4 Ottobre 1957

In un venerdì di 50 anni fa, dal cosmodromo di Baikonur (Kazakistan) veniva lanciato il vettore Semyorka R-7 per portare una preziosissima “palla” di alluminio in orbita. Era il satellite artificiale Sputnik1, il primo passo dell’uomo nell’Era Spaziale…

50 anni di Era Spaziale
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Il DNA dalle stelle

Alcuni degli elementi indispensabili per la vita sulla Terra, come l’ossigeno, l’acqua e il carbonio sono ormai ampiamente conosciuti anche dai “non addetti ai lavori”. A questi VIP della biochimica si aggiungono altri componenti meno noti, come l’adenina, ma ugualmente importanti per l’esistenza di moltissimi organismi viventi, tra cui il genere umano. Questa molecola è un vero e proprio motore della vita, in sua assenza le nostre cellule non potrebbero avere un metabolismo corretto e lo stesso DNA non potrebbe esistere, almeno nelle forme in cui lo conosciamo oggi.

Formula di struttura dell’adeninaDa molto tempo gli scienziati cercano di capire quale possa essere stata l’origine di una molecola così importante come l’adenina. Dopo numerose ricerche, il prof. Rainer Glaser della University of Missouri-Columbia (USA) potrebbe aver trovato una risposta.
Partendo dal presupposto che la via sulla Terra sia possibile grazie a una delicatissima, e fortuita, combinazione di elementi chimici, Glaser ha ipotizzato che l’adenina non abbia avuto origine sul nostro Pianeta, ma nelle profondità del Cosmo grazie alla polvere interstellare.
L’adenina si sarebbe trasferita da queste nubi di stelle alla Terra miliardi di anni fa, durante il lento raffreddamento del Pianeta seguito alle convulse fasi legate alla sua nascita.

Le polveri interstellari potrebbero contenere molecole di adenina“L’idea che alcune molecole provengano dallo spazio non è così balzana” ha spiegato Glaser. “È possibile ritrovare complessi aggregati di molecole sugli asteroidi, compresa l’adenina. Noi sappiamo che questo componente può essere sintetizzato altrove nel sistema solare, quindi perché dovremmo precludere la possibilità che l’adenina possa essere costruita in qualsiasi punto del cosmo all’interno delle polveri interstellari?”
Questa interessante teoria, pubblicata sull’ultimo numero della blasonata rivista Astrobiology da un team di ricercatori guidato da Glaser, evidenzia come tecnicamente nulla impedisca la creazione di una struttura molecolare come quella dell’adenina nello Spazio.

terra.jpgSecondo Glaser, l’alta concentrazione di acido cianidrico (HCN) in alcune nubi di polvere interstellare potrebbe indicare la presenza di adenina. Queste zone maggiormente dense di HCN costituirebbero un punto di osservazione privilegiato per la ricerca della vita nella Via Lattea, la nostra galassia.
“Il Cosmo è naturalmente immenso, ma le aree della Via Lattea in cui sono presenti le nubi di polvere sono poche e ancora meno quelle ricche di HCN. Alcune di esse hanno le potenzialità per sintetizzare le molecole essenziali per la vita. Partendo da questo presupposto, ora dobbiamo valutare con precisione le concentrazioni di acido cianidrico che potrebbero portarci all’adenina” ha dichiarato entusiasta Glaser. “La chimica che avviene lassù nello spazio può essere molto differente dalla chimica tradizionale. La concentrazione di energia e le condizioni in cui avvengono i processi possono essere estremamente diverse da quelle terrestri. L’importante è non approcciarsi a questo nuovo filone con troppi pregiudizi.”

