L’ebook degli astronomi

viteast

Amedeo Balbi, ricercatore universitario e autore del blog di divulgazione scientifica Keplero, offre agli appassionati di astronomia un ottimo regalo per le festività di quest’anno.

Dopo aver raccontato sul suo blog la vita di numerosi astronomi, Amedeo ha pensato bene di raccogliere le mini-biografie in un pratico libro in formato elettronico. L’ebook può essere scaricato liberamente a patto di osservare le immancabili regole previste dalla licenza Creative Commons.

Con uno stile divulgativo fresco e piacevole, l’autore del blog Keplero racconta le vicende e le curiosità che caratterizzarono le vite degli uomini di scienza e degli astronomi Tycho Brahe (Ticone), Keplero, Galileo Galilei, Isaac Newton, James Bradley, William Herschel, Henrietta Leavitt, Edwin Hubble, Georges Lemaître e Fred Hoyle. Un pratico prontuario che non è certo un punto di arrivo per conoscere la vita di questi grandi protagonisti dell’astronomia, ma semmai un ottimo punto di partenza per andare alla ricerca di maggior informazioni sulle storie umane alle spalle delle grandi scoperte che hanno sensibilmente mutato il nostro modo di confrontarci con la vola celeste.

Wildwatching, ricordando Isabella Lattes Coifmann

Coifmannwildwatching

«Se l’uomo è mortale, la colpa è del camaleonte. Racconta un’antica leggenda africana che i primi uomini mandarono due messaggeri al dio Somandhla. Erano Nwabu, il camaleonte, e Ntuli la lucertola. Avevano un incarico preciso. Nwabu andava a chiedere che l’uomo diventasse immortale. Ntuli doveva chiedere esattamente il contrario, che la vita umana non fosse illimitata, per lasciare spazio alle nuove generazioni. Il caso volle che il camaleonte si attardasse troppo lungo la strada e la lucertola giungesse per prima. Somandhla esaudì il suo desiderio. E così l’uomo divenne immortale.»

Gli amanti della scienza e degli animali sono orfani ormai da un anno della grande sapienza divulgativa di Isabella Lattes Coifmann, madre della divulgazione scientifica al femminile per eccellenza. Nata a Milano nel 1912 da genitori immigrati dalla Russia, Isabella Lattes Coifmann si laurea in Scienze Naturali all’Università di Napoli, da cui viene estromessa nel 1938 in seguito all’emanazione, da parte del regime fascista, delle leggi razziali. La giovane laureata inizia, sotto diversi pseudonimi, un’intensa collaborazione con la rivista scientifica Sapere della Hoepli.
Nei difficili anni della Seconda guerra mondiale, Coifmann si improvvisa maestra per insegnare ai bambini ebrei a leggere e scrivere. Autrice di numerosi saggi e pubblicazioni scientifiche, al termine del conflitto intraprende con convinzione la carriera giornalistica per comunicare i suoi primi pionieristici studi di etologia. Dall’aprile del 1963 al settembre del 1982 collabora con il giornale Il Mattino di Napoli, firmando più di quattrocento articoli di scienza e natura. Amata dal grande pubblico per il suo stile limpido e costantemente pervaso da una sottile ironia, nel 1981 approda sulle pagine di Tuttoscienze, ove firma il primo articolo in concomitanza con la nascita dell’inserto scientifico.

Con uno stile unico, autorevole e al tempo stesso divertito, questa amica degli animali raccontava abitudini e comportamenti del regno animale, dimostrando un’incredibile sensibilità per i piccoli dettagli. Per chi non vuole dimenticare la prosa avvincente dei suoi reportage, o per chi non ha mai avuto la fortuna di incontrare i racconti di Isabella Lattes Coifmann, consiglio il bel libro WildwatchingI miei viaggi tra gli animali. Il volumetto raccoglie un’attenta selezione dei quaderni di viaggio della grande etologa, in un itinerario ragionato che dalla calda terra d’Africa ci porta alle fresche brezze delle Galapagos, passando per l’insospettabile fauna di una metropoli come San Francisco.
Il libro non offre solo l’opportunità per imparare qualcosa di più sull’incredibile complessità dei comportamenti animali, ma anche la possibilità di conoscere meglio l’affascinante personalità della Coifmann. Donna forte e decisa, testarda a sufficienza da partire da sola per il caldissimo e umido Borneo, e pronta a compiere estenuanti scarpinate nella jungla per osservare in prima persona il comportamento dei primati.
Isabella Lattes Coifmann era una vera inviata speciale della natura, estremamente colta e sempre disponibile a condividere le proprie conoscenze con tutti coloro che fossero interessati ad ascoltarla, o leggerla. Una vera scienziata dell’affabulazione.

