Molti di voi lo troveranno difficile da credere, ma anche insetti apparentemente semplici come gli afidi sviluppano una forte collaborazione sociale per il bene delle loro colonie. Per proteggere le loro tane, gli afidi sono in grado di riparare e rigenerare le piante che – loro malgrado – li ospitano, come ha dimostrato una recente scoperta.
Generalmente siamo portati a immaginare gli afidi come semplici parassiti impegnati a trascorrere la loro vita sulle foglie delle piante, dalle quali traggono nutrimento attraverso il rostro del loro apparato buccale. La vita per questi piccoli insetti è invece molto più complicata. Per sopravvivere, infatti, numerose specie devono costruirsi all’interno della pianta che le ospita un riparo in grado di ospitare la loro colonia. Le galle, le tane degli affidi, sono generalmente delle escrescenze che si formano sulle foglie, sui rami, sulle parti superficiali del tronco e che richiedono la costante manutenzione da parte di alcuni esemplari “soldato”.
Nel corso di uno studio su questi insetti condotto nel 2003, il ricercatore Takema Fukatsu (National Institute of Advanced Industrial Science and Technology di Tsukuba – Giappone) e i suoi collaboratori scoprirono come gli afidi soldato della specie Nipponaphis monzeni fossero in grado di svolgere una mansione mai osservata prima: riparare le galle della colonia. Forti eventi climatici o l’intervento di altri insetti ghiotti di vegetali, come i bruchi, possono rompere la membrana delle galle che ospitano le colonie, rendendo così visibili e vulnerabili gli afidi nei confronti dei predatori. Fukatsu osservò che, quando si verifica uno squarcio in una tana, gli afidi soldato si dirigono rapidamente verso il foro e iniziano a colmare la ferita con i loro fluidi vitali, depositando il loro sangue particolarmente ricco di zuccheri.
L’operazione richiede un enorme sforzo e dispendio di energie, e si rivela una vera e propria missione suicida. Gli afidi soldato avvizziscono progressivamente a causa dei liquidi persi fino a morire (video).
Ad alcuni anni dalla sua prima importante scoperta, Fukatsu ha recentemente approfondito le sue conoscenze sugli afidi, cercando di capire se il comportamento suicida di questi insetti sia effettivamente necessario per la salvaguardia delle colonie. Insieme al suo team, il ricercatore ha rilevato come in 18 casi su 22 la riparazione delle galle, che ospitano le colonie, abbia consentito agli afidi di sopravvivere a un mese di distanza dalla missione suicida degli esemplari soldato. Solamente una colonia su dodici è invece sopravvissuta senza le dovute riparazioni alla tana, riportano i ricercatori nel numero odierno della prestigiosa rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B.
L’importante studio di Fukatsu è stato reso ancora più prezioso da un’altra inaspettata scoperta. Analizzando alcune galle, il team di ricerca ha rilevato come le piante stesse che ospitavano gli afidi avessero avviato un processo per riparare il loro tessuto vegetale in cui erano state generate le tane. Sembra dunque che i liquidi vitali rilasciati dagli afidi soldato stimolino la rigenerazione dei tessuti da parte della pianta, che progressivamente ripara le ferite presenti nelle galle. Tale processo, però, avviene solamente in quelle tane ancora abitate dalle colonie; un particolare non indifferente, che sembra suggerire una inaspettata capacità degli afidi di manipolare il loro ospite. Dei veri e propri parassiti professionisti.