SuperQuark, cenerentola del servizio pubblico

Con la puntata andata in onda su RaiUno ieri sera, si è conclusa l’edizione 2009 del programma televisivo SuperQuark condotto e curato da Piero Angela. Per l’ennesima volta, l’unica trasmissione di divulgazione scientifica in prima serata del canale principale del servizio pubblico è stata relegata nel palinsesto estivo, periodo dell’anno in cui la media degli spettatori e degli investimenti pubblicitari cala considerevolmente. Una riserva indiana nella quale i dirigenti Rai provano a ripulirsi un poco la coscienza, dopo mesi di assenza di adeguati spazi per la divulgazione della scienza.

Nonostante l’infelice collocazione, SuperQuark ha fatto registrare ancora una volta ottima risultati, dimostrando di avere tutte le potenzialità per tornare nel palinsesto della stagione televisiva “alta” (tra autunno e primavera) e rendere il servizio pubblico nuovamente degno di questo nome, per lo meno sul fronte divulgativo. Così è del resto stato per anni, prima che la Rai abdicasse totalmente alle logiche della televisione puramente commerciale. SuperQuark un tempo andava in onda nel periodo invernale, generalmente al giovedì o al venerdì sera, raccogliendo medie molto alte di telespettatori. Dopo una breve pausa primaverile, la trasmissione tornava anche in estate in una versione “light” con il titolo Quark Speciale principalmente dedicata ai documentari naturalistici.

All’epoca diversi milioni di spettatori dimostravano di essere interessati alla scienza, contraddicendo il solito luogo comune secondo il quale in televisione la divulgazione non funziona. SuperQuark ha sempre funzionato grazie ai suoi toni pacati,  lontani dal sensazionalismo e dalla ricerca a tutti i costi di un mistero o di un enigma per affascinare strumentalmente lo spettatore.

Il lavoro della redazione del programma è inoltre prezioso e costituisce un unicum a livello europeo. Fatta eccezione per il tradizionale documentario naturalistico, tutti i servizi sono prodotti dagli autori del programma e danno spesso spazio non solo ai centri di ricerca stranieri, ma anche alle scoperte messe in campo dai tanti ricercatori italiani.

Questi sono solo alcuni dei tanti motivi per i quali spiace vedere una trasmissione autorevole e ben realizzata come SuperQuark relegata  nel periodo dell’anno meno felice per la televisione. A perderci non è solo la Rai, che potrebbe sfruttare molto meglio gli spazi e gli investimenti pubblicitari del programma, ma anche tutti quegli spettatori che per ragioni culturali, di estrazione sociale o banalmente di tempo riescono raramente a seguire le ultime novità che orbitano intorno alla scienza.

Il programma di Piero Angela dovrebbe essere un fiore all’occhiello del servizio pubblico, non una semplice pecetta per nascondere le vergogne.