La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Science, è il risultato della più grande catalogazione mai realizzata per studiare il ruolo dei microbi marini nella produzione di anidride carbonica, azoto e zolfo.
Le approfondite ricerche sul fondale marino e alle pendici di un vulcano sottomarino hanno consentito il ritrovamento di oltre 3.000 tipi di archei e 37.000 batteri. “Molti di questi microbi non erano mai stati scoperti, alcuni sono talmente differenti dai tradizionali batteri da non poter essere facilmente catalogati” ha dichiarato la responsabile del progetto Julie Huber.
Per comprendere pienamente le dinamiche di cresciuta e sviluppo di queste sterminate colonie di microbi, i ricercatori dovranno mappare meticolosamente il DNA dei batteri identificati nelle profondità oceaniche, distinguendo le mutazioni delle specie già note da quegli esemplari ancora sconosciuti e quindi mai catalogati.
La ricerca ha infatti dimostrato come questi nuovi microbi oceanici siano in grado di adattarsi perfettamente all’ambiente che li circonda, differenziandosi a seconda delle profondità in cui vivono e proliferano. Lo studio di queste particolari abilità potrà aiutare gli scienziati nell’analisi dei cambiamenti degli ecosistemi indotti dai fenomeni naturali, o legati all’attività dell’uomo.