Al fuoco! Niente paura, siamo scimpanzé

Nel 2006 la ricercatrice Jill Pruetz stava osservando un gruppo di scimpanzé nei pressi del villaggio di Fongoli, Senegal, quando fu sorpresa da un incendio. Invece di fuggire, l’esperta di primati decise di osservare il comportamento degli scimpanzé e le strategie adottate per affrontare il pericoloso problema. A differenza di numerosi altri animali, che solitamente fuggono disordinatamente perché spaventati dalle fiamme, i primati si dimostrarono molto calmi e in grado di predire l’evoluzione della situazione e dell’incendio, abbandonando ordinatamente  l’area interessata dal fenomeno.

Secondo la ricercatrice, tale comportamento potrebbe suggerire nuovi spunti per comprendere i primi stadi della nostra evoluzione che ci portarono a conoscere e controllare il fuoco. Tale capacità, ricorda Jill Pruetz (Iowa State University, Des Moines – USA), viene acquisita attraverso tre passaggi fondamentali: concettualizzare il fuoco, imparare ad accenderlo e a controllarlo. Buona parte degli animali non completa nemmeno il primo passaggio e reagisce seguendo il proprio istinto, fuggendo dal possibile pericolo. Leggi tutto “Al fuoco! Niente paura, siamo scimpanzé”

La lebbra è più vecchia del previsto

I segni della lebbra sullo scheletro ritrovato in India (credit: Gwen Robbins et al., PLoS ONE)
I segni della lebbra sullo scheletro ritrovato in India (credit: Gwen Robbins et al., PLoS ONE)

La lebbra affligge l’umanità da molto più tempo di quanto non si pensasse. A rivelarlo è un gruppo di ricercatori, che ha da poco scoperto in India uno scheletro risalente a circa 4.000 anni fa con evidenti tracce lasciate dalla terribile patologia. Il nuovo ritrovamento riporta indietro di circa 1500 anni le origini della malattia e fornisce nuovi elementi per comprendere come la lebbra si sia diffusa su scala globale.

Fino a oggi, le testimonianze più remote nel tempo della malattia erano state ritrovate in alcuni testi nel sud dell’Asia risalenti al VI secolo prima dell’era volgare, dove venivano descritte le disabilità solitamente causate dalla patologia. In maniera più ambigua, anche nei Veda, gli antichi testi sacri dell’induismo databili intorno a due millenni prima dell’era volgare, si faceva cenno a una malattia simile alla lebbra. Infine, in Egitto fu ritrovato lo scheletro con i segni della lebbra più antico finora conosciuto, risalente al II secolo prima dell’era volgare. Tracce inequivocabili, poiché la lebbra attacca sì la pelle e le terminazioni nervose più periferiche, ma nei casi più gravi può anche diffondersi fino al tessuto osseo. Leggi tutto “La lebbra è più vecchia del previsto”

I primi esseri umani non erano grandi arrampicatori, colpa delle caviglie

Scimpanzé (credit: Anne Fischer)
Scimpanzé (credit: Anne Fischer)

Benché discendessero dalle scimmie, sembra proprio che i primi esseri umani non fossero molto abili nell’arrampicarsi sugli alberi. A rivelarlo è un nuovo studio accademico, che potrebbe presto portare una parola definitiva su una diatriba che da tempo divide la comunità scientifica.

Secondo i ricercatori, gli scimpanzé e gli umani iniziarono a seguire strade evolutive distinte intorno ai 5 – 7 milioni di anni fa. Non si sa ancora molto su che cosa sia accaduto nel periodo che portò alla nascita dei primi ominidi: secondo parte della comunità scientifica i primi esemplari del genere umano vivevano principalmente sugli alberi, sfruttando la particolare conformazione delle loro dita per arrampicarsi facilmente sui rami, mentre per altri studiosi il fisico dei nostri lontani antenati era ormai differenziato dalle scimmie e dunque consentiva già una vita prevalentemente a terra. Leggi tutto “I primi esseri umani non erano grandi arrampicatori, colpa delle caviglie”

Il mais era utilizzato dai coltivatori già 9000 anni fa

maisQuello tra mais e genere umano è un rapporto di lunga data. Un gruppo di ricercatori ha da poco scoperto le tracce più antiche finora conosciute del cereale, risalenti a circa 9.000 anni fa, in un’area del Messico. Il ritrovamento è molto importante, poiché sembra dimostrare come i primi coltivatori se ne cibassero invece di ottenere solamente alcune bevande alcoliche come finora ipotizzato.

