Perché le lettere sulle tastiere hanno una certa disposizione?

La usiamo ogni giorno per navigare online, lavorare e scrivere i messaggi ai nostri amici, eppure la maggior parte di noi non conosce la storia che ha permesso alla tastiera di assumere la sua forma attuale.

Sholes-Glidden Type-Writer
Sholes-Glidden Type-Writer

Le tastiere americane, quelle principalmente utilizzate in campo informatico, devono la disposizione dei loro tasti a Christopher Latham Sholes, uno stampatore di Milwaukee che verso la fine degli anni Sessanta del XIX secolo progettò con Carlos Glidden un sistema per la scrittura meccanica sulle pagine. Nel 1873 il brevetto dell’invenzione fu venduto alla E. Remington & Sons che produsse un primo modello, noto come Sholes-Glidden Type-Writer.

I due inventori erano giunti al modello finale attraverso una lunga fase di prove ed errori. Il problema principale, infatti, era dato dalla complessità del meccanismo che consentiva l’impressione di una lettera sulla carta. Nelle prime versioni, molto rozze e poco efficienti, i martelletti tendevano a incastrarsi con estrema facilità tra loro, specialmente nel caso di numerose battute al minuto. Leggi tutto “Perché le lettere sulle tastiere hanno una certa disposizione?”

Perché nelle domande utilizziamo il punto interrogativo?

Punto interrogativoIl sistema di punteggiatura utilizzato nella nostra lingua deriva dal greco e dal latino classici, lingue nelle quali la punteggiatura era principalmente utilizzata per guidare la lettura ad alta voce e solo marginalmente per contribuire alla comprensione dei testi. Diversi segni permettevano al lettore di capire quando mettere in risalto alcune sillabe, inserire delle pause o prendere fiato per mantenere regolare e cadenzata la lettura di un testo.

Mentre il greco contrassegnava spesso una domanda attraverso l’utilizzo di un punto e virgola, in latino il tono interrogativo era indicato dalla parola quaestio. Durante il Medioevo, non era raro trovare tale parola abbreviata semplicemente con le due lettere QO, espediente utilizzato dai monaci copisti per evitare la ripetizione dell’intera parola.

La dicitura QO poteva però essere confusa con altre abbreviazioni. Ciò spinse numerosi scrivani a tramutare ulteriormente l’abbreviazione, collocando la lettera Q al di sopra della O. Nel corso del tempo le due lettere sovrapposte divennero sempre più stilizzate: la Q si tramutò in una sorta di svolazzo mentre la O divenne un semplice punto. Era nato il punto interrogativo come lo conosciamo oggi. Leggi tutto “Perché nelle domande utilizziamo il punto interrogativo?”

Perché vediamo sempre la stessa faccia della Luna?

Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)
Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)

Alcuni giorni fa, chi ne ha avuto la fortuna, ha potuto ammirare come raramente accade la Luna. Il nostro satellite in questi giorni è infatti vicino alla Terra come non lo era mai stato negli ultimi 15 anni; un’occasione per ammirarne la meravigliosa conformazione ad occhio nudo. Nei secoli, il volto della Luna è stato scrutato da poeti, scienziati, marinai… e il nostro satellite, quasi per burla, si è sempre fatto osservare mostrando lo stesso lato. Ma perché vediamo sempre la medesima faccia della Luna?

La motivazione è semplice, ma talvolta appare meno intuitiva di quanto si possa immaginare. La Luna compie una rotazione attorno al proprio asse (ovvero compie un giro completo su sé stessa) in 27 giorni e un terzo, lo stesso tempo che le è necessario per compiere un’orbita intorno alla Terra. Una rotazione un poco più rapida o un po’ più lenta porterebbe la Luna a mostrarsi nel corso del tempo completamente e non solo per metà.

Le rotazioni della Terra e della Luna sono sincronizzate in maniera pressoché perfetta, quasi da sembrare due componenti di un medesimo meccanismo come in un orologio. Leggi tutto “Perché vediamo sempre la stessa faccia della Luna?”

Perché la neve è così leggera e soffice?

La pioggia inizia generalmente il proprio viaggio sotto forma di neve. Ma allora perché talvolta le molecole di vapore acqueo lasciano improvvisamente una nube e cadono sotto forma di nebbia, pioggia torrenziale o bianca e soffice neve?

