Dakota, questo il soprannome attribuito al dinosauro, era in grado di correre a una velocità di 15 chilometri all’ora in più rispetto al suo nemico ed era dotato di una pelle molto particolare, in grado di mimetizzarsi perfettamente con la vegetazione. I paleontologi che hanno effettuato la scoperta sono rimasti letteralmente sorpresi dal livello di conservazione del dinosauro. Evento più unico che raro, i resti del lucertolone si sono come mummificati, preservando così non solo le ossa, ma anche la pelle e numerosi tessuti molli. «È qualcosa di meraviglioso potersi avvicinare e osservare la pelle che lo riveste. Questa non è una semplice “impronta” della pelle, è tessuto fossilizzato. C’è un’enorme differenza tra le due cose» ha dichiarato entusiasta Phil Manning, paleontologo alla Manchester University, che ha condotto le ricerche.
Generalmente i tessuti molli e la pelle non fanno parte dei ritrovamenti fossili, sono parti ricche di acqua che tendono a degenerare molto rapidamente senza lasciare praticamente traccia. In questo caso specifico, invece, una fortunata combinazione chimica degli elementi costituenti il fango che ricoprì il cadavere del dinosauro rallentò la decomposizione dei tessuti, consentendone la fossilizzazione.
Grazie alle prime misurazioni effettuate sui resti fossili, i paleontologi sono riusciti a stabilire con maggiore precisione le caratteristiche di questo tipo di dinosauro. A differenza di quanto si fosse precedentemente immaginato, gli esemplari di Edmontosauro erano estremamente veloci: con i loro 45 km all’ora erano in gradi di correre molto più rapidamente del temibile Tyrannosaurus Rex.
Ma la scoperta più sorprendente non riguarda tanto la velocità di questo dinosauro, quanto le informazioni anatomiche fornite dai suoi tessuti fossilizzati, che potrebbero cambiare radicalmente la nostra visione di questi giganti del passato.
Analizzando i resti di Dakota, i paleontologi hanno scoperto che le vertebre di questi mastodonti erano separate da almeno un centimetro di tessuto. Le dimensioni degli esemplari riprodotti nei musei di tutto il mondo sarebbero dunque sottostimate: un dinosauro con 200 vertebre sarebbe lungo due metri in più rispetto alla ricostruzione effettuata con i tradizionali canoni finora utilizzati dai paleontologi. Una differenza di non poco conto. [fonte principale: Guardian]