I primi studi sui benefici apportati dalle diete ipocaloriche risalgono agli anni trenta del secolo scorso, quando i ricercatori scoprirono che la vita dei ratti poteva essere quasi raddoppiata riducendo la loro dieta. Ulteriori studi, svolti anche sui primati, mostrarono alcuni vantaggi legati alla riduzione delle calorie tale da indurre alcune ricerche anche sugli essere umani.
In questo caso, però, i risultati si rivelarono contrastanti. I soggetti con regimi alimentari ipocalorici generalmente hanno una pressione sanguigna e un livello di zuccheri più bassi rispetto agli individui con una normale dieta. Tuttavia, lo scarso numero di studi condotti fino ad ora non ha mai consentito di comprendere quanto una dieta ipocalorica possa davvero apportare benefici all’organismo delle persone molto anziane, né tanto meno di comprendere i vantaggi dal punto di vista delle prestazioni cognitive.
Partendo da questo presupposto, Agnes Flöele e un gruppo di ricercatori della Università di Münster (Germania) hanno deciso di approfondire i risvolti delle diete ipocaloriche sulle capacità cognitive degli anziani. Il team di ricerca ha così assoldato 50 volontari con una età media intorno ai 60 anni e un indice di massa corporea medio pari a 28 (lieve sovrappeso). I ricercatori hanno poi suddiviso a caso i partecipanti all’esperimento in tre gruppi distinti: a 20 persone è stato richiesto di ridurre del 30% il loro apporto calorico giornaliero, mantenendo però il giusto equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi; ad altri 20 individui è stato invece richiesto di mantenere un normale apporto calorico, integrando però la loro dieta con grassi monoinsaturi, come quelli presenti nel salmone o nell’olio di oliva; infine, agli ultimi 10 volontari è stato richiesto di non modificare in nessun aspetto la loro dieta.
I risultati di questa interessante ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, e forniscono una prima importante evidenza sugli influssi della dieta sulle capacità di memorizzazione degli over 60. I ricercatori condurrano ora ulteriori studi per comprendere quali meccanismi cognitivi vengano stimolati da una dieta ipocalirca in una fascia di età in cui la memoria inizia, talvolta, a giocare brutti scherzi.
Secondo alcuni ricercatori che non hanno partecipato allo studio, il miglioramento nelle capacità cognitive potrebbe essere dovuto alle migliori condizioni fisiche, apportate grazie al mutamento del regime alimentare, e dunque essere solo indirettamente collegato al regime ipocalorico. Anche se non se ne rendono conto, le persone sovrappeso hanno spesso difficoltà a riposare in maniera corretta, e il sonno ritrovato grazie al dimagrimento potrebbe dunque costituire un’ottima molla per avere una mente più elastica e affidabile. Insomma, il motto mens sana in corpore sano sempra essere duro a morire…