«Il recupero dell’abilità visiva avviene nel tempo di una sola generazione poiché i gruppi di questi pesci che vivono in differenti cavità sono ciechi per motivi altrettanto differenti tra loro» ha dichiarato Richard Borowsky, che ha recentemente pubblicato i risultati della propria ricerca sulla rivista scientifica Cell Press. Il suo gruppo di ricercatori ha isolato una ventina di popolazioni diverse di questi pesci ciechi al largo delle coste del Messico nord-orientale.
Secondo gli studi condotti da Borowsky, ogni macrogruppo di pesci ha perso la vista con mutazioni genetiche differenti, dando luogo a una considerevole differenziazione a livello del loro genoma.
Semplificando molto, ciò significa che singoli gruppi di pesci posseggono geni differenti con le istruzioni per sviluppare la cecità. Incrociando pesci appartenenti a gruppi diversi, i geni responsabili della cecità di un gruppo vengono contrastati da quelli “normali” dell’altro gruppo e viceversa. Grazie a questa inibizione reciproca di alcuni fattori genetici, una percentuale di pesci nasce con il dono della vista.
Il risultato ottenuto non è solamente importante per i pesci ciechi della famiglia Amblyopsidae, ma per la ricerca sul DNA tout court. Lo studio dimostra, infatti, come l’evoluzione possa portare a precise trasformazioni (come l’eliminazione della vista, inutile per una vita perennemente al buio) procedendo con mutazioni genetiche estremamente differenti all’interno della medesima specie. Un risultato tutt’altro che scontato. [fonte principale: Cell Press]