I passaggi che portarono all’adozione della coltivazione del mais costituiscono da tempo un enigma per gli antropologi. Fino a ora molti ricercatori avevano ipotizzato una lontana parentela tra il teosinte (una pianta selvatica che cresce in alcune aree del Messico) e il mais senza però trovare prove sufficienti per dimostrare la loro ipotesi. Nel 2002, un gruppo di ricerca riuscì infine a trovare una prova inconfutabile analizzando il patrimonio genetico delle due piante e giungendo alla conclusione che il mais è un parente del teosinte. Leggi tutto “Il mais era utilizzato dai coltivatori già 9000 anni fa”

Anche i nativi del Nord America impazzivano per la cioccolata

Chaco canyon
Chaco canyon

Anche in Nord America, circa mille anni fa, non si disdegnava una bella tazza di cioccolata. L’importante scoperta, destinata ad vere numerose ripercussioni sulle nostre conoscenze legate alle popolazioni native d’America, è stata realizzata osservando del vasellame rinvenuto nel Nuovo Messico e risalente a un millennio fa. I piccoli vasetti erano, infatti, utilizzati come recipienti per contenere una bevanda a base di cacao, una vera e propria prelibatezza, molto preziosa e probabilmente utilizzata nel corso dei rituali più importanti dai nativi.

Tra il IX e il XII secolo e.V., l’area del Chaco Canyon nel nordovest del Nuovo Messico era densamente popolata. In particolar modo, la zona corrispondente all’attuale Pueblo Bonito ospitava uno dei principali accampamenti, popolato da circa 1000 Anasazi, un popolo nativo del Nord America. Per oltre otto anni, l’archeologa Patricia Crown della University of New Mexico ha studiato il vasellame ritrovato nell’area di Chaco, cercando di capire a che cosa facessero riferimento le decorazioni sui piccoli recipienti di ceramica, decorati per l’appunto con particolari linee geometriche.

La curiosità intorno a questi piccoli vasi era dettata dalla presenza di contenitori con simili decorazioni presso le popolazioni del Centro America, che utilizzavano quel tipo di vasellame per bervi una bevanda a base di cacao durante alcuni rituali.  La ricetta era molto differente dall’attuale e comprendeva tra gli ingredienti: fave di cacao, mais, peperoncino e acqua. Leggi tutto “Anche i nativi del Nord America impazzivano per la cioccolata”

Scoperti alcuni segreti della matematica degli Aztechi

Gli Aztechi estesero il loro controllo su buona parte del Messico centrale alcuni secoli prima dell’arrivo degli spagnoli, avvenuto intorno al 1519. Ottimo conoscitore delle scienze matematiche, il popolo azteco ha prodotto la più grande quantità di scritti sulla matematica tra tutte le società precolombiane.

Due manoscritti, in particolare, hanno incuriosito per molto tempo gli studiosi. Essi contengono la minuziosa suddivisione di alcune aree terriere nella Valle del Messico attuata dagli antichi aztechi per il loro particolare sistema di tassazione. Analizzando il Codice Vergara, uno dei manoscritti, due ricercatrici sono riuscite nella difficile impresa di decodificare il metodo utilizzato dai notai della popolazione precolombiana per misurare la superficie dei campi.

Per giungere all’importante scoperta, le due studiose – una matematica e una geografa – sono partite da ciò che già si conosceva sulla matematica degli Aztechi. Questa antica popolazione utilizzava un sistema vigesimale, ovvero a base 20. Nell’aritmetica azteca, un punto equivaleva a 1, un trattino a 5 e così via con numerosi altri simboli utilizzati per rappresentare interi e multipli.
Il Codice Vergara, risalente al 1540, contiene alcuni disegni e numerose misure schematiche per ogni singolo campo. Grazie ad alcuni studi precedenti sul documento, era stato possibile rilevare come gli Aztechi padroneggiassero perfettamente il concetto di moltiplicazione e divisione, così come alcuni principi elementari di geometria. Leggi tutto “Scoperti alcuni segreti della matematica degli Aztechi”