.edu)

Le famiglie reali ci hanno spesso abituato a scandali da antologia, ma le termiti non sono certo da meno. Quando i due regnanti di un termitaio sono al comando da un po’ di tempo, al re viene la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e inizia ad accoppiarsi con le sue figlie per aumentare il numero di individui nella colonia. Un incesto pericoloso, poiché l’incrocio del medesimo DNA potrebbe portare a un indebolimento del termitaio, al quale le regine di una determinata specie di termiti hanno però posto rimedio.

Stando a una recente ricerca, infatti, la regina si riproduce dando vita a una nuova generazione con il suo stesso identico patrimonio genetico. In un certo senso possiamo dunque dire che quando il re del termitaio si accoppia con le sue figlie sta in realtà avendo un rapporto con la regina, per interposta termite.

Per comprendere la portata della scoperta occorre compiere un piccolo passo indietro. Generalmente, una colonia di termiti inizia a formarsi quando un re e una regina si mettono insieme dopo l’annuale lotta per l’accoppiamento e decidono di dar vita a una famiglia. All’inizio, la coppia reale provvedere alla creazione delle termiti operaie e di quelle soldato, che hanno il delicato compito di creare e mantenere in sicurezza il nido. Quando la colonia è sufficientemente grande, la regina e il re iniziano a produrre alcune termiti con le ali, che potranno dunque abbandonare la famiglia per andare a iniziare una nuova colonia per conto loro. Leggi tutto “Per le termiti, la sopravvivenza è una questione di famiglia”

Un’alga più vecchia del previsto mette in crisi gli evoluzionisti

Volvox aureus
Volvox aureus

L’unione fa la forza, e anche la scienza lo conferma. Se le prime cellule che popolarono il nostro pianeta non avessero iniziato ad unirsi e organizzarsi, dando vita a organismi complessi, non si sarebbe verificata una piena evoluzione e oggi la Terra sarebbe probabilmente una landa desolata come tanti altri corpi celesti.

Una nuova ricerca ha da poco messo in luce come le cellule di una particolare alga, Volvox, abbiano imparato a collaborare tra loro molto prima di quanto ipotizzato fino ad ora. Se così fosse, questi particolari organismi potrebbero comportare una retrodatazione dell’inizio dei processi evolutivi di diversi milioni di anni. La controversa scoperta potrebbe dunque portare a una revisione dell’attuale suddivisione temporale legata all’evoluzione di alcune specie.

L’alga Volvox è oggetto di studio da parte dei ricercatori ormai da diverso tempo. Nel corso degli anni Settanta del secolo scorso, alcuni studi suggerirono come le cellule di questa alga verde si fossero specializzate tra i 50 e i 75 milioni di anni fa. Un processo evolutivo iniziato dunque più di un miliardo di anno dopo la nascita dei primi organismi multicellulari, e dunque un ottimo terreno di studio per comprendere i segreti dell’evoluzione. Leggi tutto “Un’alga più vecchia del previsto mette in crisi gli evoluzionisti”

Un virus è il segreto del veleno delle vespe

Vespa paralizza un bruco (credit: Wikimedia)
Vespa paralizza un bruco (credit: Wikimedia)

Non è una pratica molto piacevole, ma assicura la prosecuzione di numerose specie di vespe. Sono infatti diverse centinaia le specie di vespe che depositano le loro uova all’interno dei bruchi, iniettando nel loro organismo alcune tossine paralizzanti che consentono alla larve delle vespe di cibarsi di chi le ospita senza correre rischi. Per diverso tempo i ricercatori hanno cercato di capire la tipologia e l’origine di queste tossine senza giungere però a nessun risultato significativo. Ora, però, un nuovo studio sembra aver dimostrato come queste tossine derivino da un particolare virus che infettò le vespe milioni di anni fa.

Utilizzando il microscopio elettronico, già nel corso degli anni Settanta un gruppo di ricercatori aveva scoperto alcune caratteristiche delle tossine utilizzate dalle vespe per conferire la paralisi. Considerata la natura dei loro componenti, venne naturale classificarle come virus e chiamarle polidnavirus, una decisione che sollevò un ampio e acceso dibattito nella comunità scientifica.

Successive analisi sulle caratteristiche genetiche rivelarono che le istruzioni per creare i componenti delle tossine erano comuni al DNA di numerose specie di vespe, ma non implicavano la presenza di molecole generalmente utilizzate dai virus per moltiplicarsi e colonizzare un organismo. Alcuni ricercatori giunsero così alla conclusione che non si potesse trattare di un virus “indipendente” dalle vespe, ma di vere e proprie secrezioni codificate geneticamente. Leggi tutto “Un virus è il segreto del veleno delle vespe”