«Voliamo su una natura così fantastica che sembra appartenere a un altro pianeta. Montagne squadrate e brulle sulla cui cima par di vedere castelli turriti, cattedrali e minareti. Ma è solo un’illusione ottica. Qui non c’è nulla creato dalla mano dell’uomo, tranne il sentiero scosceso che attraverso mille tortuose giravolte porta a Supai, il pittoresco villaggio dove vive ancora oggi una tribù di indiani Havasupai, che fa parte ormai del folklore locale.
Ogni tanto, tra quelle strane forme montuose dalle pareti stratificate, che sembrano tagliate con l’accetta, riarse e senza vita, si apre una parentesi di azzurro, un laghetto, uno specchio d’acqua. E poi appare e scompare, come se giocasse a nascondino, il nastro serpeggiante del Colorado, l’artefice di tanta meraviglia, che scorre giù giù in fondo a una gola profonda.»

[pubblicato per la prima volta da anecòico su CattivaMaestra.it]

Il Mondo senza di noi

Pianetazzurro Additato come il primo responsabile dei profondi cambiamenti climatici che iniziano a verificarsi nel nostro Pianeta, il genere umano non gode di moltissima stima nella biosfera. Ma cosa accadrebbe se di colpo gli oltre sei miliardi di esseri umani che popolano la Terra scomparissero improvvisamente? Come reagirebbe il Pianeta Azzurro, e cosa resterebbe a testimoniare le nostre esistenze?
Il pluripremiato giornalista americano Alan Weisman ha cercato di rispondere a queste domande, compiendo una piccola rivoluzione copernicana nello studio dei cambiamenti planetari: capire cosa ne sarebbe della Terra se di colpo noi tutti smettessimo di aggredirne le risorse. La sua approfondita e documentata ricerca è confluita in The World Without Us (Il Mondo senza di noi), libro fresco di pubblicazione negli States, in cui Weisman ipotizza in una metodica linea del tempo, l’evoluzione della Terra senza il genere umano.
Ecco la sua corsa nel tempo dall’oggi a un futuro di cinque miliardi di anni.

2 giorni dalla scomparsa del genere umano
Primo effetto, banale ma non così scontato, la metropolitana di New York sarebbe invasa dall’Oceano a causa del mancato pompaggio delle acque.

7 giorni
A causa del mancato rifornimento di carburante, la maggior parte dei generatori di emergenza delle centrali nucleari si arresterebbe, causando la fusione del nocciolo nei reattori.

1 anno
In tutto il mondo un miliardo di uccelli, uccisi ogni anno, sopravvivrebbe grazie al mancato funzionamento delle luci nei grattacieli, dei ripetitori, delle pale per l’energia eolica e dei cavi dell’alta tensione.
Molte specie animali inizierebbero a ripopolare i siti ove si erano verificate le esplosioni delle centrali nucleari.

3 anni
La mancata manutenzione delle tubature del gas porterebbe a violente esplosioni nelle città, con considerevoli conseguenze sulla stabilità degli edifici. Nelle zone climatiche più fredde, l’acqua congelerebbe dilaniando le tubature che la contenevano. Non potendo contare su caldi rifugi in cui passare l’inverno, persino gli scarafaggi sarebbero costretti a traslocare…

20 anni
Abbandonato alle forze della Natura, il canale di Panama scomparirebbe completamente, riunificando dopo decenni le due Americhe. Intanto, nelle metropoli devastate per anni da incendi, inondazioni ed esplosioni, la vegetazione inizierebbe ad invadere e colonizzare ciò che l’uomo aveva creato.

Un secolo
Il mancato commercio di avorio consentirebbe all’intera popolazione di elefanti del globo di aumentare di almeno 20 volte.
Le specie di piccoli predatori come volpi, donnole, orsetti lavatori e tassi verrebbero sterminate dai discendenti di animali molto combattivi allevati fino a un secolo prima dall’uomo: i gatti domestici.

Acceleriamo e compiamo un balzo di…

Cinque millenni
Tutte le infrastrutture create dall’uomo sarebbero ormai completamente distrutte, compresi i ponti e gli edifici in acciaio più resistenti. Tra i pochi reperti della nostra civiltà l’unico in grado di sopravvivere potrebbe essere il Tunnel sotto la Manica.

100.000 anni
I livelli di anidride carbonica si riporterebbero sui valori esistenti prima della comparsa dell’Uomo sul pianeta.

10 milioni di anni
Qualcosa a testimonianza della nostra esistenza sopravvivrebbe ancora: alcune parti dei monumenti in bronzo che oggi ornano le nostre città.

Tra i 4 e i 5 miliardi di anni
La Terra inizierebbe a soffrire la progressiva espansione della stella che un tempo le aveva dato la vita: il Sole. Intorno ai 5 miliardi di anni per il nostro Pianeta sarebbe la fine, completamente bruciato e inglobato dall’incredibile energia sprigionata dal Sole, alle prese con le sue ultime drammatiche fasi di vita.

Secondo gli scienziati consultati da Weisman una sola cosa creata dall’uomo potrebbe sopravvivere a tutto questo: le onde radio. Quotidianamente emesse per le nostre comunicazioni, le onde radio continuano per miliardi di anni luce il loro cammino verso l’ignoto, portando con sé la testimonianza della nostra esistenza.
Chissà, magari quando la Terra sarà ormai un ricordo, qualcuno lassù capterà un semplice messaggio: “13 ottobre 2007, continua l’allarme per il surriscaldamento globale. Occorre agire subito…”

[pubblicato per la prima volta da me su CattivaMaestra]