Gli stercorari gourmet prediligono i millepiedi

Scarabeo stercorario
Scarabeo stercorario

Benché per molte specie animali una dieta a base di escrementi sia del tutto naturale ed estremamente appetibile, sul lungo periodo a qualche esemplare può anche venire la tentazione di provare qualcosa di più fresco. È il caso di una particolare specie di scarabeo stercorario peruviano, che da esperto raccoglitore di rifiuti altrui si sta ora trasformando in uno spietato killer. Un cambiamento rapido di dieta estremamente raro che costituisce un caso di “evoluzione dal vivo” di una specie.

Difficile crederlo, eppure nella foresta pluviale peruviana gli escrementi sono una vera e propria prelibatezza per le numerose specie di scarabei stercorari, che si contendono senza sosta i ricordini degli altri animali anche con accese e sanguinarie battaglie per la supremazia. Un tale fermento ha colto l’interesse di Trond Larsen e del suo team di ricercatori della Princeton University, che hanno così deciso di raggiungere la foresta pluviale per osservare da vicino le abitudini delle specie di scarabeo stercorario che affollano quell’area dell’America del Sud.

Giunti sul luogo, i ricercatori hanno predisposto una serie di piccole trappole contenenti sterco, carne in putrefazione, frutta e funghi per attirare gli stercorari. Inoltre, in un tipo particolare di trappola, Larsen ha deciso di inserire alcuni millepiedi ancora vivi, sapendo che alcune specie di stercorario si cibano talvolta di insetti. In circa 11 mesi di lavoro, il team di ricerca è stato in grado di catalogare ben 132 specie diverse di scarabei stercorari e più di 100.000 esemplari. Tra le tante specie si è distinta quella di Deltochilum valgum, che si è esclusivamente nutrita dei millepiedi lasciati nelle trappole dai ricercatori. Leggi tutto “Gli stercorari gourmet prediligono i millepiedi”

Pasti a base di bachi da seta per gli astronauti

Base Terra chiama Mission to Mars. Che cosa avete per cena?
Bachi da seta, Houston.

Un dialogo del genere potrebbe un giorno diffondersi realmente nello Spazio, almeno secondo un gruppo di ricercatori cinesi. Il baco da seta potrebbe infatti rivelarsi un’ottima risorsa per offrire pasti energetici agli astronauti impegnati nelle lunghe missioni spaziali.

Bozzoli bachi da seta
Bozzoli bachi da seta

Coprire le enormi distanze che separano la Terra da Marte (tra 100 e 56 milioni di Km a seconda del periodo) comporta lo studio di nuove soluzioni per la sopravvivenza degli astronauti nel corso del loro viaggio. Da tempo si ipotizza la creazione di piccoli ecosistemi a bordo delle navicelle spaziali per offrire ossigeno e cibo senza un grande dispendio di energia. Nel corso degli anni, per gli astronauti si sono ipotizzati menù a base di pollame, pesce o addirittura di larve di ricci di mare. Tutti questi esseri viventi hanno dimostrato di comportare non pochi effetti collaterali: il pollame richiede molto cibo e spazio, generalmente poco disponibili sulle navi spaziali, e produce numerose scorie; i pesci e i ricci di mare sono invece estremamente sensibili alle condizioni dell’acqua in cui vivono e un minimo sbalzo potrebbe portarli a morire rapidamente, lasciando così senza risorse per sopravvivere gli astronauti. Leggi tutto “Pasti a base di bachi da seta per gli astronauti”

Nel cuore fluido della Luna il segreto del magnetismo lunare

Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)
Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)

Forse la Luna nasconde un passato più irrequieto del previsto e lontano dall’attuale calma del satellite. È quanto sostiene un gruppo di ricercatori, che ha da poco ipotizzato con maggior precisione il possibile ciclo evolutivo vissuto dal nostro vicino più prossimo nel Cosmo. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Science, la Luna avrebbe originariamente avuto un nucleo fluido, tale da conferire al satellite anche un campo magnetico.

Buona parte dei pianeti del nostro sistema solare sono dotati di un campo magnetico, che nel caso della Terra si rivela un’ottima barriera per proteggerci – per esempio – dal pericoloso vento solare. Nonostante sia un satellite, anche la Luna sembra aver posseduto un campo magnetico, ma l’origine di tale peculiarità è stata da sempre un motivo di divisione all’interno della comunità scientifica. Secondo alcuni astrofisici, infatti, il campo magnetico si sarebbe originato a causa dei metalli disciolti nell’ipotetico nucleo liquido del satellite, mentre per altri si sarebbe sviluppato a causa della collisione con le meteore che avrebbero comportato un magnetismo di breve durata sulla superficie lunare.

Ora una roccia potrebbe finalmente fornire una risposta definitiva sull’intricato enigma. Un gruppo di ricercatori, guidato da Ian Garrick-Bethell del Massachussets Institute of Technology (USA), ha analizzato il detrito lunare 76535 raccolto nell’ormai lontano 1972 dalla missione Apollo 17, l’ultima ad aver portato l’uomo sulla Luna. La roccia risale a circa 4,2 miliardi di anni fa ed è sostanzialmente un troctolite. Leggi tutto “Nel cuore fluido della Luna il segreto del magnetismo lunare”

Perché nelle domande utilizziamo il punto interrogativo?

