Wasabi nell’aria, al fuoco!

credit: not foundL’isotiocianato di allile (CH2CHCH2NCS) è il primo responsabile del sapore particolarmente piccante di alcune salse come la senape e il wasabi, la pasta di color verde utilizzata per accompagnare il sushi. Oltre a essere un’ottima risorsa per la preparazione di numerosi piatti saporiti, il composto potrebbe presto rivelarsi un valido alleato degli individui con seri problemi di udito.

Partendo dai normali rivelatori per il fumo, una società giapponese ha realizzato un nuovo allarme antincendio in grado di riprodurre il forte odore del wasabi al posto del tradizionale avviso sonoro. In presenza di un incendio, il dispositivo emette isotiocianato di allile, mentre un LED di colore rosso inizia a lampeggiare per attirare ulteriormente l’attenzione. Il sistema odoroso si rivela molto utile per destare dal sonno gli individui con problemi di udito potenzialmente in pericolo a causa delle fiamme. Leggi tutto “Wasabi nell’aria, al fuoco!”

Al fuoco! Niente paura, siamo scimpanzé

Nel 2006 la ricercatrice Jill Pruetz stava osservando un gruppo di scimpanzé nei pressi del villaggio di Fongoli, Senegal, quando fu sorpresa da un incendio. Invece di fuggire, l’esperta di primati decise di osservare il comportamento degli scimpanzé e le strategie adottate per affrontare il pericoloso problema. A differenza di numerosi altri animali, che solitamente fuggono disordinatamente perché spaventati dalle fiamme, i primati si dimostrarono molto calmi e in grado di predire l’evoluzione della situazione e dell’incendio, abbandonando ordinatamente  l’area interessata dal fenomeno.

Secondo la ricercatrice, tale comportamento potrebbe suggerire nuovi spunti per comprendere i primi stadi della nostra evoluzione che ci portarono a conoscere e controllare il fuoco. Tale capacità, ricorda Jill Pruetz (Iowa State University, Des Moines – USA), viene acquisita attraverso tre passaggi fondamentali: concettualizzare il fuoco, imparare ad accenderlo e a controllarlo. Buona parte degli animali non completa nemmeno il primo passaggio e reagisce seguendo il proprio istinto, fuggendo dal possibile pericolo. Leggi tutto “Al fuoco! Niente paura, siamo scimpanzé”

Il cambiamento del clima lascerà il segno anche sui grandi incendi stagionali

incendioIl surriscaldamento globale porterà a una sensibile variazione dell’attuale distribuzione dei grandi incendi che stagionalmente interessano alcune aree del Pianeta. A rivelarlo è una nuova ricerca, che getta nuove ombre sul futuro di numerosi ecosistemi in cui gli incendi rivestono un ruolo primario per i cicli di vita di flora e fauna.

Per causare un incendio di grandi dimensioni la Natura ha generalmente bisogno di ben pochi ingredienti: vegetazione estremamente disidratata, molto calore e un’estate particolarmente ventosa. Nonostante il meccanismo possa apparire semplice, in numerosi anni di studi i ricercatori si sono resi conto di quanto sia difficile prevedere con certezza l’esatto periodo in cui un incendio devasterà una data area del Pianeta. Le equazioni che tentano di prevedere tali fenomeni si basano in genere su un alto numero di variabili, ma si rivelano spesso insufficienti per formulare una previsione attendibile. Leggi tutto “Il cambiamento del clima lascerà il segno anche sui grandi incendi stagionali”

Come si fa un fiammifero? E come funziona?

Un poco di attrito accende la fiamma, ma come funzionano e vengono prodotti i fiammiferi?

fiammiferoIl principale antenato del fiammifero moderno fu creato dal farmacista inglese John Walker verso la fine degli anni Venti del 1800. I primi prototipi funzionavano discretamente bene, ma talvolta non riuscivano a innescare la fiamma. Pochi anni dopo un altro arguto inventore, Charles Suria, perfezionò il funzionamento dei fiammiferi inserendo nella loro capocchia il fosforo bianco. I fiammiferi di questo tipo venivano chiamati solitamente “luciferi” e furono il modello più utilizzato nel corso dell’Ottocento.

I luciferi si accendevano con facilità, ma avevano il terribile difetto di rilasciare gas tossici, rivelandosi mortali. Il fosforo bianco emetteva, infatti, vapori velenosi e una lunga esposizione a questi poteva condurre all’insorgenza di patologie molto gravi e spesso incurabili. Il tasso di mortalità nelle fabbriche che producevano i luciferi era estremamente alto, tanto da indurre nei primi anni del Novecento a bandire la produzione di fiammiferi contenenti fosforo bianco.

Entrato in vigore il divieto, per i fiammiferi si cominciò a utilizzare il sesquisolfuro di fosforo unitamente al clorato di potassio. Lo sfregamento su una superficie ruvida portava la capocchia a scaldarsi repentinamente innescando così la reazione chimica che portava alla produzione della fiamma. Un principio di funzionamento relativamente semplice e potenzialmente rischioso, poiché anche un attrito involontario poteva causare l’accensione del fiammifero e la conseguente generazione di un incendio incontrollato. Leggi tutto “Come si fa un fiammifero? E come funziona?”