Alcune sostanze chimiche, che riproducono i medesimi effetti benefici di una molecola presente nel vino rosso, potrebbero costituire le basi per una nuova generazione di farmaci per la cura del diabete.
Un gruppo di ricercatori ha però scoperto alcuni composti chimici che imitano l’azione del resveratrolo anche a dosi molto più contenute. Queste nuove molecole si sono dimostrate estremamente efficaci nel trattare il diabete di tipo 2 (familiare non autoimmune) nei test di laboratorio, e potrebbero essere utilizzate presto anche nell’uomo.
Il segreto del resveratrolo è l’incredibile capacità della molecola di attivare una specifica proteina (SIRT1) in grado di condizionare il metabolismo. Partendo da questo presupposto, il team di ricercatori guidato da Christoph Westphal (Sirtris Pharmaceuticals – Massachussetts, USA) è andato alla ricerca di altre molecole in grado di stimolare la produzione della SIRT1. Dopo aver analizzato quasi mezzo milione di composti chimici, il gruppo di ricerca è riuscito ad isolare una molecola, SRT1720, mille volte superiore rispetto al resveratrolo.
I risultati della ricerca, pubblicata recentemente sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, confermano l’importanza della scoperta di Westphal e dei suoi collaboratori. Nei test di laboratorio condotti sui roditori, la nuova molecola si è dimostrata estremamente efficace nel ristabilire i corretti livelli di insulina e ridurre la quantità di zucchero nella circolazione sanguigna. Il tutto a una velocità fino a cinque volte superiore rispetto ai tempi registrati con il resveratrolo.
Considerati i risultati incoraggianti ottenuti in laboratorio, nei primi mesi del 2008 inizieranno i primi test sugli esseri umani per la creazione di un nuovo farmaco contro il diabete. Solo registrando reazioni ed eventuali effetti collaterali sull’uomo, i ricercatori saranno in grado di capire l’effettiva sicurezza ed efficacia del nuovo principio attivo ottenuto grazie alla molecola SRT1720. Il passaggio da roditore a essere umano non è, infatti, mai scontato e potrebbe riservare qualche inaspettata sorpresa. Westphal e i suoi ricercatori sono comunque ottimisti e continuano a lavorare alacremente al loro progetto, fiduciosi nel verdetto finale dei trial clinici.