A un passo dal vaccino universale contro l’influenza

C’è poco da fare: essersi ammalati di influenza un anno non esclude la possibilità di ammalarsi nuovamente di influenza l’anno successivo e quello dopo ancora, e così via.

L'emaglutinina apre la strada al virus all'interno delle cellule (credit: nih.gov)
L'emaglutinina apre la strada al virus all'interno delle cellule (credit: nih.gov)

Come è noto, il virus dell’influenza si evolve molto rapidamente sfuggendo al controllo del nostro sistema immunitario e degli stessi ricercatori, coinvolti ogni anni in una vera e propria corsa contro il tempo per preparare il giusto vaccino per mettersi al riparo da questa malattia stagionale. Il famigerato virus potrebbe, però, avere presto vita difficile grazie a una recente scoperta, che ha consentito di identificare una serie di anticorpi in grado di contrastare un’ampia gamma di virus influenzali. L’importante passo avanti potrebbe portare alla creazione di vaccini ad ampio spettro in grado di prevenire anche le forme più violente di influenza come l’aviaria.

Il segreto della nuova scoperta risiede in una particolare proteina conosciuta con il nome di emaglutinina. Questa proteina ricopre la superficie dei virus e consente loro di attecchire ai recettori delle cellule dando così il via al contagio. Attraverso alcuni passaggi molecolari, l’emaglutinina consente alla membrana del virus di fondersi con quella della cellula, aprendosi una via per la contaminazione a livello cellulare.

Generalmente, i vaccini creano degli specifici anticorpi per colpire la parte iniziale della catena molecolare che costituisce l’emaglutinina e impedire ai virus influenzali di attecchire alle membrane cellulari per avviare il contagio. La porzione della proteina colpita muta però molto rapidamente, rendendo necessario un nuovo vaccino ogni anno per trattare nella maniera più efficace l’emaglutinina.

Determinato a spezzare questo circolo vizioso, l’immunologo Wayne Marasco (Harvard Medical School, Boston, USA) con il suo gruppo di ricerca ha identificato una parte della emaglutinina invariabile in un alto numero di virus che potrebbe costituire una valida alternativa per neutralizzare più tipologie di virus influenzali. I ricercatori sono partiti dal virus più pericoloso, quello dell’influenza aviaria, per scoprire quali anticorpi fossero in grado di riconoscere e contrastare H5, la porzione immutabile di emaglutinina del virus.

Il loro studio ha messo in evidenza una decina di anticorpi che, in soluzione, si sono dimostrati efficaci nel bloccare non solo H5 ma anche altri 8 tipi di virus influenzali, incluso quello che determinò la pandemia del 1918 – 1919 (influenza spagnola).

Il team di ricerca ha poi sperimentato i tre anticorpi più promettenti su alcuni topi precedentemente infettati con una dose letale del virus dell’influenza aviaria. Ricevuti gli anticorpi entro i tre giorni dal contagio, la maggior parte dei roditori è sopravvissuta, dimostrando una prima evidenza sull’efficacia degli anticorpi isolati da Marasco e i suoi collaboratori. Gli anticorpi in questione potrebbero dunque mettere alle strette un’ampia varietà di virus contraddistinti dalla comune presenza della porzione di emaglutinina invariabile sfruttata dai ricercatori di Harvard, che hanno da poco pubblicato la loro scoperta sulla rivista scientifica Nature Structural & Molecular Biology.

I primi test sembrano essere molto promettenti, ma solo l’avvio dei trial clinici, previsti per il biennio 2010 – 2011, potrà fornire risposte maggiormente concrete sull’imporante scoperta. Occorrerà ancora del tempo prima che l’influenza diventi un semplice ricordo.