Una nuova specie di scimmie fa capolino in Amazzonia

È proprio vero che “chi cerca trova”. Nel corso di una spedizione in Amazzonia, un etologo ha scoperto una nuova specie di scimmia appartenente al genere Cacajo. Il primatologo neozelandese Jean-Philippe Boubli, della University of Auckland, ha potuto effettuare la scoperta seguendo i sentieri di caccia dei nativi Yanomamo, una tribù che vive sulle rive del Rio Aracà, uno degli affluenti del Rio Negro in Brasile.

Il ritrovamento non è stato certo fortuito: il primatologo Boubli era sulle tracce della nuova specie di scimmia da circa cinque anni. I parenti più prossimi di questi primati vivono solitamente in aree pianeggianti, generalmente sommerse dalle esondazioni dei fiumi che attraversano la foresta. A Boubli era dunque parso logico cercare la nuova specie a bassa quota.
Dopo anni di infruttuosi risultati, il primatologo ha deciso di esplorare le aree montuose della foresta e, con sua grande sorpresa, è finalmente riuscito a intercettare le scimmie di cui aveva ipotizzato l’esistenza.

La foresta Amazzonica è una risorsa fondamentale per ripulire l’aria dai gas serra e diminuire l’impatto del surriscaldamento globaleLa nuova specie di primati è stata battezzata da Boubli con il nome di Cacajo ayresii in onore del biologo brasiliano José Márcio Ayres, morto nel 2003 dopo una vita spesa a studiare e proteggere l’incredibile ecosistema della foresta Amazzonica.
Sfortunatamente, i primati scoperti da Boubli sono in numero molto ristretto e vivono in un’area della foresta al di fuori delle riserve naturali. Cacciate dai locali, le scimmie appena scoperte potrebbero estinguersi prematuramente se non verrà presto istituita una nuova area naturalistica.

La scoperta del ricercatore neozelandese sarà presto pubblicata sulla rivista scientifica International Journal of Primatology, in un articolo in cui viene fornita una prima sommaria descrizione sui comportamenti e le abitudini della nuova specie di scimmie. Un team di etologi raggiungerà presto l’area per compiere uno studio approfondito sui primati e il loro patrimonio genetico.
Con la sua scoperta, Boubli ha dimostrato ancora una volta quanto poco si conosca della biodiversità dell’Amazzonia, un’area immensa ancora da scoprire e tutelare.