Sopravvivere al gelo, il segreto delle larve d’Antartide

Larve di Belgica Antarctica [credit: Richard Lee]Queste piccole larve violacee sono estremamente più resistenti di quanto si possa immaginare. Prima di andare incontro alla metamorfosi che le trasformerà nel moscerino dell’Antartide (Belgica Antarctica), queste larve devono attraversare il lunghissimo inverno polare, sopportando temperature al di sotto dello zero, il disgelo, la disidratazione e gli allagamenti delle loro minuscole tane.

Una vita tutt’altro che semplice, affrontata però con estrema determinazione per la sopravvivenza. Per anni la capacità di queste larve di sopravvivere così a lungo in un ambiente tanto ostile ha costituito un vero e proprio enigma per ricercatori ed entomologi. Dopo molto tempo, i risultati di una ricerca gettano finalmente un poco di luce sull’incredibile capacità di adattamento delle larve del moscerino d’Antartide. Leggi tutto “Sopravvivere al gelo, il segreto delle larve d’Antartide”

Formiche suicide per altruismo

Forelius pusillus Fino a che punto può giungere l’altruismo? Chi di noi sarebbe disposto a mettere in gioco la propria vita per il bene della comunità in cui vive? Rispondere a queste domande non è semplice, spesso i più grandi slanci di altruismo si registrano in condizioni critiche e non prevedibili in cui si è chiamati ad agire per salvare il proprio prossimo. Eppure, nel regno animale ci sono comunità in cui il sacrificio della propria vita costituisce un passaggio determinante e previsto per la prosecuzione della specie, come dimostra una recente e affascinante scoperta scientifica.

Ogni notte, la formica Forelius pusillus – nativa dell’area Brasile – Paraguay – traduce in pratica il sacrificio estremo per la conservazione della sua comunità. Quando giunge il tramonto, la colonia si protegge sigillando l’unico ingresso al suo nido con sabbia, terra e piccoli detriti. Il lavoro è estremamente faticoso e richiede la presenza all’esterno del formicaio di alcuni individui della colonia, che hanno il delicato compito di occultare l’ingresso alla vista dei possibili predatori. Impossibilitate a rientrare una volta che il cunicolo è completamente otturato, le formiche rimaste all’esterno si allontanano per poi morire poche ore dopo sfinite dallo sforzo che hanno dovuto affrontare.

Il curioso, ed eroico, comportamento di queste piccole formiche (grandi all’incirca 2 mm) è stato scoperto dal prof. Adam Tofilski (Università di Cracovia, Polonia) e dal suo team di ricerca, durante un viaggio di studio in Brasile per studiare il comportamento sociale della F. pusillus. Nel corso delle loro osservazioni, i ricercatori hanno notato lo strano comportamento di alcuni individui della comunità, che rimanevano completamente isolati dalla loro colonia per occultare nel miglior modo possibile l’ingresso del formicaio, lavorando instancabilmente per oltre 50 minuti [video]. Al momento della riapertura del nido, la mattina seguente, delle formica rimaste all’esterno non c’era più traccia. Leggi tutto “Formiche suicide per altruismo”

Le vespe rispettano la pace con i vecchi nemici

Polistes FuscatusUscire sconfitti da un confronto fisico si rivela generalmente un’esperienza importante non solo per prendere coscienza dei nostri limiti, ma anche per comprendere la forza del nostro antagonista non commettendo nuovamente l’errore di trascinarlo subito in una nuova sfida. Ciò comporta naturalmente la nostra capacità di riconoscere all’istante la persona che ci ha sconfitto, così da tenercene alla larga ed evitare nuovi guai, salvo non aver seguito un corso accelerato di autodifesa. Quello che può apparire come un semplice meccanismo di riconoscimento nasconde in realtà un complesso processo cognitivo, che coinvolge la nostra mente su numerosi livelli. Una attività legata al riconoscimento del ruolo e del rango sociale di chi ci circonda, che secondo numerosi ricercatori difficilmente poteva essere riscontrata in forme di vita più semplici organizzate secondo criteri sociali come le vespe. Una recente ricerca sembra però smentire le prime supposizioni di questi entomologi.

Le vespe cartonaie (Polistes fuscatus) devono il loro nome alla conformazione che assumono i loro nidi, le cui pareti impastate con legno e saliva ricordano sottili fogli di cartone, in cui vivono in gruppi costituiti da alcune centinaia di loro simili e da talune regine. A differenza delle api, che nascono “già predestinate” per regnare, ogni vespa cartonaia può conquistare il comando del nido e controllare le sue simili. Ciò comporta un alto livello di litigiosità all’interno dei nidi, dove ciclicamente ogni vespa combatte per diventare la regina. Scontrarsi più di una volta con la medesima antagonista diverrebbe, naturalmente, controproducente, quindi le vespe trarrebbero un indubbio giovamento nel riconoscersi sempre l’una con l’altra.
Partendo da questo presuppoto, nel 2002 la ricercatrice Elizabeth Tibbets (University of Michigan, USA) condusse un attento studio, scoprendo così che le vespe tendono a essere maggiormente combattive quando si confrontano con individui provenienti da altri nidi. Procedendo nell’analisi del comportamento sociale di questi imenotteri, la Tibbets scoprì che molte vespe tendevano a sfruttare i particolari nella pigmentazione delle loro compagne per riconoscerle all’interno del nido e distinguerle dagli individui esterni. Leggi tutto “Le vespe rispettano la pace con i vecchi nemici”

Quattro ali indipendenti, ecco il segreto delle libellule

La libellula è una vera e propria acrobata dell’aria. Questo particolare insetto è, infatti, in grado di volare a velocità estremamente variabili, muovendosi in avanti e all’indietro con un perfetto controllo del proprio assetto di volo. Ma da dove trae le energie per compiere tali evoluzioni una libellula?

