Da tempo gli scienziati erano a conoscenza del fatto che le stelle di mare adulte fossero in grado di clonarsi: per riprodursi, questi invertebrati marini “spezzano” una parte di loro stessi per proteggere il successivo stadio larvale. Ma solo cinque anni fa, i ricercatori hanno scoperto come anche le larve di altre specie di invertebrati, come i ricci di mare, i cocomeri di mare e gli stessi Dollari di sabbia, siano in grado di sfruttare il medesimo stratagemma per riprodursi.
Quando le larve di queste specie si ritrovano in un ambiente marino con una temperatura ideale per la crescita, o in un’area ricca di cibo, iniziano il processo di clonazione, creando veri e propri battaglioni di gemelli identici all’essere vivente originale. Dopo anni di studio, gli esperti di vita marina Dawn Vaughn e Richard Strathmann, della University of Washington (USA), hanno scoperto che i Dollari di sabbia applicano il medesimo stratagemma non solo per riprodursi, ma anche in particolari condizioni in cui diventa necessario nascondersi agli occhi dei predatori.
Per svolgere il processo di clonazione e scissione sono comunque necessarie alcune ore, la strategia non offrirebbe dunque una protezione immediata. Tuttavia, le larve riescono a identificare la presenza di muco nell’acqua anche quando esso si presenta con una concentrazione estremamente bassa. Attivando immediatamente il processo di clonazione, questi microorganismi avrebbero buoni margini di tempo per diventare “invisibili” prima dell’arrivo dei predatori.
L’interessante ricerca condotta da Strathmann e Vaughn è stata pubblicata sull’odierno numero della rivista scientifica Science. Ai due ricercatori spetterà ora il difficile compito di osservare il medesimo fenomeno indotto in laboratorio anche in mare aperto, in un ambiente in cui le variabili sono naturalmente molto alte.
La clonazione non è, inoltre, un processo che porta solamente benefici per i Dollari di sabbia. Le larve di dimensioni ridotte sono maggiormente vulnerabili nei confronti dei tanti “nemici” dei fondali marini, come alcune specie di minuscoli crostacei che non avrebbero alcuna possibilità di ingurgitare una larva intera, mentre potrebbero benissimo cibarsi di una dimezzata. Il bilancio rischi/benefici indurrebbe comunque le larve a clonarsi e scindersi per conquistare l’anonimato e lasciare i loro predatori a bocca asciutta… Anzi, con l’acqua in bocca.