Chissà, forse siamo davvero figli delle stelle…

Nasce Infini.to, il Parco Astronomico di Torino

È stato recentemente inaugurato a Pino Torinese, a pochi chilometri da Torino, il Parco Astronomico Infini.to, uno spazio interattivo di oltre 1.700 metri quadrati per scoprire l’affascinante realtà del Cosmo che ci sovrasta.

logo_inifinito.jpgCompletamente votato all’interattività, il Parco consente di accedere a un ricco catalogo di filmati e giochi multimediali che consentono di simulare una passeggiata lunare, una fantastica pedalata tra le stelle e le incredibili forze che originano i vortici stellari e gravitazionali.
Fiore all’occhiello del nuovo centro è sicuramente la gigantesca cupola del Planetario che, attraverso un sofisticato sistema di proiezione, consente una visita mozzafiato tra le meraviglie dell’Universo senza dover soffrire l’assenza di gravità. La capiente sala da 100 posti può non solo simulare la visione della volta celeste dall’emisfero boreale o da quello australe, ma anche da altri pianeti del sistema solare come Giove e Marte. Grazie alla tecnologia all’avanguardia del proiettore Digistar3, è inoltre possibile viaggiare nel tempo lungo le diverse fasi astronomiche che diedero vita all’Universo dei nostri giorni.

Struttura del Parco AstronomicoAperto in “fase beta”, il Parco Astronomico accoglie il pubblico nelle giornate di sabato e domenica, dalle ore 15 alle 19. Al giovedì e al venerdì, dalle 10 alle 16, le porte del centro si apriranno invece alle comitive scolastiche.
Sul sito istituzionale del Parco sono disponibili tutte le informazioni necessarie per prenotare la visita, che per tutto ottobre sarà gratuita. Da novembre l’accesso costerà 7 Euro per il biglietto intero e 5 Euro per il ridotto, mentre l’orario di visita verrà sensibilmente esteso.

Buon viaggio… naturalmente tra le stelle!

Il Cosmo è più vuoto del previsto

Qualcuno un giorno disse che “lo Spazio è la cosa vuota più affascinante che l’umanità abbia mai conosciuto”. Nella realtà dei fatti, quegli spazi neri tra astri e pianeti sono colmi di materia che, invisibile all’occhio umano, si rivela nella sua complessità alle sofisticate strumentazioni degli astrofisici.

Un team di astronomi della Minnesota University (USA) ha però recentemente scoperto un’area del cosmo molto estesa e completamente vuota, dal sorprendente diametro di un miliardo di anni luce. In questa zona del Cosmo gli strumenti non hanno rilevato né la presenza di materia comune (pianeti, stelle) né tantomeno la presenza di materia oscura.
Questo enorme “nulla” dista circa 7 miliardi di anni luce dalla Terra, ed è stato localizzato nel settore della costellazione di Eridano grazie allo studio incrociato di migliaia di informazioni fornite dai 27 radiotelescopi del VLA in Messico (Very Large Array).

Per Lawrence Rudnick, coordinatore del team di ricerca, le scoperta di questo immenso “nulla” è senza precedenti: “Se potessimo viaggiare alla velocità della luce, impiegheremmo diversi anni per raggiungere le stelle più prossime a noi della Via Lattea. Ma se entrassimo nella ‘zona vuota’ appena scoperta, dovremmo viaggiare per un miliardo di anni per percorrerla tutta da un capo all’altro”.

Coldarea La scoperta potrebbe fornire importanti risposte per lo studio della radiazione cosmica di fondo, l’impronta termica lasciata dall’immensa quantità di energia sprigionata miliardi di anni fa dal Big Bang. Il “nulla” identificato dai ricercatori del Minnesota si trova, infatti, in un’area molto studiata dagli astrofisici perché più fredda rispetto alla temperatura media della radiazione cosmica di fondo.
Secondo molti scienziati, questa differenza di temperatura sarebbe imputabile alla misteriosa energia oscura, indicata come la prima responsabile nell’accelerazione della crescita dell’intero Universo. Si ipotizza che, passando attraverso il vuoto, le particelle di luce perdano una maggiore quantità di energia lasciando l’enorme “zona vuota” più fredda.

I risultati della ricerca degli astrofisici del Minnesota potrebbero rivelarsi fondamentali per comprendere le dinamiche che hanno portato alla nascita dell’Universo e alla sua espansione. La strada è ancora lunga, ma una cosa è certa: da oggi l’energia oscura sarà un po’ meno… oscura.

