Gaia nella polvere

pianeta polveriUna densa nube di polveri inquinanti sta uccidendo i ghiacciai dell’Himalaya. Questa è la sconvolgente conclusione cui è giunto un team di ricerca statunitense, che ormai da mesi sta studiando e monitorando l’enorme nube marrone che aleggia sull’Asia meridionale.

Il particolato, ovvero l’insieme delle sostanze inquinanti prodotte dall’uomo e sospese nell’aria, potrebbe avere responsabilità molto più pesanti rispetto ai gas serra per quanto riguarda il surriscaldamento di intere aree geografiche. “La nostra scoperta sta suscitando molto scalpore in India. La maggior parte delle riserve idriche dell’India settentrionale e centrale sono fornite dai fiumi che originano dai grandi ghiacciai dell’Himalaya” ha dichiarato David Winker, responsabile del team di ricerca, alla prestigiosa rivista scientifica Nature.

Su scala globale, le nubi di particolato create dalla combustione di biomasse e combustibili fossili raffreddano parzialmente l’atmosfera, riflettendo i raggi solari che le colpiscono verso lo spazio. Ma su scala locale, i risultati di questa nuova ricerca dimostrano come queste nubi dense di polveri siano in grado di assorbire parte delle radiazioni solari, contribuendo al riscaldamento di ampie aree dell’atmosfera terrestre. Utilizzando particolari simulazioni computerizzate e un complesso modello matematico, i ricercatori hanno scoperto che l’effetto delle “nubi marroni”, sommato a quello dei gas serra, ha contribuito per il 60% al progressivo surriscaldamento dell’atmosfera sopra l’Himalaya.

La più alta catena montuosa del pianeta si è surriscaldata di un quarto di grado ogni dieci anni, con una rapidità doppia rispetto all’andamento del surriscaldamento dell’intero globo terrestre. Questa scoperta conferma ancora una volta i complessi rapporti di causa-effetto tra attività dell’uomo e surriscaldamento globale, ma anche la sostanziale imprevedibilità di un clima sottoposto a continui e innaturali cambiamenti.

La Terra è un atleta malato che continua a correre la sua maratona, nonostante i crampi e il fiato ormai corto. Che succederà quando arriverà il primo strappo muscolare? Ma soprattutto, possiamo davvero permetterci di attendere?