Secondo una innovativa ricerca, pubblicata recentemente sulla rivista scientifica Journal of the Royal Society Interface, la risposta risiederebbe nella capacità delle libellule di muovere in maniera completamente indipendente le loro quattro ali.
Molti insetti possono fare affidamento su un solo paio di ali, altre specie – come le farfalle e le api – sono dotate di due paia di ali, che però muovono in maniera totalmente sincronizzata come se fossero dotate di due sole ali. Le libellule, invece, costituiscono un caso a parte. La loro esclusiva muscolatura consente a questi insetti di muovere ognuna delle quattro ali in maniera indipendente. Attraverso un modello ricostruito al computer, i ricercatori hanno dimostrato come questo particolare movimento apporti numerosi benefici, in cambio però di un alto costo: le libellule non sono in grado di sollevarsi più di tanto dal terreno.

Per sperimentare i modelli elaborati al computer anche al di qua dello schermo, il ricercatore James Usherwood (Royal Veterinary College, Londra) ha elaborato con il collega Fritz-Olaf Lehmann (Università di Ulm, Germania) un modello robotizzato di libellula. Il piccolo automa è stato poi immerso in un particolare olio minerale, così da tracciare il movimento della libellula-robot intorno alle quattro ali. Alcuni particolari sensori alla base del dispositivo hanno registrato le differenti forze esercitate dalle ali, così da permettere ai ricercatori di calcolare l’efficienza aerodinamica del robot. Leggi tutto “Quattro ali indipendenti, ecco il segreto delle libellule”

Quando i coleotteri banchettavano con carne di dinosauro

I coleotteri potrebbero essere una delle principali cause della scarsità di fossili di dinosauro, almeno secondo un team di ricerca della Young University (Provo, Utah – USA).

Un gruppo di ricercatori dell’università statunitense ha infatti analizzato migliaia di ossa di dinosauro risalenti al Giurassico e al Cretaceo, scoprendo così come gli insetti carnivori abbiano letteralmente azzannato i loro resti, eliminando in parte ciò che dopo milioni di anni si sarebbe tramutato in un fossile.
I principali indiziati per questi banchetti preistorici sono i coleotteri appartenenti alla famiglia delle Dermestidae – in particolare Dermestes maculatus – estremamente ghiotti dei resti organici come ossa e carne. Individuata la carcassa di un dinosauro, questi insetti erano soliti deporre una grande quantità di uova, destinate a schiudersi e a liberare le larve che con lenta meticolosità si sarebbero poi dedicate a mangiare e digerire buona parte dell’animale preistorico. Leggi tutto “Quando i coleotteri banchettavano con carne di dinosauro”

I ragni saltatori vedono i raggi ultravioletti di tipo B

Oltre ad essere completamente invisibili all’occhio umano, i raggi ultravioletti B possono causare seri danni alla pelle, se non debitamente schermati con creme protettive, e alla vista quando non è protetta con appositi occhiali da sole. Eppure, per una piccola specie di ragni saltatori, i raggi UVB costituiscono un dolce richiamo d’amore.

Phintella vittata [credit: http://photos-655.friendster.com/e1/photos/55/65/6615655/1_888101469l.jpg]Non ha dubbi in proposito un gruppo di ricercatori, che ha recentemente scoperto il primo essere vivente in grado di vedere gli UVB, utilizzati nel caso specifico per attirare i partner nel periodo dell’accoppiamento. Questa importante scoperta solleva per la prima volta la possibilità che altri animali siano in grado di vedere nella specifica gamma dell’ultravioletto, ipotesi un tempo ampiamente scartata dalla maggior parte della comunità scientifica.
Alcuni esseri viventi come insetti, crostacei, uccelli, pesci e mammiferi sono infatti in grado di vedere nello spettro dei raggi ultravioletti di tipo A, mentre si stimava fosse pressoché impossibile che alcuni animali potessero avere una vista in grado di intercettare i raggi UVB dotati di una lunghezza d’onda maggiormente ridotta (315-280 nm) rispetto agli UVA (400-315 nm).

Studiando una particolare specie di ragni saltatori, i ricercatori guidati dall’aracnologo Daiqin Li (National University of Singapore) hanno scoperto come i maschi di Phintella vittata abbiano alcuni particolari cuscinetti sul loro addome in grado di riflettere i raggi UVB, così da attirare le femmine per l’accoppiamento.
Per scoprire se questa specie di ragni fosse realmente in grado di vedere i raggi ultravioletti di tipo B, i ricercatori hanno schierato una ventina di esemplari maschi all’interno di altrettante gabbiette trasparenti di vetro esposte a diversi fasci luminosi. Il team di ricerca ha così potuto osservare come i ragni esposti ai raggi UVB fossero estremamente più graditi dalle femmine rispetto agli altri esemplari. Leggi tutto “I ragni saltatori vedono i raggi ultravioletti di tipo B”