Foresta Amazzonica trasformata in sorgente di CO2 dalla siccità

La foresta Amazzonica è una risorsa fondamentale per ripulire l'aria dai gas serra e diminuire l'impatto del surriscaldamento globaleLe cattive notizie provenienti dalla Foresta Amazzonica sembrano purtroppo non mancare mai. Un gruppo di ricercatori, impegnati in uno studio pluriennale per monitorare la salute della famosa foresta pluviale, è giunto a una scoperta sorprendente e a tratti inquietante. La grave siccità registrata nella zona nel 2005 non ha solo ristretto la capacità della Foresta Amazzonica di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera, ma ha anche determinato la morte di così tanti alberi da rendere negativo il bilancio nelle emissioni di alcune sue aree, che dunque emettono ora più CO2 di quanto siano in grado di assorbirne.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science e lanciano nuove ombre sulla capacità delle foreste pluviali di essere costantemente degli spazzini dell’aria. Durante la loro crescita, le foreste pluviali possono generalmente assorbire quantità considerevoli di anidride carbonica dall’atmosfera, arrivando a prelevare anche 1,8 miliardi di tonnellate del pericoloso gas all’anno, circa un quinto di tutte le emissioni derivanti dai combustibili fossili.  Se però gli alberi non sono in salute, il loro utilizzo di CO2 diminuisce e di molto, trasformando in alcuni casi le foreste stesse in produttori di gas serra. Leggi tutto “Foresta Amazzonica trasformata in sorgente di CO2 dalla siccità”

Surriscaldamento globale millenario

global warmingL’umanità dovrà affrontare un futuro poco felice se continuerà a immettere gas serra nell’atmosfera. Secondo un gruppo di ricercatori, infatti, gli effetti causati dall’inquinamento atmosferico si protrarranno per un tempo molto più grande del previsto. Mentre le quantità di anidride carbonica tardano a diminuire, il clima sembra essere destinato a cambiare molto lentamente ma in maniera inesorabile nel corso dei prossimi secoli: i cambiamenti registrati tra cento anni potrebbero dunque essere ancora in atto tra un millennio.

A rivelare le ultime sconfortanti novità sul clima è la rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, che ha da poco pubblicato una ricerca di Susan Solomon del National Oceanic and Atmospheric Administration’s Earth System Research Laboratory (Colorado – USA). Insieme ai suoi collaboratori, la ricercatrice ha utilizzato due tipologie di modelli matematici su scala secolare e millenaria per calcolare le possibili reazioni del clima nell’anno 3000. I risultati ottenuti sembrano essere a dir poco scoraggianti.

Il team ha rilevato come due processi climatici siano destinati a confrontarsi determinando un sostanziale mantenimento del picco di temperatura, previsto per la fine del secolo in corso, fino all’anno 3000. Il lento riassorbimento dell’anidride carbonica da parte degli oceani tende infatti ad attenuare il surriscaldamento globale, ma l’altrettanto lento assorbimento del calore atmosferico da parte degli oceani tende invece a compensare la perdita di anidride carbonica nell’atmosfera. I due processi sembrano dunque destinati a mantenere un equilibrio deleterio per il Pianeta, che potrebbe mantenere così gli 1,5 – 4 °C in più previsti per la fine del secolo fino all’anno 3000. Leggi tutto “Surriscaldamento globale millenario”

Lo scioglimento dell’Artico continua, senza tregua

Un canyon di ghiaccio causato dal progressivo discioglimento in Groenlandia
Canyon di ghiaccio causato dal progressivo discioglimento in Groenlandia

Notizie poco incoraggianti sul fronte del clima continuano a giungere dalla Groenlandia e dall’Artico. Lo scioglimento da record dei ghiacci dell’ultimo periodo e l’aumento del rilascio di gas metano da depositi un tempo congelati dalle coste della Siberia suggeriscono che numerosi cambiamenti stiano interessando come mai prima l’area dell’Artico.

