Per aiutare i volatili a superare l’inverno, molti cittadini britannici sono soliti seguire una semplice tradizione: lasciare un po’ di semi e mangime nei loro giardini. Una pratica innocua, ma solo all’apparenza. Secondo un gruppo di ricercatori, tale abitudine potrebbe portare gli esemplari di una medesima specie a seguire due differenti percorsi evolutivi.
Nel corso degli ultimi 50 anni, gli ornitologi hanno per esempio rilevato uno scisma in Europa tra le capinere (Sylvia atricapilla). Questi uccelli migrano insieme durante la stagione fredda verso la Spagna per trovare un clima maggiormente mite nell’area del Mediterraneo. Negli anni ’60, però, alcuni birdwatcher notarono che un certo numero di capinere aveva iniziato a svernare in Gran Bretagna. Un fenomeno che si è ripetuto nel corso di 30 generazioni circa e che ha ormai portato a un risultato sorprendente: una capinera su dieci preferisce il Regno Unito alla Spagna per passare l’inverno.
Tale fenomeno ha delle dirette conseguenze nella prosecuzione e nella differenziazione della specie. Per raggiungere le aree dell’Europa centrale dove avviene l’accoppiamento nella bella stagione, le capinere che svernano in Gran Bretagna impiegano mediamente dieci giorni di meno rispetto agli esemplari migrati più a sud in Spagna. Le capinere provenienti dalle terre britanniche si accoppiano dunque tra di loro, costringendo di fatto le capinere migrate verso il Mediterraneo a fare lo stesso una volta giunte in Europa centrale.
Partendo da questi presupposti, un team di ricercatori guidato da H. Martin Schaefer (Università di Friburgo, Germania) ha deciso di verificare le possibili conseguenze di questo accoppiamento in gruppi distinti sul processo evolutivo delle capinere. Il gruppo di ricerca ha così atteso il ritorno dei volatili in primavera in Germania ed ha successivamente prelevato alcuni campioni per confrontare i microsatelliti, piccole porzioni di DNA, dei due gruppi.
Le differenze genetiche tra le capinere che migrano nel Regno Unito e quelle che migrano verso la Spagna si sono rivelate contenute, ma comunque significative. In una scala da 0 a 1, ovvero da totalmente simili a specie separate, il dato ottenuto è stato pari a 0,008. Una differenza minima, che ha consentito ugualmente di distinguere l’appartenenza a uno dei due gruppi di ogni esemplare nell’85% dei casi. Osservando l’aspetto fisico delle capinere, i ricercatori hanno notato alcune importanti differenze: gli esemplari che migrano in Gran Bretagna hanno ali maggiormente arrotondate e un becco più stretto rispetto agli esemplari che migrano a sud, con ali a punta per affrontare meglio il lungo viaggio e becchi più larghi utili per ingoiare le olive e gli altri frutti dell’area del Mediterraneo.
Stando ai risultati della ricerca, da poco pubblicata su Current Biology, le due differenti mete per la migrazione avrebbero causato una rapida mutazione genetica e una marcata divergenza nell’aspetto fisico delle capinere. Tale condizione potrebbe essere un indizio di speciazione, il processo evolutivo che porta alla formazione di nuove specie, ma occorrerà ancora del tempo prima di verificare la bontà di questa ipotesi. Il lavoro di Schaefer e colleghi dimostra, comunque, quanto il comportamento dell’uomo possa condizionare il destino delle altre specie, anche quando prova ad aiutare qualche pennuto a superare l’inverno.