“Che io deceda se recedo” è anche il motto dell’evoluzione

L’evoluzione non ingrana mai la retromarcia, almeno secondo un recente studio. Alcuni ricercatori hanno infatti dimostrato come l’inversione della pressione selettiva, ciò che spinge verso l’evoluzione delle specie, non comporti l’inversione di marcia di una biomolecola verso uno stadio precedente.

Diagramma molecolare del cortisolo (credit: wikimedia.org)
Diagramma molecolare del cortisolo (credit: wikimedia.org)

I risultati della ricerca aggiungono dunque un nuovo argomento a supporto della teoria secondo cui i processi evolutivi non tornano mai indietro. Un tema complesso, approcciato già nel corso del diciannovesimo secolo, che ha portato numerosi studiosi ad analizzare l’evoluzione di alcuni tratti visibili delle specie, comparando le caratteristiche attuali con quelle dei reperti fossili. Un’operazione spesso resa difficoltosa dalla mancanza di sufficienti reperti e informazioni per comprendere l’intero processo evolutivo di una singola specie. Leggi tutto ““Che io deceda se recedo” è anche il motto dell’evoluzione”

Quando l’obesità ostacola la chemioterapia

L’obesità rende meno efficace la chemioterapia e contribuisce ad aumentare le probabilità di una ricaduta tra i bambini affetti da leucemia. Sono queste le conclusioni cui sono giunti alcuni ricercatori impegnati sul fronte della lotta ai tumori.

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Cellule leucemiche (credit: chem.utoronto.ca)

La studio è stato realizzato da un team di ricerca guidato da Steven D. Mittelman (Division of Endocrinology, Childrens Hospital Los Angeles – USA) sulla base di un precedente paper scientifico che aveva messo in evidenza come i bambini obesi affetti da leucemia avessero in media il 50% di probabilità in più di andare incontro a una recidiva rispetto agli altri bambini di normale costituzione. Leggi tutto “Quando l’obesità ostacola la chemioterapia”

Quando la discriminazione arriva dai tumori

maniNon è certo una notizia piacevole per parte della popolazione, ma sembra proprio che il cancro faccia favoritismi. Ormai da diversi anni i ricercatori sanno che la razza si rivela essere un fattore importante in tema di sopravvivenza ai tumori. Le donne afroamericane, per esempio, hanno meno probabilità di contrarre il cancro al seno rispetto alle donne bianche, ma tale patologia si rivela per loro mortale in un maggior numero di casi.

Per molto tempo ci si è interrogati se tale differenza risiedesse solamente nelle diverse possibilità di accedere al servizio sanitario statunitense, a controlli regolari e a trattamenti efficaci o se fosse anche implicato un fattore biologico. Ora una nuova ricerca condotta su decine di trial clinici sembra essere giunta a una improtante conclusione: alcuni tipi di cancro come quello al seno, alla prostata e alle ovarie compiono una sorta di discriminazione tra le razze. Leggi tutto “Quando la discriminazione arriva dai tumori”

Enigma depressione: il gene della discordia

depressioneNon giungono buone notizie dal fronte della ricerca sulla depressione. Dopo una attena analisi di un precedente studio, un gruppo di ricercatori ha messo seriamente in dubbio la possibilità di un collegamento tra una variante genetica scoperta nel 2003 e l’insorgenza degli stati depressivi negli individui predisposti.

Circa sei anni fa,  attraverso l’analisi di 847 volontari il ricercatore Avshalom Caspi aveva scoperto che gli individui portatori di una versione corta (allele corto) del gene trasportatore della serotonina (un neurotrasmettitore implicato nella regolazione dell’umore) avevano molte più probabilità di entrare in stati depressivi rispetto a coloro con gli alleli lunghi. Si ipotizzava infatti che le condizioni avverse della vita potessero portare in qualche modo il gene a produrre meno serotonina, determinando così la depressione. Una scoperta rivoluzionaria, che portò molto ottimismo nella comunità scientifica, da tempo alla ricerca di cure più efficaci per contrastare gli stati depressivi.  Leggi tutto “Enigma depressione: il gene della discordia”

Narcolessia, malattia autoimmune? Una nuova ricerca sembra confermarlo

dormireSono milioni le persone che in tutto il mondo soffrono di narcolessia, la malattia del sonno. Da tempo si indagano le cause che portano a questa particolare patologia con esiti talvolta molto promettenti. Di recente, per esempio, un gruppo di ricercatori è riuscito a ricollegare la narcolessia a due geni contenenti le informazioni per il sistema immunitario, suggerendo dunque che la malattia sia di tipo autoimmune. La nuova scoperta potrebbe portare a nuove e più efficaci procedure di cura per i narcolettici.

Mediamente, la narcolessia interessa un individuo su 2000 e possiede dunque un’incidenza sulla popolazione paragonabile ad altre gravi malattie come la sclerosi multipla. La patologia comporta la comparsa di numerosi sintomi, che variano solitamente da una incontrollabile sonnolenza diurna a colpi di sonno improvvisi, passando per la catalessia (impossibilità di contrarre volontariamente i muscoli). La malattia non può essere curata e dunque chi ne soffre è obbligato ad assumere diversi farmaci lungo il corso della giornata per mantenere sotto controllo il sonno. Leggi tutto “Narcolessia, malattia autoimmune? Una nuova ricerca sembra confermarlo”

Risultati incoraggianti per i vasi sanguigni creati in laboratorio

Sezione di un vaso sanguigno (credit: hypertension.ca)
Sezione di un vaso sanguigno (credit: hypertension.ca)

Si stanno rivelando molto efficaci i primi vasi sanguigni sperimentali realizzati con le cellule dei pazienti sottoposti ciclicamente all’emodialisi. I nuovi vasi sanguigni costituiscono il primo caso di innesto derivato totalmente dai tessuti del medesimo paziente e potrebbero eliminare l’incubo delle dolorose e pericolose reazioni immunitarie.

Quotidianamente, in tutto il mondo diversi milioni di persone con gravi insufficienze renali si sottopongono ai cicli di emodialisi per ripulire il loro sangue. Per rendere più rapida la procedura, i medici generalmente impiantano una fistola – ossia una congiunzione praticata tramite un vaso sanguigno tra una vena e una arteria – nel braccio del paziente, per consentire così al sangue di fluire all’esterno verso il rene artificiale (il macchinario che ripulisce il sangue) e di rifluire poi nel normale circolo sanguigno del dializzato. Leggi tutto “Risultati incoraggianti per i vasi sanguigni creati in laboratorio”