Le ultime rilevazioni, presentate nel corso di un recente incontro dell’American Geophysical Union (San Francisco), hanno letteralmente sorpreso gli scienziati, che non si aspettavano cambiamenti così radicali nell’arco del breve periodo. Buona parte dell’area sudoccidentale della Groenlandia e parte dell’area settentrionale hanno fatto registrare nuovi record di scioglimento nel corso dell’estate del 2008. Secondo alcuni ricercatori la situazione sarebbe ormai critica anche in buona parte delle coste della Siberia, con numerosi cambiamenti osservati nel corso degli ultimi mesi.

Una spedizione guidata da Igor Semiletov, University of Alaska (USA), ha rilevato in centinaia di chilometri quadrati del fondale marino forti quantità di metano, che risalendo a galla dalle acque le fa sembrare in ebollizione. Le attuali concentrazioni di metano risultano essere 200 volte più alte rispetto alle misurazioni precedenti effettuate nel corso degli anni ’90. Secondo Semiletov, ciò dimostrerebbe che il discioglimento avrebbe aperto la strada a una enorme massa di metano presente al disotto della placca artica orientale della Siberia. Leggi tutto “Lo scioglimento dell’Artico continua, senza tregua”

Dovremo dire presto addio ai ghiacci del Polo Nord?

Non giungono buone notizie dalle gelide lande del Polo Nord. Secondo le ultime rilevazioni effettuate dai ricercatori, per la prima volta le acque del punto più settentrionale del Pianeta potrebbero essere in parte liberate dai ghiacci già nel corso di questa estate.

A rivelarlo è David Barber (University of Manitoba), che ai divulgatori del National Geographic ha fornito le prime informazioni sui dati raccolti a bordo della nave rompighiaccio canadese Amundsen. I primi rilievi ottenuti sul campo e le immagini ad alta risoluzione scattate via satellite mostrano come l’ammontare dei ghiacci perenni sia ulteriormente diminuito, lasciando il posto ai ghiacci stagionali più sottili ed estremamente esposti al disgelo estivo.
«Direi che il ghiaccio intorno al Polo Nord sia ormai vicino allo scioglimento, ed è molto probabile che il Polo sia libero dai ghiacci» ha dichiarato uno dei climatologi del Colorado Center for Astrodynamics Research (University of Colorado).

L’accelerazione subita nel disgelo e la costante diminuzione dei ghiacci sembra confermare i più recenti modelli matematici, che ipotizzano una progressiva emersione delle acque dai ghiacci a partire dal 2013 (per il giornale britannico The Independent l’attuale situazione sarebbe molto più critica del previsto). Ma il fenomeno sarebbe ormai già iniziato. La zona del Polo Nord è un’area particolarmente importante per testare gli effetti del cambiamento climatico mondiale. Sorvegliata attentamente dai ricercatori, potrebbe mostrare i primi drammatici effetti del surriscaldamento globale ormai a breve termine, lanciando un forte campanello d’allarme sui destini del Pianeta azzurro. Leggi tutto “Dovremo dire presto addio ai ghiacci del Polo Nord?”

Aumenta la produzione di Co2 sul nostro Pianeta

Un team internazionale di ricercatori ha svolto una recente analisi per verificare con quanta rapidità l’atmosfera terrestre sia in grado di assorbire l’anidride carbonica (CO2), il gas serra più diffuso in termini di volume – e le notizie non sono per niente buone.
La costante crescita delle economie mondiali emergenti sta causando un considerevole e inatteso aumento di CO2 nell’aria, ben oltre le previsioni maggiormente pessimistiche formulate negli ultimi anni.

Il clima globale terrestre si è surriscaldato nello scorso secolo, particolarmente nel corso degli ultimi 40 anni. Secondo il team di ricerca internazionale le responsabilità maggiori sarebbero da ricondurre all’attività umana, che negli ultimi decenni ha aumentato considerevolmente i livelli di CO2, ma anche di metano e altri fluorocarburi. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, le attività dell’uomo sarebbero la causa principale dell’attuale surriscaldamento globale.