Stazioni radiofoniche nello spazio

Rappresentazione artistica di un’emissione radio nel Cosmo [photo credit: NASA/CXC/M. Weiss, via Science]Giunge dal Cosmo un nuovo rompicapo per gli astronomi. Studiando numerosi dati appartenenti a una recente mappatura di una porzione di cielo, un gruppo di ricercatori ha identificato un’enorme e fulminea emissione di onde radio unica nel suo genere e della durata di pochi millesimi di secondo.
Scoprire l’origine di questa insolita “trasmissione” potrebbe fornire nuove informazioni per comprendere il funzionamento delle stelle di neutroni e dei buchi neri.

Migliaia di onde radio attraversano in ogni istante l’Universo, lasciando un’impronta inconfondibile del loro passaggio. Alcuni segnali sono molto deboli e difficili da percepire, come le emissioni originate dalle sonde spaziali Voyager e le Pioneer che viaggiano nel Cosmo ormai da decine di anni, mentre altri sono estremamente potenti come quelli originati dalle stelle di neutroni.
Il misterioso segnale captato recentemente parrebbe essere molto diverso dalle tradizionali emissioni registrate nello Spazio. Nei suoi 5 millesimi di secondo di trasmissione, il segnale radio ha emesso una quantità di energia pari a quella prodotta dal Sole in un mese intero.

Una delle antenne del radiotelescopio di ParkesAttraverso un’attenta analisi dei dati ricevuti dal radiotelescopio di Parkes (Australia), un gruppo di astrofisici guidati da Duncan Lorimer (West Virginia University – USA) ha stimato la posizione del punto di origine dell’emissione radio a tre miliardi di anni luce di distanza dalla Terra.
Secondo i ricercatori solo due fenomeni celesti potrebbero essere alla base dell’incredibile emissione di onde radio: una fusione tra due stelle di neutroni estremamente dense, oppure la definitiva scomparsa di un buco nero.

Dopo aver pubblicato i risultati della sua ricerca sulla rivista scientifica Science, Lorimer intende approfondire lo studio dei dati forniti dai radiotelescopi australiani, confrontandoli poi con le informazioni raccolte dall’Allen Telescope in California (USA).
Se le ipotesi di Lorimer saranno confermate, l’insolita emissione di onde radio potrà aprire un nuovo capitolo nell’affascinante e complesso studio delle incredibili forze che diedero origine all’Universo.

Un grande BANG!

Lassù nel Cosmo, a milioni di anni luce dal nostro piccolo Pianeta, alcune stelle di neutroni producono i campi magnetici più grandi di tutto l’Universo, con una potenza di centinaia di miliardi di volte superiore al “piccolo” campo magnetico prodotto dalla Terra.
Una stella di neutroni ha generalmente un diametro vicino ai 20 chilometri e una massa complessiva molto densa, che può arrivare a misurare tre volte quella del Sole. Questi “ammassi” di neutroni (le particelle elementari prive di carica elettrica) sono estremamente veloci e sono in grado di compiere un’intera rotazione in pochi secondi, generalmente da 1 a 30 a seconda delle caratteristiche della stella.

Un Magnetar in piena attività [Photo credit: NASA/Aurore Simonnet/Sonoma State University]Talvolta queste enormi calamite cosmiche producono sorprendenti esplosioni, il cui meccanismo è noto solo in parte agli astrofisici, che da tempo cercano di comprendere cosa causi queste immense emissioni di energia.
Un modello matematico elaborato al computer e basato sull’osservazione del Magnetar (una stella di neutroni dotata di un potentissimo campo magnetico) XTE-J180-197 potrebbe finalmente fornire qualche indizio sul “movente” di queste spettacolari esplosioni.

Grazie al modello computerizzato e a un’analisi molto attenta dei dati, un team di astrofisici ha identificato quello che potrebbe essere il punto di innesco delle gigantesche esplosioni magnetiche dei Magnetar. Queste avrebbero luogo in un’area ristretta appena al di sotto della superficie della stella e non tra le “nubi” di particelle estremamente cariche di elettricità come si pensava in precedenza.
Pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal, questo innovativo studio apre una nuova speranza per gli astronomi, fornendo nuovi dati e informazioni per risolvere l’enigma che si cela dietro alle esplosioni magnetiche delle stelle di neutroni.

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