Nell’infinitamente piccolo di un granello di polvere potrebbero risiedere i segreti dell’infinitamente grande del Cosmo.
Fino ad ora la polvere di stelle aveva sempre costituito una fastidiosa seccatura per gli astronomi poiché rendeva inaccessibili alle potenti lenti dei telescopi le galassie più remote, assorbendo le radiazioni emesse dai corpi stellari. Recenti studi hanno invece dimostrato che un’analisi accurata della polvere stellare potrebbe portare a nuove conoscenze sul Cosmo. Quando assorbe l’energia dalle stelle, infatti, questa polvere cosmica emette una vasta gamma di radiazioni. Grazie all’aiuto di nuove e sofisticate strumentazioni, gli astrofisici potrebbero capire cosa si nasconda al di là dei densi strati di polvere stellare.
Specifiche simulazioni al computer consentono, inoltre, di ricostruire con un’approssimazione accettabile la struttura delle galassie nascoste dalla polvere cosmica, anche quando è impossibile effettuare un’osservazione diretta dei corpi celesti. Il segreto risiede nel comportamento della polvere cosmica, che agisce come uno schermo su cui sono riprodotte le radiazioni emesse dalle stelle che nasconde.
Il lavoro del nuovo satellite dell’ESA aiuterà gli astronomi a comprendere con maggior precisione il ruolo rivestito dalla polvere cosmica nella formazione delle stelle. Un legame tra le polveri e i gas di cui le stelle sono costituite è già stato dimostrato, ma le relazioni intime che portano alla creazione di una stella restano ancora ignote e da indagare con particolare attenzione.
Il team di ricerca sulla polvere cosmica è un vero fiore all’occhiello per l’astrofisica europea e l’ESA che, dopo alcuni anni difficili, si sta finalmente ritagliando uno spazio più autonomo accanto ai grandi competitori d’oltreoceano.