Nel sonno i segreti del diabete?

Sembra esserci un rapporto particolare tra il sonno e il diabete di tipo 2. A rivelarlo è un gruppo di ricercatori, che ha recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Nature Genetics gli esiti di uno studio sulla mutazione di un gene in grado di regolare i ritmi giornalieri del nostro organismo, ma anche di accrescere le possibilità di contrarre il diabete.

Il nostro organismo è munito di una sorta di orologio interno, i ritmi circadiani, regolato da un ormone chiamato melatonina, i cui livelli variano tra il dì e la notte determinando le fasi di riposo notturne e le attività diurne. La melatonina riveste un ruolo fondamentale regolando il ciclo sonno-veglia ed ha specifiche interazioni con il nostro metabolismo. Secondo alcuni studi recenti, per esempio, chi dorme poco ha una maggiore probabilità di essere obeso e contrarre il diabete. Studi di laboratorio hanno dimostrato come ritmi circadiani disturbati possano effettivamente causare un aumento di peso.

Da tempo i ricercatori ipotizzano che la melatonina possa anche influenzare i livelli di un altro ormone, l’insulina, fondamentale per la regolazione del prelievo degli zuccheri presenti nel sangue da parte delle cellule. Un risvolto molto importante per comprendere meglio le dinamiche del diabete di tipo 2, che causa un’alterazione del normale prelievo di zuccheri, portando a conseguenze anche gravi per l’organismo in assenza di integrazioni dall’esterno di insulina. Leggi tutto “Nel sonno i segreti del diabete?”

Scovato un gene legato all’effetto placebo

Schema delle principali aree del cervello (credit: Wikipedia EN)
Schema delle principali aree del cervello (credit: Wikipedia EN)

Prima di essere immessi sul mercato, i nuovi farmaci devono superare una lunga fase di test per verificarne efficacia e livelli di sicurezza. Le industrie farmaceutiche devono anche riuscire a dimostrare quanto il loro farmaco sia più efficace di un semplice placebo. In molti casi, infatti, i farmaci fittizi si rivelano efficaci quanti i farmaci veri e propri. Da tempo i ricercatori cercano di capire come il nostro organismo riesca a trovare dei benefici da un placebo. Una nuova ricerca potrebbe forse fornire presto una risposta a questa annosa domanda, grazie a un particolare gene da poco identificato.

In linea di massima, un placebo si dimostra efficace quando i pazienti credono di ricevere una cura vera e propria con un medicinale reale. L’idea di essere curati innesca una particolare risposta nel nostro organismo, che si mette a produrre la dopamina, un neurotrasmettitore in grado di alleviare i sintomi derivanti dal dolore cronico o dalla depressione. Ma come contribuisce l’effetto placebo nell’alleviare altre patologie?

Un gruppo di ricerca guidato da Tomas Furmark, della Uppsala University (Svezia), ha provato a fornire una risposta a questa domanda. Il team ha studiato una particolare patologia, la fobia sociale (che porta gli individui che ne sono affetti ad avere una profonda paura del giudizio degli altri) e gli effetti del placebo sulla amigdala, un’area del cervello implicata nello sviluppo del particolare stato ansioso. I ricercatori hanno condotto un test su alcuni pazienti affetti da fobia sociale. I volontari sono stati suddivisi a caso in due gruppi, al primo gruppo è stata assegnata una terapia quotidiana a base di serotonina, mentre al secondo una semplice pillola di zucchero al giorno spacciata come medicinale. Leggi tutto “Scovato un gene legato all’effetto placebo”

Sopravvivere al gelo, il segreto delle larve d’Antartide

Larve di Belgica Antarctica [credit: Richard Lee]Queste piccole larve violacee sono estremamente più resistenti di quanto si possa immaginare. Prima di andare incontro alla metamorfosi che le trasformerà nel moscerino dell’Antartide (Belgica Antarctica), queste larve devono attraversare il lunghissimo inverno polare, sopportando temperature al di sotto dello zero, il disgelo, la disidratazione e gli allagamenti delle loro minuscole tane.

Una vita tutt’altro che semplice, affrontata però con estrema determinazione per la sopravvivenza. Per anni la capacità di queste larve di sopravvivere così a lungo in un ambiente tanto ostile ha costituito un vero e proprio enigma per ricercatori ed entomologi. Dopo molto tempo, i risultati di una ricerca gettano finalmente un poco di luce sull’incredibile capacità di adattamento delle larve del moscerino d’Antartide. Leggi tutto “Sopravvivere al gelo, il segreto delle larve d’Antartide”

È il laser il nuovo alleato dei cacciatori di crateri

Nel nord ovest del Canada è stato da poco scoperto un nuovo cratere, creato circa 1100 anni fa da una meteora che impattò violentemente sul suolo terrestre nell’area vicina alle odierne foreste di Alberta. La scoperta è stata resa possibile da alcuni dispositivi per il telerilevamento, che potrebbero presto aiutare i ricercatori a scoprire altre aree in cui precipitarono meteore di piccole dimensioni.

Ciclicamente, alcuni asteroidi e comete relativamente piccoli vengono attratti dalla gravità terrestre e si schiantano al suolo producendo crateri larghi circa 40 metri, non sempre facilmente rilevabili. I detriti che non si polverizzano al momento dell’impatto col suolo costituiscono una risorsa molto importante per i geologi e gli astrofisici: gli elementi raccolti hanno contribuito alla ricostruzione degli eventi che portarono alla formazione del nostro sistema solare, per fare un singolo esempio.

Ritrovare i resti delle meteore non è però semplice. Le dimensioni ridotte fanno sì che i crateri si erodano rapidamente, nascondendo così alla vista il punto di impatto di un corpo celeste con il suolo terrestre. La vegetazione e i corsi d’acqua spesso contribuiscono a questo fenomeno di occultamento, rendendo pressoché introvabili i crateri intorno ai 40 metri di diametro. I dati sui ritrovamenti confermano chiaramente la difficoltà nel rintracciare i siti degli impatti: ne sono stati ritrovati solamente cinque, con età che affondano nella notte dei tempi fino a circa 12mila anni or sono. Leggi tutto “È il laser il nuovo alleato dei cacciatori di crateri”