La geometria esagonale di un fiocco di neve [credit: ajstudio.smugmug.com]Nei primi decenni del Novecento alcuni fisici e meteorologi, come Tor Bergeron, ipotizzarono che alla base del meccanismo che causa una precipitazione atmosferica vi dovesse essere un catalizzatore. Ovvero una sostanza in grado di innescare un processo senza variare la propria composizione. Anche quando fa molto caldo, le nubi presenti alle grandi altitudini contengono al loro interno migliaia di minuscoli cristalli di ghiaccio (i catalizzatori), che si ingrandiscono man mano che intercettano le molecole di vapore acqueo presenti nell’aria.

Le gocce d’acqua pura contenute in una nube non congelano a 0 °C, grazie alle particolari condizioni di pressione e alle loro dimensioni infinitesimali, possono mantenere lo stato liquido anche a -40 °C. Quando queste gocce d’acqua vengono “investite” da un cristallo di ghiaccio, presente in una nube, congelano all’istante trasformandosi rapidamente in neve. E’ un processo pressoché istantaneo, che porta al congelamento di milioni di gocce d’acqua. Non a caso, ogni fiocco di neve che cade può provenire da centinaia di migliaia di minuscole gocce d’acqua che, sotto forma di cristalli di ghiaccio, si collegano in un reticolo di forma esagonale. Ogni fiocco contiene più aria che acqua congelata, per questo motivo in assenza di vento, può impiegare molto tempo per precipitare al suolo. Leggi tutto “Perché la neve è così leggera e soffice?”

Perché la sabbia umida sembra più scura di quella asciutta?

Camminando lungo la battigia, si vede subito dove le onde arrivano a lambire la spiaggia: la sabbia più umida e compatta risulta infatti più scura alla vista. Al senso comune, questo fenomeno sembra quasi inspiegabile. Dopotutto, la sola differenza fra sabbia bagnata e asciutta è che una ha una sorta di “rivestimento” d’acqua. E perché mai un liquido trasparente dovrebbe far sembrare la sabbia tanto più scura?

La risposta non ha nulla a che vedere con la purezza dell’acqua. Anche utilizzando l’acqua più pura, distillata e limpida del mondo sulla sabbia pulita e asciutta il risultato sarà lo stesso.
L’acqua tende a scurire la sabbia perché ne maschera i singoli granelli che la costituiscono. Da bagnati, questi hanno una minore tendenza a riflettere la luce. Anziché venire riflessa, essa viene assorbita e, quanta più ciò accade, tanto più scura sembra la sabbia. Al contrario, quanta più luce viene riflessa, tanto più chiara e bianca appare la sabbia. In un giorno di sole splendente, la sabbia al di sopra del segno di marea può risultare perfino abbacinante. Merito della polvere delle conchiglie, finemente tritate dal costante moto ondoso. Leggi tutto “Perché la sabbia umida sembra più scura di quella asciutta?”

Perché i pipistrelli “sono ciechi”? E perché dormono a testa in giù?

Si sente spesso affermare che i pipistrelli siano animali completamente ciechi. Ma è davvero così?
Pipistrello in voloI pipistrelli sono piccoli mammiferi volanti, generalmente insettivori, abituati a muoversi e a cacciare le loro prede dal crepuscolo all’alba. Volando nell’oscurità, questi animali evitano gli ostacoli e catturano la preda usando una forma di ecolocalizzazione simile ai sistemi sonar utilizzati dalle navi per fare rilevazioni sui fondali marini o, in ambito militare, scovare i sottomarini. Per rilevare gli ostacoli, i pipistrelli emettono ultrasuoni a circa 200 kHz e calcolano quanto tempo impiegano le onde sonore per essere riflesse da un ostacolo. Maggiore è il tempo che intercorre tra l’emissione e il ritorno d’onda, maggiore sarà la distanza dell’animale dall’ostacolo o dalla preda.

Il fatto che i pipistrelli utilizzino questo stratagemma ha indotto a credere che essi siano ciechi. In realtà, i pipistrelli insettivori sono dotati di un apparato visivo perfettamente funzionante, ma soffrono di una forte miopia. I loro occhi si sono infatti evoluti per percepire gli insetti a distanze estremamente ridotte e nel pieno dell’oscurità. I megachirotteri, pipistrelli di dimensioni molto maggiori e che si nutrono di nettare e frutti, non sono invece miopi e riescono a orientarsi nel volo notturno anche senza l’ausilio del loro sonar.

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