L’Odissea scientifica di Arthur Clarke

Ci sono pochi divulgatori scientifici in Italia validi e competenti come Piero Bianucci. Il papà dell’inserto di divulgazione scientifica Tuttoscienze del quotidiano La Stampa, ricorda in un meraviglioso articolo la mente e il mito di Arthur Clarke.
Da poco scomparso, Clarke non è stato semplicemente un romanziere di successo con il suo 2001 Odissea nello Spazio, ma anche un competente e visionario uomo di Scienza…

Quando telefoniamo da un continente all’altro, o vediamo in diretta una gara di Formula 1 che si svolge dall’altra parte del mondo, dovremmo ricordarci di lui. Invece lo conosciamo per un romanzo che nel 1968 il regista Stanley Kubrick trasformò nel più celebrato film di fantascienza, 2001: Odissea nello spazio. Arthur Charles Clarke la sua felice odissea di scienziato e scrittore di successo l’ha conclusa ieri a 90 anni nello Sri Lanka, dove si era trasferito fin dal 1956.

L’idea più brillante gli balenò nel 1945: c’è un’orbita intorno alla Terra che un satellite percorre esattamente in 24 ore e con la legge di Newton è facile calcolare che si trova a 35.800 chilometri di altezza, un decimo della distanza della Luna. Un satellite che percorra quell’orbita sopra l’equatore rimarrà fisso sopra un dato luogo come se fosse sulla cima di un altissimo palo. Per questo si chiama orbita geostazionaria, o anche, com’è giusto, «orbita di Clarke». [continua]

Il segreto dell’equilibrio nei colpi di coda dei gechi

Nonostante le loro famose zampette appiccicose, talvolta i gechi perdono la presa e solo grazie a un vero e proprio colpo di coda evitano cadute rovinose a terra. Queste le conclusioni di un interessante studio biomeccanico recentemente condotto per studiare il comportamento dei gechi.

La coda del “geco comune” (Cosymbotus platyurus) pesa all’incirca un decimo dell’intero corpo dell’animale e, fino ad ora, era stata generalmente liquidata dai biologi come arma di difesa contro i predatori e banale riserva di grasso. Nessuno immaginava, infatti, che la coda di questi animaletti potesse essere così importante per scalare e direzionare il loro movimento. Non lo aveva immaginato nemmeno Robert Full, che nel suo laboratorio alla University of California (Berkeley – USA) aveva condotto numerosi esperimenti per studiare la strategia di arrampicata dei gechi. Nel corso di tutti i test, la coda era risultata completamente inutile per la buona riuscita di una scalata, almeno secondo Full.

Il ricercatore fu costretto a ricredersi, però, quando si trattò di costruire una serie di robot in grado di imitare i movimenti e le strategie di arrampicata dei gechi: senza la coda, gli automi perdevano inesorabilmente l’equilibrio, sfracellandosi impietosamente a terra. Determinato a risolvere il rompicapo, Full tornò a studiare l’arrampicata dei piccoli rettili. Leggi tutto “Il segreto dell’equilibrio nei colpi di coda dei gechi”

ecoCamp: il BarCamp si tinge di verde

  • L’ambiente è di tutti. Solo una conferenza (realmente) partecipativa dà il giusto contenitore per una produzione di tutti, compresa da tutti e liberamente consultabile da chiunque per gli anni a venire.
  • Niente di prefissato, il 95% degli argomenti e delle sessioni verrà deciso in loco (sul wiki si possono indicare le aree di interesse).
  • Niente presentazioni, ma discussioni.
  • Partecipazione attiva di tutti e produzione di un documento.

Sarà basato su un approccio completamente open l’ecoCamp di Conversano (Bari) dedicato ai temi sempre più attuali per i destini del nostro pianeta come ambiente, ecologia, sviluppo sostenibile, consumo critico.
Attraverso le ormai collaudate sessioni partecipative tipiche dei BarCamp, i partecipanti all’iniziativa avranno la possibilità di scambiare le loro idee e i loro progetti per migliorare il nostro approccio con l’ambiente che ci circonda. In pieno stile Wiki, gli argomenti possono essere proposti da chiunque sul sito Web dell’ecoCamp, gli interventi nel corso degli incontri non dovranno essere frontali, ma completamente aperti alla discussione. “Non-conferenze” aperte allo scambio di idee e opinioni. Leggi tutto “ecoCamp: il BarCamp si tinge di verde”

È l’aria il segreto dell’agilità degli alligatori in acqua

Goffi e relativamente lenti sul terreno, gli alligatori si trasformano in formidabili e veloci cacciatori non appena si immergono sotto il pelo dell’acqua. Identificata una preda, questi animali sono in grado di contrarre il loro corpo e attorcigliarsi con estrema rapidità intorno alla loro vittima, senza fornirle alcuno scampo. Secondo alcuni ricercatori, la particolare agilità degli alligatori sarebbe resa possibile da una sorta di timone nascosto all’interno del loro organismo: una coppia di polmoni estremamente flessibili che consentono a questi animali di ruotare il loro corpo in acqua come le lame di un potente frullatore.

