Le particelle ricche di nutrienti che si trovano nell’atmosfera sono una sorta di manna dal cielo per il fitoplancton, quell’insieme di minuscoli organismi vegetali alla base dell’alimentazione di migliaia di specie marine. Secondo una recente ricerca, però, alcune particelle presenti nell’atmosfera starebbero avvelenando il fitoplancton in numerose aree degli oceani, creando non pochi problemi ai delicati ecosistemi oceanici e alterando le quantità di gas serra assorbite annualmente dai minuscoli vegetali che lo compongono.
Le particelle trasportate tramite l’atmosfera sono di vario tipo e comprendono sia elementi naturali che derivati dall’attività umana e includono polveri ricche di minerali, sali e molecole organiche. Depositandosi sulla superficie dei mari e degli oceani, questi componenti forniscono buona parte delle sostanze nutrienti per il fitoplancton che galleggia negli strati superiori delle acque, mantenendo così in equilibro l’ecosistema marino. Ma sull’acqua si depositano anche elementi potenzialmente nocivi per i mari e responsabili di fenomeni pericolosi per gli ecosistemi come le piogge acide.
Per lungo tempo il problema era stato sostanzialmente ignorato, ma ora un gruppo di ricercatori ha approfondito le conoscenze sul tema giungendo a risultati inquietanti. L’oceanografa Adina Paytan (University of California, USA), insieme ad alcuni colleghi, ha svolto una serie di meticolose ricerche studiando gli effetti degli aerosol atmosferici (le particelle presenti nell’atmosfera) europei e africani su alcune colonie di fitoplancton del Mar Rosso. Il gruppo di ricerca ha dunque prelevato alcuni aerosol da diverse aree dell’Europa e dell’Africa e li ha poi uniti ad alcuni campioni di acqua marina proveniente dal Mar Rosso.
I ricercatori hanno così notato come il fitoplancton esposto agli aerosol prelevati in Europa abbia continuato a prosperare, mentre quello esposto agli aerosol africani sia repentinamente diminuito. Studiando gli aerosol atmosferici prelevati in Africa, il team di ricerca ha riscontrato una presenza di rame tre volte superiore rispetto ai campioni europei. Ulteriori approfondimenti hanno così consentito al team di Paytan di confermare come alti livelli di rame siano letali per due tipologie di fitoplancton.
I ricercatori hanno poi esteso i risultati della loro ricerca creando un modello per ipotizzare le quantità di rame che si depositano sugli oceani a causa degli aerosol africani. Come spiega la ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, la simulazione ha consentito di identificare due aree in cui l’attività dell’uomo ha contribuito sensibilmente alla deposizione di grandi quantità di aerosol atmosferici contenenti il rame: la Baia del Bengala e alcune aree del Pacifico al largo delle coste sudorientali della Cina. Secondo i ricercatori, in queste zone il fitoplancton sarebbe maggiormente sensibile agli elementi tossici degli aerosol poiché non in grado di gestirne livelli così alti, più del 50% rispetto alle quantità stimate prima della rivoluzione industriale.
Gli effetti degli aerosol nocivi potrebbero rivelarsi devastanti per il fitoplancton di numerose aree degli oceani, riducendo di molto la loro capacità di prelevare i gas serra dall’atmosfera, aumentando così gli effetti del surriscaldamento climatico. Lo studio di Paytan costituisce un primo approccio sistematico al problema e fornisce validi strumenti per valutare l’impatto degli aerosol sulle acque marine. Saranno ora necessarie nuove ricerche per approfondire la delicata tematica, ottenendo nuovi dati sullo stato di salute (o di avvelenamento) del fitoplancton.