I nuovi neuroni ottimizzano i ricordi

neuroni credit: bio.sci.osaka-u.ac.jpQuando alcuni anni fa i ricercatori appurarono che il cervello umano genera  neuroni anche in età adulta, una scoperta che cambiò buona parte del paradigma delle neuroscienze, numerosi scienziati iniziarono a interrogarsi sui compiti assolti da queste nuove cellule neuronali. Una recente ricerca sembra aver ora risolto l’enigma: i nuovi neuroni aiutano il cervello a cancellare gli ultimi scampoli dei vecchi ricordi nella memoria a breve termine per fare posto a nuove cose da ricordare.

Buona pare dei principali processi legati alla memoria avvengono nell’area dell’ippocampo. Semplificando un poco, in questa porzione del cervello i ricordi si accumulano per poi essere progressivamente eliminati o, nel caso di eventi di particolare rilievo, inviati verso specifiche aree della neocorteccia per diventare ricordi a lungo termine. Partendo da queste conoscenze, i ricercatori guidati da Kaoru Inokuchi (University of Toyama, Giappone) hanno cercato di comprendere il ruolo dei nuovi neuroni nel processo di trasferimento dei ricordi verso la neocorteccia. Leggi tutto “I nuovi neuroni ottimizzano i ricordi”

Neuroni a basso consumo energetico

La massa del cervello umano è pari generalmente al 2% dell’intera massa corporea, eppure consuma circa il 20% delle energie a disposizione di ogni individuo. Stando ai risultati di una recente ricerca, però, il nostro cervello è probabilmente meno ingordo di quanto ipotizzato: solo una piccola porzione di quel 20% viene infatti utilizzata per i segnali elettrici dei neuroni.

neuroni credit: bio.sci.osaka-u.ac.jp

I primi a elaborare una teoria organica sulla trasmissione dei segnali elettrici nei neuroni furono i ricercatori britannici Andrew Huxley e Alan Hodgkin verso la fine degli anni Trenta, studiando l’apparato neuronale dei calamari, molto più semplice di quello umano perché meno “miniaturizzato”. Dopo aver effettuato una lunga serie di misurazioni, i due scienziati elaborarono un modello secondo il quale l’energia richiesta per trasmettere un potenziale d’azione (banalizzando un poco, un impulso nervoso) all’interno di un assone (il filamento che fuoriesce da un neurone) di calamaro è da tre a quattro volte superiore rispetto alla quantità di energia che sarebbe necessaria se l’assone fosse perfettamente efficiente. In pratica, l’assone ha un’efficienza pari al 25% – 30%. Leggi tutto “Neuroni a basso consumo energetico”

Nella sostanza bianca la causa della prosopagnosia, la malattia dei volti

Schema delle principali aree del cervello (credit: Wikipedia EN)
Schema delle principali aree del cervello (credit: Wikipedia EN)

Un gruppo di ricercatori è riuscito per la prima volta a mappare l’interruzione nei circuiti neuronali che causa la prosopagnosia, un deficit percettivo ereditario del sistema nervoso centrale che impedisce a chi ne è affetto di riconoscere correttamente i volti delle persone. Grazie alle nuove rilevazioni, il team di ricerca è anche riuscito a fornire una prima possibile spiegazione biologica per la disfunzione.

La prosopagnosia colpisce circa il 2% della popolazione e condiziona pesantemente la vita degli individui che ne sono affetti, capaci di effettuare anche i compiti più difficili, ma impossibilitati a riconoscere molte delle persone (parenti, amici, colleghi, conoscenti) con cui si confrontano quotidianamente. Determinati a comprendere meglio le dinamiche della singolare patologia, un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University (Kings College, UK) e della Ben-Gurion University di Israele ha analizzato una serie di individui tra i 33 e i 72 anni utilizzando un sistema per la risonanza magnetica. Il team è così riuscito a mettere in evidenza un’area del cervello in cui avverrebbe il “cortocircuito” che impedisce il corretto riconoscimento dei volti.

La zona cerebrale incriminata sembra essere la sostanza bianca, i fasci nervosi che partono e arrivano alla corteccia cerebrale, che nei pazienti affetti da prosopagnosia si rivelerebbe molto meno attiva e in grado di veicolare in maniera dinamica un alto numero di messaggi attraverso il sistema nervoso centrale. Aver indentificato con precisione l’area e la possibile causa del deficit percettivo apre nuove importanti strade per l’elaborazione di nuove procedure di cura, che in futuro potrebbero attenuare gli effetti della patologia riconsegnando gli individui che ne sono affetti a una vita maggiormente confortevole. Leggi tutto “Nella sostanza bianca la causa della prosopagnosia, la malattia dei volti”