Solo una parte dei polmoni degli alligatori svolge la fondamentale incombenza della respirazione: una sorta di struttura a nido d’ape che trasferisce l’ossigeno respirato al sangue dell’animale. La porzione restante di polmone è divisa in due larghe sacche particolarmente flessibili che fungono da semplici serbatoi d’aria.
Gli alligatori respirano con un meccanismo del tutto simile a quello degli esseri umani, utilizzando i muscoli compresi tra tessuto polmonare e cassa toracica. A differenza dell’uomo, però, gli alligatori aspirano l’aria anche attraverso un particolare muscolo diaframmatico, che si estende lungo il corpo dell’animale dal bacino alle costole prossime al fegato. Quando l’alligatore cammina, il bacino fa funzionare il muscolo diaframmatico come una sorta di pistone, tirando le sacche dei polmoni all’indietro che si riempiono così d’aria. Leggi tutto “È l’aria il segreto dell’agilità degli alligatori in acqua”

La clonazione è la migliore arma di difesa, almeno per il Dollaro di sabbia

Dollaro di sabbiaQuando i predatori si trovano nelle vicinanze, le larve dei Dollari di sabbia (una particolare specie di Echinoidei, i parenti dei ricci di mare) sfuggono dividendosi, nel vero senso della parola. Questi “neonati” invertebrati si scindono in due parti in modo tale da diventare più piccoli e quindi difficilmente rintracciabili dai predatori. Secondo i ricercatori che hanno effettuato la scoperta, questa sarebbe la prima volta in cui la clonazione si tramuterebbe in una vera e propria strategia di difesa.

Da tempo gli scienziati erano a conoscenza del fatto che le stelle di mare adulte fossero in grado di clonarsi: per riprodursi, questi invertebrati marini “spezzano” una parte di loro stessi per proteggere il successivo stadio larvale. Ma solo cinque anni fa, i ricercatori hanno scoperto come anche le larve di altre specie di invertebrati, come i ricci di mare, i cocomeri di mare e gli stessi Dollari di sabbia, siano in grado di sfruttare il medesimo stratagemma per riprodursi.
Quando le larve di queste specie si ritrovano in un ambiente marino con una temperatura ideale per la crescita, o in un’area ricca di cibo, iniziano il processo di clonazione, creando veri e propri battaglioni di gemelli identici all’essere vivente originale. Dopo anni di studio, gli esperti di vita marina Dawn Vaughn e Richard Strathmann, della University of Washington (USA), hanno scoperto che i Dollari di sabbia applicano il medesimo stratagemma non solo per riprodursi, ma anche in particolari condizioni in cui diventa necessario nascondersi agli occhi dei predatori. Leggi tutto “La clonazione è la migliore arma di difesa, almeno per il Dollaro di sabbia”

Computer formula diagnosi studiando il volto umano

Scansione 3D del viso [credit: Peter Hammond/UCL Inst. Child Health]I sintomi di alcune patologie ereditarie restano spesso “nascosti” per molti anni, specialmente nei bambini, riducendo sensibilmente le possibilità di effettuare diagnosi precoci. Anche quando un medico sospetta una particolare malattia, come la sindrome di Noonan-LEOPARD (una patologia che può interessare l’apparato scheletrico, il cuore, gli occhi, le aree del linguaggio, ma generalmente non l’intelligenza in sé), occorrono generalmente tempi molto lunghi nonché numerosi e costosissimi test per diagnosticare con certezza la patologia.

Per ovviare al problema diagnostico, il ricercatore Peter Hammond della University College of London (Regno Unito) sta mettendo a punto un nuovo protocollo più rapido ed economico, basato su alcune analisi al computer, per identificare possibili patologie ereditarie con una semplice analisi del volto.
Utilizzando un particolare proiettore, Hammond proietta un reticolo di migliaia di punti luminosi sul viso del paziente. Dopodiché, procede a fotografare il volto da diverse angolazioni con una macchina fotografica digitale. Partendo dal reticolo di punti luminosi presenti sul viso, il computer provvede poi a convertire la fotografia in una mappa tridimensionale che riproduce le principali fattezze del volto del paziente. A questo punto, il computer confronta l’immagine 3D ottenuta con tutte le fotografie tridimensionali presenti nel suo database e legate a particolari malattie ereditarie. Leggi tutto “Computer formula diagnosi studiando il volto umano”