Perché vediamo sempre la stessa faccia della Luna?

Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)
Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)

Alcuni giorni fa, chi ne ha avuto la fortuna, ha potuto ammirare come raramente accade la Luna. Il nostro satellite in questi giorni è infatti vicino alla Terra come non lo era mai stato negli ultimi 15 anni; un’occasione per ammirarne la meravigliosa conformazione ad occhio nudo. Nei secoli, il volto della Luna è stato scrutato da poeti, scienziati, marinai… e il nostro satellite, quasi per burla, si è sempre fatto osservare mostrando lo stesso lato. Ma perché vediamo sempre la medesima faccia della Luna?

La motivazione è semplice, ma talvolta appare meno intuitiva di quanto si possa immaginare. La Luna compie una rotazione attorno al proprio asse (ovvero compie un giro completo su sé stessa) in 27 giorni e un terzo, lo stesso tempo che le è necessario per compiere un’orbita intorno alla Terra. Una rotazione un poco più rapida o un po’ più lenta porterebbe la Luna a mostrarsi nel corso del tempo completamente e non solo per metà.

Le rotazioni della Terra e della Luna sono sincronizzate in maniera pressoché perfetta, quasi da sembrare due componenti di un medesimo meccanismo come in un orologio. Leggi tutto “Perché vediamo sempre la stessa faccia della Luna?”

Il Mondo di notte

Questa affascinante e suggestiva immagine ritrae la Terra nelle fasi notturne di ogni meridiano.
L’inquinamento luminoso prodotto dalle grandi e medie concentrazioni urbane rende distinguibili numerose capitali, centri industriali e aree densamente popolate. Osservando attentamente l’immagine, è possibile notare come l’umanità abbia preferito stanziarsi principalmente nelle zone costiere. Emerge inoltre come le città più popolose si trovino a ridosso dei fiumi, le autostrade naturali ed economiche per lo scambio di beni e servizi.
Le zone meno illuminate del Pianeta risultano essere il Sud America, l’intero continente Africano (fatta eccezione per il Sud Africa e le coste sul Mediterraneo), parte dell’Asia e dell’Australia.
L’immagine è stata ottenuta attraverso un complesso e raffinato collage di centinaia di immagini fornite dal Defense Meteorological Satellite Program degli Stati Uniti.

Il mondo di notte (utilizzare le barre di navigazione del browser per scorrere l’immagine) [credit: . Mayhew & R. Simmon (NASA/GSFC), NOAA/ NGDC, DMSP Digital Archive]
Clicca sull’immagine per ingrandirla.

Un nuovo pianeta Terra

“Potremmo essere a un passo dalla scoperta di un nuovo pianeta del tutto simile alla Terra.” È l’incredibile conclusione di uno studio da poco pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science.

terra1.jpgIn questi anni i “cacciatori” stellari hanno analizzato la conformazione e le proprietà di oltre 200 pianeti esterni al nostro sistema solare, ottenendo però scarsi risultati. La maggior parte dei pianeti scoperti sono generalmente di grandi dimensioni, paragonabili a quelle di Giove, e caratterizzati da climi completamente ostili alla vita.
Grazie all’introduzione di strumentazioni più sensibili e innovativi metodi di ricerca, sarà ora possibile analizzare con maggior precisione anche pianeti più piccoli con una conformazione del tutto simile a quella terrestre.

Confrontando le metodologie di ricerca finora utilizzate con le nuove strumentazioni, molto più raffinate ed efficaci, un gruppo di astronomi appartenenti ai più importanti centri di astrofisica del mondo, tra cui la NASA e Harvard, ha evidenziato come il progresso tecnologico consenta ormai la ricerca di pianeti rocciosi simili al nostro anche nei numerosi sistemi solari scoperti negli ultimi anni.

Orbite dei pianeti del Sistema solare (distanze non in scala)Lo spettro luminoso emesso da una stella viene influenzato dall’orbita del pianeta che le gira intorno. Analizzando le differenze cicliche nell’emissione di luce di una stella, gli astrofisici riescono a individuare la presenza di un pianeta e a calcolarne le principali proprietà come massa e principali elementi costitutivi.
Mentre un tempo le strumentazioni utilizzate per individuare questi “sbalzi di luce” consentivano di identificare solamente pianeti molto più grandi della Terra, oggi gli astronomi hanno a disposizione rilevatori molto più sensibili, in grado di riconoscere la presenza di pianeti simili al nostro.
“Grazie a queste nuove tecnologie la scoperta di una nuova Terra potrebbe avvenire anche tra cinque minuti…” ha dichiarato Dave Latham, professore all’Harvard-Smithsonian Centre of Astrphysics e co-autore della ricerca pubblicata su Science.

Acqua e una corretta distanza da una stella sono le prime condizioni perché si possano sviluppare forme di vita su un pianeta. Un’eccessiva lontananza dal calore di un astro causerebbe perenni glaciazioni, un’eccessiva vicinanza la rapida evaporazione di tutte le riserve idriche.
Secondo i ricercatori, la possibilità di identificare pianeti con una massa paragonabile a quella terrestre potrà dare un contributo fondamentale per la ricerca di zone “abitabili” in cui sia possibile la vita.
La scoperta potrebbe davvero essere dietro l’angolo, ma per traslocare c’è ancora tempo…