Punto interrogativoIl sistema di punteggiatura utilizzato nella nostra lingua deriva dal greco e dal latino classici, lingue nelle quali la punteggiatura era principalmente utilizzata per guidare la lettura ad alta voce e solo marginalmente per contribuire alla comprensione dei testi. Diversi segni permettevano al lettore di capire quando mettere in risalto alcune sillabe, inserire delle pause o prendere fiato per mantenere regolare e cadenzata la lettura di un testo.

Mentre il greco contrassegnava spesso una domanda attraverso l’utilizzo di un punto e virgola, in latino il tono interrogativo era indicato dalla parola quaestio. Durante il Medioevo, non era raro trovare tale parola abbreviata semplicemente con le due lettere QO, espediente utilizzato dai monaci copisti per evitare la ripetizione dell’intera parola.

La dicitura QO poteva però essere confusa con altre abbreviazioni. Ciò spinse numerosi scrivani a tramutare ulteriormente l’abbreviazione, collocando la lettera Q al di sopra della O. Nel corso del tempo le due lettere sovrapposte divennero sempre più stilizzate: la Q si tramutò in una sorta di svolazzo mentre la O divenne un semplice punto. Era nato il punto interrogativo come lo conosciamo oggi. Leggi tutto “Perché nelle domande utilizziamo il punto interrogativo?”

Metano marziano: c’è dunque vita su Marte?

Marte, immortalato da Hubble
Marte, immortalato da Hubble

Dopo cinque anni di intense ricerche, la comunità scientifica sembra essere ormai concorde: su Marte sono state rilevate tracce di metano. Nel corso di una conferenza stampa nella sede principale della Nasa a Washington (USA), e in uno studio da poco pubblicato sulla rivista scientifica Science, i ricercatori hanno rivelato come da un approfondito studio delle osservazioni, delle analisi e delle controanalisi sia stato possibile identificare il metano in tre aree del pianeta rosso. Permangono però ancora dubbi sulla dinamica della sua formazione, che potrebbe essere differente da quella biologica che avviene sulla Terra.

Da circa cinque anni gli astrofisici ipotizzavano la presenza di gas metano su Marte, ma i dati fino ad ora raccolti non consentivano di confermare con certezza tale ipotesi. Le sonde inviate verso il pianeta, per esempio, non avevano rilevato tutte le tracce necessarie per stabilire con certezza la presenza del gas. Anche le osservazioni compiute dalla Terra non si erano rivelate sufficientemente precise a causa delle interferenze prodotte dall’atmosfera terrestre.

Affinando le osservazioni finora compiute e rimuovendo i disturbi causati dal nostro pianeta, i ricercatori della NASA sono infine riusciti a ottenere dati sufficientemente attendibili per confermare la presenza di metano su Marte. L’annuncio è stato dato da Michael Mumma, del Goddard Space Flight Center di Greenbel della NASA, che nel corso di una conferenza ha dichiarato di «aver eliminato tutto ciò che disturbava le rilevazioni compiute. Abbiamo eseguito molto lavoro che ci consente di avere risultati sufficientemente saldi». Leggi tutto “Metano marziano: c’è dunque vita su Marte?”

Quelle barriere per pipistrelli chiamate autostrade

Bab3Alcuni pipistrelli sembrano nutrire una vera e propria repulsione per le autostrade. Un gruppo di ricercatori ha infatti scoperto come taluni pipistrelli preferiscano non sorvolare le grandi arterie di scorrimento che collegano le città. Il nuovo studio getta nuova luce sull’impatto delle autostrade sull’ambiente non solo in termini di inquinamento e pone nuove sfide per la loro progettazione.

Correndo per centinaia di chilometri, le autostrade costituiscono una barriera impenetrabile per le specie animali. La lunga lingua di asfalto e cemento taglia spesso a metà un ecosistema, impedendo alla fauna di godere interamente dello spazio offerto da un determinato territorio. Tale impedimento era noto già da tempo ai ricercatori, che nel corso degli anni hanno suggerito la costruzione di tunnel adatti per consentire il transito degli animali in sicurezza da un lato all’altro delle autostrade, ma nessuno studio si era mai occupato delle specie volanti fortemente legate al territorio in cui vivono, come i pipistrelli.

I ricercatori Gerald Kerth (Università di Losanna, Svizzera) e Markus Melber (Università di Würzbur, Germania) hanno così deciso di approfondire la questione, studiando il comportamento di due specie di pipistrelli a rischio di estinzione che vivono nella foresta di Guttenberg nell’area settentrionale della Baviera. La foresta in questione è attraversata dalla BAB3, una grande autostrada sulla quale circolano giornalmente oltre 80mila veicoli. Leggi tutto “Quelle barriere per pipistrelli chiamate autostrade”