Il computer che legge nella mente

Sono ancora lontani i tempi in cui un computer sarà in grado di leggere perfettamente la nostra mente, eppure un gruppo di ricercatori potrebbe essere sulla buona strana per scoprire cosa i nostri occhi abbiano potuto vedere nel recente passato.

credit: https://i0.wp.com/farm3.static.flickr.com/2378/1780240878_181cf007b8.jpg?resize=147%2C107Un gruppo di neuroscienziati ha, infatti, elaborato un modello al computer in grado di identificare una fotografia rimasta impressa – dopo la visione – nelle nostre aree neuronali utilizzando una risonanza magnetica funzionale (fMRI). Guidato da Jack Gallant, University of California (Berkeley – USA), il team di ricerca ha elaborato un sistema per risalire a ciò che i nostri occhi hanno visto attraverso la corteccia visiva.

Durante la prima fase della ricerca, a due volontari sono state fatte osservare 1750 fotografie che ritraevano un’ampia gamma di soggetti, mentre uno scanner per la fMRI registrava gli impulsi e le risposte della corteccia visiva. Utilizzando i dati forniti dalla risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno suddiviso la corteccia visiva in tanti piccoli cubetti costruendo poi un modello matematico per descrivere le differenti reazioni combinate di questi solidi (naturalmente virtuali) agli stimoli visivi causati dalle fotografie. Ad esempio, una porzione di corteccia visiva poteva essere maggiormente attiva quando le immagini contenevano numerose strisce verticali, orizzontali e così via. Combinando le informazioni per le centinaia di cubetti isolati, i ricercatori hanno dunque cercato di prevedere le possibili risposte della corteccia cerebrale causate da ogni singola immagine.

fMRIAi due volontari, sulla base delle cui reazioni era stato creato il modello matematico, sono poi state proposte 120 fotografie che non avevano mai visto prima. I ricercatori hanno così confrontato l’attività della corteccia visiva con l’attività prevista dal loro modello matematico con cui avevano “istruito” il computer. In 110 casi su 120, il sistema è stato in grado di associare correttamente l’attività cerebrale con la fotografia visionata da uno dei due volontari; per il secondo soggetto la media è scesa a 86 su 120.
Confortati dai buoni risultati ottenuti, i ricercatori si sono spinti oltre, sottoponendo uno dei due volontari alla visione di 1000 nuove fotografie. In questo caso, il modello matematico è stato in grado di leggere correttamente nella mente del volontario nell’82% dei casi.

Gli ottimi risultati conseguiti alla University of California sono un enorme passo avanti nell’interpretazione delle reazioni neuronali del cervello umano, ma non condurranno certo rapidamente alla lettura della mente vera e propria. Il sistema, presentato sul numero di questa settimana di Nature, può per ora riconoscere le fotografie visionate dall’osservatore solo se esse sono presenti nel database del computer. Insomma, chi ha qualcosa da nascondere può ancora dormire sonni sereni…

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