L’aggiunta di detersivo indebolisce le forze intramolecolari e riduce la tensione superficiale, rendendo l’acqua “più liquida” e in grado di bagnare meglio gli oggetti. Durante il lavaggio, l’acqua miscelata al detersivo penetra con maggiore facilità nelle fibre dei tessuti e aiuta a eliminare più efficacemente le tracce di sporcizia e di grasso.
Uno dei principi attivi più diffusi nei detersivi, non a base di sapone, è un derivato del petrolio: l’alchilbenzene. Possiamo immaginare le molecole del detersivo come dei piccoli girini, dotati quindi di testa e coda. La testa viene attratta dalle molecole d’acqua (è cioè idrofila), queste sono infatti caricate positivamente mentre il capo dei “girini” possiede una carica negativa. La coda, invece, ha la medesima carica dell’acqua ed è quindi respinta (è idrofoba).
Quando un tessuto sporco viene immerso in una soluzione di detersivo e acqua, le code delle molecole si attaccano alla sporcizia grassa presente sulle fibre grazie alle loro caratteristiche chimiche simili. Questi “girini” riescono a farsi strada molto efficacemente tra i tessuti, cingendo con le loro code le molecole di sporcizia. Attirate dall’acqua, le teste idrofile trascinano con sé le particelle di sporco e grasso attaccate alle loro code e, essendo più leggere, si portano in superficie. Il movimento rotatorio del cestello della lavatrice favorisce il fenomeno, miscelando in continuazione i tessuti con i “girini” addetti alla pulizia.
Generalmente un detersivo è formato da almeno una decina di principi attivi, particolari sostanze in grado di detergere efficacemente i tessuti. I detersivi biologici contengono invece enzimi, derivati dalle piante e dagli animali. Durante il lavaggio, gli enzimi agiscono come catalizzatori, o attivatori chimici, aggredendo e scomponendo le macchie di sostanze proteiche come sangue, sugo, olio, sudore. In parole più semplici, possiamo dire che gli enzimi scompongono le proteine che – disgregate – abbandonano più facilmente i tessuti su cui hanno attecchito.