Nel corso degli ultimi cinquanta anni, gli scienziati hanno monitorato con particolare attenzione i cambiamenti nell’atmosfera e sono stati in grado di realizzare complessi modelli matematici e computerizzati, utili per creare proiezioni su ciò che potrebbe accadere al pianeta con i correnti livelli di emissione di CO2. I dati raccolti negli ultimi anni hanno letteralmente shockato i ricercatori. Ciò che sta accadendo in questi ultimi anni nel mondo reale sta superando di gran lunga i modelli matematici maggiormente pessimistici.

Modello molecolare dell’anidride carbonica [photo credit: Wikipedia]Le sconcertanti conclusioni del team internazionale, composto da dieci ricercatori, sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
La concentrazione nell’atmosfera di particelle legate al carbone aumenta di circa 1,93 parti per milione all’anno, con un trend di crescita mai registrato prima da quando, nel 1959, gli scienziati iniziarono a registrare le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Negli anni ’80 il livello medio era pari a 1,58 parti per milione, negli anni ’90 era invece di 1,49 parti per milione.

“Le proiezioni sull’utilizzo energetico e le emissioni di CO2 degli scorsi anni non potevano certe tener conto della rapida crescita dell’economia di quest’ultimo decennio” ha dichiarato il prof. Gregg Marland, coautore della ricerca e ricercatore all’Oak Ridge National Laboratory (Tennessee – USA). “Nei prossimi anni il trend di crescita andrà monitorato con estrema precisione, così da poterne determinare future evoluzioni”.
Gli autori della ricerca invitano a non sottovalutare ancora una volta questi impressionanti dati. Non possiamo permetterci di temporeggiare ancora a lungo, la rimozione freudiana del problema non ha portato a nulla di buono finora… e potrebbe ormai essere troppo tardi.

Groenlandia: scioglimento record dei ghiacci

I ghiacciai presenti nell’entroterra della Groenlandia si stanno sciogliendo molto più rapidamente del previsto. È questa l’inquietante conclusione cui è giunto un team di ricercatori del Danish National Space Centre della Technical University of Denmark.

Un canyon di ghiaccio causato dal progressivo discioglimento in GroenlandiaOgni anno, nella parte sud-orientale della Groenlandia, i ghiacciai danno origine a una enorme massa di iceberg pari a un cubo di 6,5km³. Ciò comporta una sensibile diminuzione dei ghiacciai dell’entroterra, che non riescono a ripristinare le ingenti quantità di ghiaccio portate via dal rapido disgelo.
Al momento, i ghiacciai si stanno sciogliendo quattro volte più rapidamente rispetto dieci anni fa. “Con questi ritmi, l’acqua discioltasi durante il disgelo potrebbe causare un aumento del livello dei mari di almeno 60cm in buona parte del Pianeta” ha dichiarato il prof Abbas Khan, responsabile del progetto di ricerca sul disgelo in Groenlandia.

I risultati delle rilevazioni di Khan sono stati recentemente pubblicati sulla blasonata rivista scientifica Geophysical Research Letters.
Le misurazioni così accurate del disgelo sono state rese possibili da sofisticate stazioni di rilevamento GPS, dislocate in questi anni nei punti maggiormente critici e sensibili ai cambiamenti atmosferici dei ghiacciai della Groenlandia.
I dati raccolti dai sistemi GPS hanno dimostrato come i ghiacci sulle montagne sud-orientali si stiano ritirando molto rapidamente, causando l’assottigliamento dei ghiacciai dell’entroterra, che potrebbero perdere 100m di spessore all’anno.

La scoperta di Khan e del suo team dimostra quanto una zona così vitale per l’equilibrio termico dell’intero Pianeta come la Groenlandia sia estremamente sensibile ai cambiamenti climatici di questi ultimi anni.